The words

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POV Ethan.

Non posso farne a meno, la sua presenza si sta facendo sempre più intossicante ogni giorno che passa. Ho solo bisogno di stare con lei, parlarle, respirare il suo profumo. Le sono stato lontano così tanto tempo che la mia mente e il mio corpo si erano abituati alla sua assenza, me ne ero fatto una ragione. Ecco perché in tutti questi anni non l'ho chiamata e non ho tentato di cercarli a Londra, perché una parte di me sapeva che la disintossicazione che stavo seguendo non era solo per le droghe. Volevo lasciare che vivesse veramente, volevo che avesse i nostri ricordi più belli sempre in mente, non l'idea di me che urlavo ogni volta che provavo a dormire perché avevo il bisogno fisico di una siringa e della sua pelle contro al mia. In parte quindi sono felice che Forst sia stato così stronzo, perché nonostante la sofferenza almeno lei non ha più pensato a me come una vittima, ma come quello che la aveva ferito. Ora però è tutto cambiato. La situazione si è totalmente capovolta. Sono vittima. Vittima di Jennifer Ashton, come lo sono stato per tutti i giorni dopo il momento in cui mi ha baciato per la prima volta.

"Ethan...cosa stiamo facendo?"mormora lei facendomi girare la testa. In questo momento non ho alcuna voglia di pensare. Non mi interessa se dopo mi dirà che non vuole stare con me e che ha bisogno di tempo per capire quel "noi" che continua a sfuggirci.

"Dimmi di fermarmi...solo se lo vuoi veramente".

"Non lo voglio"mi risponde subito alzando lo sguardo alle mie labbra.
Io continua a tenere le mani tra i suoi capelli.

"Ma non possiamo...".

"Perché?!"le chiedo scuotendo il capo.

"Perché tutto questo mi uccide"esclama chiudendo gli occhi e lasciando cadere le lacrime che le rendevano l'azzurro delle iridi ancora più intenso.

Lascio un sospiro mozzato quando la sento singhiozzare. Ecco come siamo messi. Ridotti a rincorrerci senza mai afferrarci.

"Non possiamo semplicemente buttarci a capofitto...ho bisogno di parlare e capire cosa...".

"Ho parlato per cinque anni con un cazzo di terapista,Jennifer".

"Ma non hai mai parlato con me"mi risponde lei scuotendo il capo con tono deluso. Ed ecco in altra pallottola nel mio cuore già poco stabile.

"Emily...".

"Dimentica Emily!"la fermo scuotendo il capo.
Eppure continua a tenere gli occhi oltre il mio viso. E quindi a quel punto capisco.

"Ethan?"sento sussurrare dietro di me. Chiudo gli occhi cercando di risvegliarmi da questo incubo.
Lentamente mi volto e la trovo davanti a me, appena oltre la porta ancora aperta. Sento Jennifer allontanarsi di qualche passo.

"Ero venuta perché avevi dimenticato il fiore per la giacca"dice Emily senza guardarmi in viso. Deglutisco a fatica e mentre cammino verso di lei cerco di trovare le parole.

"Sei pronto per andare a casa?"mi chiede lei facendomi spalancare leggermente le labbra. Questa è la sua domanda? Nessun litigio? Nessuna scenata di gelosia?
Vedo Jennifer di in un angolo della cucina con la coda dell'occhio. A quel punto non riesco a trovare la forza per spegnere la lieve luce di speranza negli occhi della ragazza davanti a me. Mi volto leggermente verso la ragazza che invece rimane in disparte.

"Chiamami quando vorrai parlare"dico prima di fare segno a Emily di precedermi. Jennifer non mi guarda, rimane ferma dove è, dandomi le spalle. Non posso biasimarla.

"Ethan...Forse non dovevo...".

"Non ho più voglia di parlare,Emily...non sei più la mia cazzo di terapista"le rispondo non riuscendo a trattenere la mia frustrazione.
Lei si ferma di colpo e mi guarda duramente.

I'll do betterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora