present

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Il sole è ormai tramontato e noi siamo ancora su questa vecchia panchina, il vento si è ormai placato, il cielo si è spento e iniziano a vedersi le prime stelle, quelle più luminose. Non abbiamo veramente parlato,siamo stati per lo più l'uno appoggiato all'altra, ogni tanto ci venivano in mente vecchi ricordi, vecchie frasi che ci ricordavano altri vecchi momenti. Le sue dita stanno tracciando qualche misterioso disegno sulla pelle del mio collo, non ho freddo ma ho i brividi il che è un controsenso. Ora indosso la sua giacca perchè avevo iniziato a tremare. Non gli ho detto che la ragione principale erano i suoi occhi su di me o le sue labbra così vicine, ho semplicemente dato colpa al freddo e lui mi ha assecondato. La tensione tra di noi io la sento ancora, fin troppo profonda per poterla semplicemente ignorare. Tutte le cose che ci sono capitate hanno portato via un piccolo pezzetto della nostra innocenza, del nostro essere, ma non posso fare a meno di esserne in parte grata, perchè mi hanno riportata da lui.
Ovviamente, probabilmente se non ci fossero stati ostacoli come Jared, Emily, Penny ,le restrizioni del giudice Forst, saremmo tornati insieme senza soffrire più del necessario, ma magari senza tutta questa resistenza Ethan avrebbe deciso di lasciarmi a Londra per vivere la mia vita senza di lui, forse non avrebbe fatto il patto con il detective Norton e sarebbe stato in prigione molto più tempo. I forse, i se; non mi importano più.

"Credo sia meglio entrare...quelle nuvole non mi piacciono"afferma Ethan rompendo il silenzio. Il volto verso lo squarcio di cielo che sta guardando con sguardo preoccupato. Dei grossi cumuli grigi si stanno creando e sicuramente non portano bel tempo.

"Ethan-".

"Lo so che non ti dispiace la pioggia,ma al bambino potrebbe fare male se ti prendessi qualcosa"mi ferma abbassando gli occhi alla mia pancia, non si vede ancora niente ma il modo in cui il suo sguardo si ammorbidisce mi fa venire le lacrime agli occhi. Non sappiamo ancora se sono incinta, non sa nemmeno se è suo, eppure il ragazzo che aveva paura di diventare padre, di non poter essere un bravo genitore, è già innamorato di una semplice idea

"Portami a casa mia"gli dico avvicinandomi a lui ancora di più. Lui mi guarda con sguardo interrogativo.

"Avevamo detto che stavamo a dormire qui"mi risponde non capendo quello che speravo riuscisse a recepire dal mio tentativo di seduzione.

"Voglio stare sola con te"gli spiego allora cercando in tutti i modi di non arrossire e di non rovinare tutto. Non sono così io, non sono capace di essere diretta, era Ethan a saper rendere anche questi momento per me imbarazzanti, così intimi e profondi da lasciarmi senza fiato.

A quelle mie parole vedo i suoi occhi fissarsi sul mio viso, le labbra leggermente separate e il fiato pian piano più irregolare.

"Siamo soli ora"mi risponde però con un piccolo sorriso malizioso. Non riesco a trattenermi dall'alzare gli occhi al cielo.

"Non vedo nessuno in giro da queste parti"continua lui abbassando lo sguardo a guardare le mie labbra, passando prima la lingua sulle sue. Basta questo piccolo gesto per farmi perdere quel velo di imbarazzo che mi stava trattenendo. Mi alzo per un attimo dalla panchina solo per mettermi seduta sulle sue gambe,la gonna che indosso si alza fino all'altezza della mia coscia, sorrido quando noto che anche Ethan non si lascia sfuggire questo dettaglio. Il suo viso talmente vicino al mio che posso sentire il suo respiro.

"La piccola Ashton è cresciuta"commenta ridendo leggermente quando mi avvicino ancora di più al suo petto. Continuo a guardare la sua bocca tentando di capire quale sia il giusto momento.

I'll do betterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora