You are the reason

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POV Ethan.

Credevo di essere troppo arrabbiato con lei, credevo di non volerle stare attorno in questi giorni e soprattutto di non volerle parlare, ma non appena l'ho rivista stamattina con le occhiaie e i capelli in disordine, mi sono dimenticato di tutto. Andare a visitare quella chiesa è stata una perfetta scusa, sapevo che non avrebbe mai detto di no a Lucy, e anche mia sorella lo sapeva benissimo.

"Devo prenotare qualcosa?"mi chiede lei quando capisce di essere vicino alla casa. Vorrei non smettere di guardarla ma purtroppo la strada non me lo permette. Il traffico non è intenso ma le curve sono una dietro l'altra.

"Ho cucinato qualcosa da mettere in forno ieri pomeriggio"la tranquillizzo.

"Cucini ancora?".

"Quando ho tempo...ora con il lavoro alcuni giorni sono via tutto il tempo e quindi salto i pasti"le dico. Probabilmente non avrò per molto questo lavoro, ma intanto è l'unico modo  per avere l'indispensabile per andare avanti.

"Ti da fastidio venire qui?"le domando non appena arriviamo sul viale sterrato che porta alla casa.

Jennifer mi sembra distante in questo momento, come se non volesse veramente essere qui.
Non so cosa succederà andando avanti, non ho idea di quello che sta succedendo neanche in questo istante. So solo che sono profondamente felice che sia qui accanto a me.

"È strano"ammette lei sorridendomi in modo nervoso.

La posso capire, lei non aveva idea di quello che stava succedendo. Io mi ero arreso al fatto che non potevo contattarla ma per lo meno sapevo che lei era a Londra a vivere la sua vita. Probabilmente credeva che io fossi talmente arrabbiato con lei da non volerla più sentire, o nemmeno pensarla. Fossi stato io al suo posto sarei impazzito.

"Lo è stato anche per me...credevo che il detective Norton mi volesse torturare facendomi rimanere 24 ore su 24 in questa casa...probabilmente credeva di farmi un favore"ammetto ridendo leggermente prima di aprire la portiera e uscire dall'auto. Non aspetto che lei scenda, voglio darle il tempo che le serve. Arrivo al portico e apro la porta con la chiave sempre sotto al tappeto.
L'aria è fresca nonostante il sole alto in cielo,la  camicia che indosso inizia a darmi fastidio.
La sento arrivare dietro di me, sorrido leggermente quando percepisco il profumo del suo shampoo. Posso dire con sicurezza che non l'ha cambiato.

"E' stato lui a decidere questo posto?"mi domanda con tono stupito.

"Non ho mai capito quel tizio,davvero...un giorno era arrabbiato e il giorno dopo mi portava le mie cose che avevano preso dal vecchio appartamento"le dico mentre sale le scale del portico e arriva sulla soglia della casa. E' come se stesse valutando la situazione e non sapesse cosa fare.

"Puoi entrare,lo sai? E' più casa tua che mia e poi...-inizio passandomi una mano dietro al collo sentendomi nervoso - te l'ho detto, Emily è al lavoro e non sta mai qui se non ci sono io...a parte l'altro giorno okay, ma era perchè non volevo cucinare io"le spiego poi agitandomi ancora di più. Ovviamente mi fa questo effetto, è come se fosse la prima volta che la porto a casa. Senza i miei genitori a farle il terzo grado o i suoi, ma sempre la prima volta.

"Non mi devi spiegazioni"mi risponde lei sorridendomi in modo appena accennato. Non appena sposta lo sguardo da me al soggiorno riesco a tornare a respirare regolarmente.
La seguo in casa e le faccio segno di sedersi. Prendo il necessario dal frigorifero e metto nel forno gli avanzi. Non vorrei offrirle così poco, ma è già tardi e so perfettamente che quando ha fame diventa nervosa.
Preparo la tavola mentre la lascio percorrere il soggiorno senza fretta.

"Invece te ne devo molte di spiegazioni" le dico ritornando al discorso di prima. Mi volto e noto che sta camminando vicino al muro pieno delle vecchie fotografie di Freddy. Si è soffermata davanti a quella con lei e sua sorella.
Al suono del forno prendo i piatti e le faccio segno di sedersi dove vuole. Mi siedo dopo di lei, non voglio farle fretta, iniziamo a mangiare in silenzio. Credo che non ci sia situazione più strana di questa dopo quello che abbiamo passato. Sembriamo quasi normali.

I'll do betterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora