Hannah (i pensieri di questo capitolo appartengono al punto di vista di Hannah)
Meno male che doveva essere una villa, questo edificio è più grande di un castello!
Porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per poi fissare il citofono, in dubbio se suonare o meno.
Meglio ritornare indietro, posso trovare benissimo un altro lavoro estivo, posso fare la cuoca da qualche altra parte.
Tutto questo sarebbe troppo, non sono abituata a vivere in castelli dove c'è gente snob che maltratta i dipendenti, o dove con i dipendenti non si parla.
È la grandezza di questo posto che mi spaventa: diventerebbe un lavoro troppo serio...
Ma che sto dicendo?
Coraggio!
Fallo per l'università, sarà l'ultimo anno, fallo per tua mamma, per tuo padre, fallo per te stessa.
Prendo un forte respiro, per poi suonare e attendere una risposta.
Risposta che, però, non arriva: il portone si apre facendomi sobbalzare.
Afferro di nuovo il manico della valigia, per poi ritrovarmi davanti una signora anziana: scommetto che ha 56 anni. No, 58, anzi 59.
Decisamente 59!
Dopo un po'di tempo che rimane a fissarmi, mi sento abbastanza in soggezione, e comincio a innervosirmi.
Sto per fare il primo passo e presentarmi, ma mi anticipa con un mezzo sorriso.
È un sorriso quello, o una smorfia?
Mi avvicino per vederla meglio, e il suo mi sembra un sorriso tirato.
Questa donna fa paura, e non solo per i denti ingialliti, ma anche per lo sguardo vuoto.
"Lei è?"-continuo a fissarla come se fosse un essere malformato, ma poi scuoto la testa e le rispondo, cercando di apparire il meno maleducata possibile:
"Hannah... sono Hannah."- mi affretto a dire, per poi porgere la mano.
La guarda con diffidenza, per poi ritornare a guardarmi negli occhi.
Va bene! Non ti offendere, eh! Volevo solo essere gentile!
Non mi sembra della famiglia, anche per l'uniforme che indossa, molto probabilmente è la donna delle pulizie."Va bene, Hannah, si può sapere cosa cerca davanti a questa villa?"
Sai, andavo in cerca del tuo entusiasmo!
Guarda un po', non l'ho trovato!
"HANNAH!"-sento urlare alle spalle della vecchia cicciona, e tutte e due sobbalziamo.
"Gordon!"-lascio la valigia alla soglia, per poi avvicinarmi al migliore amico di mio padre.
Sono cresciuti insieme, ma a quanto pare gli affari per il vecchio Gordon sono andati meglio.
Mio padre non si è potuto permettere una bella villa come questa, a quattro piani, ma una piccola in periferia, in mezzo alle casette di Plymouth.
Eppure ci ha permesso tutto, mio padre mi ha cresciuta come una principessa, proprio per questo ho deciso di iniziare un lavoro estivo, per imparare ad essere un po' più indipendente già da ora.
Anche se, pure questa volta sono stata aiutata dai miei genitori: non hanno mai voluto lasciarmi lavorare in un bar o ristorante, lo ritenevano troppo... pericoloso.
Sorrido nel ricordare le parole che mio padre era solito ripetermi: "Là fuori c'è gente pronta a fare cazzate, a drogarsi, a ubriacarsi, a fare del male a te, per esempio."
Ergo mi hanno obbligata a venire da Gordon e sfruttare le mie abilità in ambito della cucina in questa villa enorme.
"L'ultima volta che ti ho vista, eri piccola così è avevi due codine ai lati della testa.
Ora invece... sei diventata una donna bella ed elegante.
Figliola, avremmo modo di parlare, ma ora devo scappare."-dice lasciandomi le spalle, mentre io gli sorrido e lo lascio andare.
Mi è sempre stato simpatico, per questo l'ho sempre chiamato zio Gordon.
Lo zio che non ho mai avuto.
La cicciottella scocciata continua a fissarmi.
"Seguimi!"-dice dopo un po', mentre io mi guardo intorno: vi sono cresciuta tra queste mura, ma non mi ricordo per nulla questo posto.
Chi entra qui dentro scopre di essere agarofobico: non so se chiamiarlo salone o sala degli ospiti, ma l'entrata è più spaziosa di tutta la mia casa.
La ciliegina sulla torta è data dal marmo nero che ricopre il pavimento, mentre le pareti di un beige noioso.
Riesco a notare, poi, tanti divani e tavoli circondati si sedie, il resto mi sfugge, è tutto un miscuglio di statue di bronzo o di non so che materiale... io avrei optato per un bel vaso di fiori al posto di ciascuna di queste statue, che tra l'altro mi fanno davvero paura.
Mi metto davanti ad una di loro e faccio delle facce buffe, aspettando che si muovano.
"Ciao, bello, io sono Han..."
"Signora Hanna!"-la donna arrabbiata con il mondo intero mi riprende, quindi scuoto la testa, per poi seguirla con la valigetta in mano.
Non appena ci avviciniamo alle scale, mi sorprende il fatto che non portino ai piani di sopra, ma sotto.
Capperi! Di quanti piani è questa villa?
"Perché andiamo giù?"-le dico con fievola voce: potrebbe uccidermi ora che zio Gordon non c'è e nascondermi...
"Se sei la nuova cuoca, allora il tuo posto è giù, dove c'è la cucina e dove vivono i dipendenti."- questo mi sembra più ragionevole.
Mentre scendiamo inizio a sentire delle voci che si avvicinano sempre di più, e capisco il motivo quando osservo, proprio in un lungo e stretto corridoio, due uomini baciarsi.
Non appena si accorgono della nostra presenza si allontanano improvvisamente, mentre io cerco di trattenere una risata osservando l'espressione della vecchia.
Sembra assai stupita, quasi più di me!
Mi sa proprio che i due sono stati beccati per la prima volta.
Osservo nei dettagli il loro aspetto, è un'abitudine che ho da quando ero piccola, e mi accorgo che tutti e due hanno gli occhi chiari.
Sono dei bei ragazzi, ma non mi sono mai piaciuti gli uomini biondi, non so perché, ho sempre adorato i capelli neri, sia nelle ragazze che nei ragazzi.
Infatti, guarda un po', i miei sono castani e mossi.
Non li porto mai sciolti o in una coda, ma li nascondo sempre in chignon disordinati: non voglio farli vedere agli altri, non voglio che sappiano quanto sono lunghi, perché mi ricordano il perché non li taglio mai...
"Piacere ragazzi, io sono Hannah!"-mi faccio avanti alzando la voce, tutta allegra per cercare di allontanare la tensione creatasi nell'aria.
Il riccio fa per presentarsi, rosso in volto per l'imbarazzo, ma la vecchia lo riprende con voce strillante:
"IN CAMERA TUA, ORA, CARL!"- manco avesse cinque anni!
Quello sarà sui trenta, eppure impreca a bassa voce e ci volta le spalle allontanandosi:
"PIACERE DI CONOSCERTI, CARL!"- urlo salutandolo, mentre il ragazzo al mio fianco trattiene una risata.
"Signor Ethan, per quanto lei sia il figlio del mio capo, non le permetto di giocare con mio figlio. Le conviene che la scena non si ripeta, oppure lo farò presente al signor Gordon."- dice minaccioso, avanzando, mentre io faccio una smorfia e la mimo alle spalle, mettendo ancora una volta in difficoltà il biondino.
La donna si gira all'improvviso, assottigliando gli, occhi, mentre io mi metto a guardare il lampadario all'improvviso.
"Io ora ho da fare, la cucina è in fondo al corridoio, ci arriverai da sola, si spera."- dice per poi allontanarsi.
Il ragazzo ride piano.
"Quindi il figlio di Gordon è gay, huh?"-lo guardo con sospetto.
Si mette a grattare la nuca.
"Ho sempre sognato di avere un amico gay.
Sono curiosa di sapere come fate a capirvi tra di voi.
Insomma, già una coppia con un maschio in mezzo non dura, figuriamoci con due!
Ah, e poi come fate a fare sesso se..."- alzo la voce, ma mi mette una mano davanti alla bocca, con un'espressione mista tra il divertito e l'imparazzato.
"Se lo vengono a sapere mio padre e mio fratello, mi uccidono!"-mi informa a due centimetri dalla faccia.
"Mi stai per baciare."- dico leggermente divertita.
"Cosa? No! Sono fidanzato!"-spalanco gli occhi.
Io lo avevo detto per scherzo.
"Tu e Carl?!"- lo vedo passare una mano tra i capelli ancor più imbarazzato di prima.
Cerco di cambiare discorso:
"Quindi hai un fratello?"Instagram: ema_8570
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James, The Bodyguard || ©Tutti I Diritti Riservati
ChickLitCostretta a lavorare per permettersi l'ultimo anno di università, Hannah ascolta il consiglio della madre e accetta di diventare la cuoca del ricco signor Gordon, in una villa. Qui conosce i suoi figli, tra cui quello maggiore. Gli bastavano quei 30...