Hannah
Mi vesto in fretta, rischiando di cadere più volte: spalanco la porta e corro sulle scale.
Sono in un ritardo tremendo.
La signora che ieri mi ha accolta, mi è venuta a svegliare presto la mattina, dicendomi che ci sarebbe stato un incontro con tutto il personale.
Ed è già iniziato, dato che sono le 8:10.
Salgo in fretta e furia le scale, per poi percorrere il lungo corridoio silenzioso, mettendomi in cerca della camera 5S.
Eccola.
Sospiro e poggio la mano sulla maniglia, ma la porta è aperta, quindi non ci penso due volte prima di entrare, aspettando di essere ripresa dalla vecchia.
Non appena entro, però, invece di trovare il personale riunito, trovo un uomo completamente nudo girato di spalle e con piccolo asciugamano in mano, che strofina sui capelli bagnati.
Arrossisco violentemente e vorrei fuggire, approfittando del fatto che non mi stia guardando, ma i miei occhi rimangono inchiodati alle sue spalle, per poi finire in basso, sempre più in basso.
Il suo corpo sembra scolpito da uno scultore, ma mentre io mi perdo in quella visuale, non mi accorgo del fatto che si è appena girato.
All'inizio assume un'espressione sorpresa, poi alza un sopracciglio con fare prepotente, senza prendersi la briga di coprire ... le parti intime.Incrocio i suoi occhi chiari per una frazione di secondo, senza riuscire a trattenere lo sguardo.
Con gli occhi, di sfuggita, arrivo fino al triangolo che formano i suoi muscoli, coperto da un gigantesco tatuaggio.
Ma poi mi riprendo e, senza riuscire a guardarlo negli occhi di nuovo.
"Ehm... che ci fai qui?"-gli chiedo con voce tremante.
"Dovrei chiedertelo io."-dice tranquillo.
"Mi è stato detto che ..."-inghiottisco il gruppo alla gola, mentre lo sento avvicinarsi-" che ci sta una riunione tra i dipendenti."-lo informo.
"Santo! Potresti coprirti, per favore!"-non riesco a trattenermi e sputo acida.
Lo guardo in faccia per vedere la sua reazione. Forse ho esagerato. Tutti qui sono cordiali, educati, devo badare a quello che dico.
"Ma che cazzo... Sei stata tu a entrare in camera mia. Questa è la 6S."
Come non detto!
Gli lancio un'occhiataccia, per poi fare un passo indietro e osservare il numero sulla porta.
Alzo gli occhi al cielo e, senza di degnarlo di un'occhiata, sbatto la porta alle spalle.
Che stronzo!
E poi, chi si crede di essere?
Mi trovo finalmente davanti alla camera dell'incontro, ma questa volta controllo due volte il numero prima di entrarci.
Busso e, guardacaso, ad aprire la porta è la strega de "La carica dei centouno", tra l'altro è vestita proprio in bianco e nero.
Rido ai miei pensieri senza nemmeno rendermene :
"Faccio ridere, per caso?"-chiede con uno sguardo glaciale.
"No."-trattengo un'ulteriore risata, ma smetto quando mi sento spingere in avanti, per poi sbattere contro la signora.
"James!"-la vecchia lo riprende al posto mio.
Non appena ho l'opportunità di vederlo, noto che è lo stesso uomo di prima.Quindi si chiama James.
"Attento a dove cammini!"-lo minaccio, ma mi rivolge uno sguardo truce.
Conosco solo il suo nome, e il suo corpo, ma già mi sta antipatico da morire: guardo la sua uniforme con la coda dell'occhio.
A giudicare dal costume e dall'auricolare intorno all'orecchio, direi sia un bodyguard.
"Non lo guardare così, lo stai mangiando con gli occhi."-la voce di Carl mi fa sobbalzare.
"Anche tu qui?"-chiedo, per poi guardarlo dalla testa ai piedi e notare che indossa lo stesso costume di James.
"Anche tu fai il pinguino."-rido di nuovo alle mie parole: effettivamente sembrano dei pinguini in bianco e nero.
Oh. Solo ora noto di essere circondata dei pinguini.
"Certo."-mi guarda con un cipiglio divertito, per poi continuare-"Ma non ho la fortuna di James, lui è il bodyguard di Edward."
"Edward?"-corrugo le sopracciglia.
"Sì, Edward è l'altro figlio di Gordon. È un bel figo."
"Questa casa è piena di fighi."-mi scappa-" Peccato che due di loro sono gey."-gli faccio l'occhiolino, per poi essere zittita da sua madre.
«Sedetevi, prendete posto.»- ci indica le sedie ordinate nella grande aula.
Sulle sedie sono riportati i nostri nomi, quindi sono costretta ad allontanarmi da Carl, avvicinandomi alle altre cuoche.
«Oggi è una giornata importante per il Signor Gordon. In occasione del compleanno del figlio maggiore, ha organizzato una serata di gala, per cui oggi siete chiamati a essere più presenti ed efficienti del solito.»-mi si illuminano gli occhi nel sentire le sue parole.Amo le feste. Quelle grandi, quelle che fin'ora ho visto solo nei film hollywoodiani, mi fanno impazzire.
Ma cerco di pormi un obbiettivo per stasera: non tanto di dare il meglio in cucina, ma piuttosto... non combinare casini.
Quelli sono la mia specialità.
Mi metto a fissare la vecchia, non riuscendo a seguire più quello che dice: mi sono presa nell'esatto momento in cui i miei occhi hanno catturato l'enorme neo sotto il suo mento.
Assumo un'espressione schifata, e provo a distogliere gli occhi: i nei non mi fanno schifo, mi terrorizzano piuttosto.
Mi vengono i brividi ogni volta che lì vedo, ma non appena ho iniziato a parlarne a mia madre, invece di consigliarmi di andare da uno psicologo, mi ha detto che mi avrebbe rinchiuso in un manicomio se non avessi smesso con quella storia.
«Qualche problema?»-per un momento pensavo mi stesse parlando il neo, ma poi sollevo gli occhi per incontrare quelli di Cordelia che mi osserva con un cipiglio.
Con gli occhi spalancati mi limito a scuotere la testa.
«Stai almeno ascoltando quello che dico?» -allunga il muso.
Ma, mi chiedo: questa donna ha dimenticato come si sorride, per caso?
Annuisco esageratamente, perché se apro la bocca, non so che frase ne uscirà fuori... sicuramente qualcosa che mi metterà a disagio davanti al pinguino sexy e antipatico.
Più antipatico che sexy.
Non appena mi ricordo di lui, giro le spalle, per poi beccarlo a fissarmi con un'espressione seria, quasi fosse incazzato con me.
Mi ricordo il motivo per cui lo odio, quindi mi rigiro e riporto l'attenzione a Maleficent.
Beh, almeno Maleficent era bella, quindi le sto facendo un complimento, in teoria.
Seguo gli altri che si alzano, quindi raggiungo in fretta la porta con l'intenzione di arrivare in cucina con le mie 'colleghe', per preparare la colazione per zio Gordon.
Ho sempre amato cucinare, ma non avrei mai voluto farne un lavoro, anche perché preferisco inventare ricette nuove, ma avendo gusti strani, in questa villa non posso rischiare di uccidere lo zio e i suoi figli.
Gordon è amico di mio padre da chissà quanti anni: ogni Natale veniva a farci visita, anche se non si è mai portato appresso o ha menzionato i suoi figli, il che mi lascia un po' perplessa.
Avrei preferito conoscere prima i due fratelli: in teoria non conosco nemmeno Edward, ma se suo padre sta organizzando una festa così grande per lui, stasera, significa che è un tipo elegante, con la puzza sotto il naso.
Però sono la prima a dire che non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina, quindi aspetto di conoscerlo, e spero non sia come sto pensando che sia.
Ho sempre odiato i snob, infatti: i millantatori mi infastidiscono, come James.
So che io e lui non andremo d'accordo, ma se io mi terrò occupata qui in cucina e lui sarà in giro a fare da braccio destro a Edward, non avremmo tante occasioni per vederci.
E per fortuna! L'ho già conosciuto abbastanza e ho visto di lui più di quanto ogni altra persona qua dentro ha visto.
"Sono pronti i primi piatti?"-una donna di cui mi sfugge il nome richiama la mia attenzione.
"Quasi."-mi limito.
Quando cucino sono silenziosa e nessuno mi deve infastidire, però solo ora mi accorgo che devo sbrigarmi, anche perché sono già le nove.
Chiedo a un'altra cameriera di aiutarmi a mettere il cibo sui piatti:
"Ti sembra che sia una cuoca? Quello è il tuo lavoro."-sputa, ma non rimango sorpresa.
Qui le donne sono tutte figlie della matrigna di Biancaneve: mi limito a lanciarle una lunga occhiataccia.
Cambia spacciatore, donna!
STAI LEGGENDO
James, The Bodyguard || ©Tutti I Diritti Riservati
ChickLitCostretta a lavorare per permettersi l'ultimo anno di università, Hannah ascolta il consiglio della madre e accetta di diventare la cuoca del ricco signor Gordon, in una villa. Qui conosce i suoi figli, tra cui quello maggiore. Gli bastavano quei 30...