James
«Cosa vuole da te?»-Carl mi guarda di sottecchi, sorseggiando una birra mentre siede sul mio divano, ma mi limito ad alzare le spalle e ad aggiustare l'auricolare intorno all'orecchio, preparandomi ad affrontare Edward.
È da due settimane che non ci vediamo, ma sono ancora più arrabbiato di dieci giorni fa e so che non riuscirò a controllarmi se dovesse rimproverarmi.
Ho cercato di aiutarlo a togliersi dalla testa Hannah e mi dovrebbe ringraziare, piuttosto.
Sbatto la porta alle spalle già infuriato, anche se non so il motivo per cui ha voluto parlarmi. Molto probabilmente vuole licenziami per aver portato a letto la sua donna, anche se non è mai stata sua.
Passo una mano tra i capelli per mandare le mie ciocche scure indietro, ma rallento quando passo davanti alla sua camera vuota, sentendo una stretta allo stomaco mentre guardo di sottecchi la porta chiusa.
Se lei ci fosse starebbe già parlando tra sé e sé ad alta voce, molto probabilmente davanti allo specchio, mentre io avrei cercato di trattenermi dal disturbarla entrando in camera sua, solo per il gusto di vederla infastidita.
Solo ora noto che indossa un paio di pantaloncini da pigiama, mettendo in bella mostra le gambe abbronzate.
Ripercorro con gli occhi il suo corpo, ma non appena se ne rende conto del modo in cui la guardo, prova ad abbassare velocemente i pantaloncini, anche se, così facendo scopre una parte della pancia.
Incrocia le braccia sotto il petto per coprirsi, mettendo leggermente in mostra il seno senza accorgersene, mentre io alzo un angolo della bocca, guardandola dall'altro.
«Vuoi abbassare il volume della musica? Tra l'altro fa schifo! Che gusti hai...»-riprende a parlare, quindi le sbatto la porta in faccia prima che possa finire la frase, nonostante continui a urlare fuori dalla camera.
Passo la lingua tra le labbra secche, per poi chiudere gli occhi e scuotere la testa con lo scopo di ritornare alla realtà e riprendere a camminare turbato.
Non mi manca affatto.
Cerco di convincere me stesso dal primo giorno che Hannah non si fa vedere che la sua assenza non mi importi, ma più ci penso e più mi chiedo dove sia in questo momento.
Chissà cosa starà facendo e chissà cosa pensa di me ora...
Non mi azzardo nemmeno a chiedermi come stia, perché tanto so che sta soffrendo... per colpa mia.
Era innamorata di quel coglione e io le ho tolto la possibilità di essere fottutamente felice con un coglione.
Stringo le dita in due pugni e faccio di tutto pur di non sentirmi in colpa.
Non mi piace provare questo peso sul petto. Preferisco il sangue ribollirmi nelle vene, piuttosto che provare pietà per quella stupida ragazzina.
«Finalmente!»-il tono di Edward mi porta ad assumere una smorfia di fastidio, nascondendo la mia espressione pensierosa: «Mi stavo dimenticando di avere un migliore amico.»-la sua ironia non mi è mai piaciuta, ma lo lascio sfogarsi e mantengo un atteggiamento strafottente, mentre lui si posiziona davanti allo specchio, aggiustandosi il papillon.
«Meglio questo o quello?»-dopo un paio di secondi riprende a parlare, mentre mi rivolge una rapida occhiata attraverso lo specchio.
Aggrotto la fronte alla sua domanda, portando gli occhi sull'abito elegante che indica con l'indice.
«Chiedilo ai tuoi servi.»-il mio tono è più acido del solito, ma ha così tanti stilisti e parrucchieri privati che non capisco perché dice stronzate.
«Sì.»-annuisce alle mie parole, togliendosi il papillon per sostituirlo con una cravatta: «Ma il tuo parere è più importante, questa volta.»
Questa volta.
Tralascio il suo atteggiamento misterioso e mi limito ad accontentarlo, alzando le spalle:
«Fanno schifo entrambi.»
La mia risposta non lo sorprende, anzi, stranamente allarga un sorriso che mi infastidisce ancor di più, ma mi trattengo dal chiedergli di togliere quel cazzo di sorriso dalla faccia, mentre lui fa un passo indietro per voltarsi finalmente dalla mia parte.
«Tra cinque giorni dovrai indossarlo anche tu.»-dice con un tono derisorio, alzando a mezz'aria una cravatta, mentre la mia espressione si indurisce, non capendo dove voglia arrivare.
«Sarai il mio accompagnatore...»- mi guarda dritto negli occhi per analizzare la mia reazione, mentre conclude: «... al mio matrimonio.»
Scatto in piedi, alzandomi dal suo letto all'improvviso, per raggiungere il suo corpo in un millesimo di secondo è guardarlo dall'alto con gli occhi iniettati di sangue.
Stringo le dita in due pugni e combatto con me stesso per non spaccargli la faccia senza pensarci due volte.
Il mio petto si solleva e abbassa freneticamente alle sue parole, mentre il mio respiro diventa irregolare senza permettermi di riempire i polmoni d'aria.
Al mio matrimonio.
Al suo fottuto matrimonio!?
Sono passate due settimane soltanto, ma si sono già riconciliati alle mie spalle.
«Dimmi che provi qualcosa per Hannah e giuro che annullo tutto.»-dice con una tale sincerità che la mia espressione passa da incazzata a perplessa.
Non riesco a riempire i polmoni d'aria e continuo a guardarlo dall'alto, mentre attende una risposta da parte mia.
Faccio più volte per parlare, ma dalle mie labbra non esce una parola, come se all'improvviso non riuscissi più a parlare.
Cosa? No!
Cazzo,no!
E allora diglielo, coglione! Diglielo che non te ne frega un cazzo di Hannah e che non ti dispiacerebbe se la vedessi in abito da sposa affianco ad un altro uomo.
Non sarà difficile...
Farò entrare Kate in camera mia ogni sera, mentre lei e Edward dormiranno nella stessa camera.
Berrò tanto Tequila ogni volta che loro usciranno insieme e la guarderò solo da lontano.
«Sono andato da lei.»-la sua voce calma non fa altro che salire il mio nervoso, tanto che sono costretto a fare un passo indietro e tirare i capelli tra le dita per non tirargli un pugno.
È andato da lei... nella sua casa.
Solo io dovevo sapere dove è cresciuta ed entrare nella sua camera! Solo io, non Edward!
«Mi ha detto tutto.»-continua senza badare alla mia reazione, ma più parla più le mie noche diventano bianche, anche se continuo a non fiatare e a distruggermi in silenzio:
«Lei non ha mai accettato una paga come modella.»-cerca di precisare, come se non lo sapessi già.
Hannah è la donna più ingenua e onesta che io abbia mai conosciuto, anche se in questi giorni ho cercato di convincere me stesso del contrario.
Ma lei non doveva parlare con Edward! Non doveva accettare di sposarlo, cazzo! Hannah doveva essere mia!
«Non posso venire al tuo matrimonio!»-le mie parole escono fuori all'improvviso quasi strozzate dalla delusione, ma il mio tono neutrale gli fa capire che non mi importa se si sposano o meno, mentre nella mia testa si fa spazio l'immagine di una ragazzina felice, che a prescindere da quanto sono stato coglione, finalmente avrà l'uomo che si merita, mentre io diventerò il suo fottuto bodyguard...
Diventerò il suo fottuto bodyguard!
«Devo portare mia madre in Norvegia.»
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James, The Bodyguard || ©Tutti I Diritti Riservati
ChickLitCostretta a lavorare per permettersi l'ultimo anno di università, Hannah ascolta il consiglio della madre e accetta di diventare la cuoca del ricco signor Gordon, in una villa. Qui conosce i suoi figli, tra cui quello maggiore. Gli bastavano quei 30...