33~Ho voglia di assaggiarti

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«Addio.»-sento dire a James prima che sbatta la porta in faccia all'uomo che lo ha cresciuto, dopo che mi sono limitato la a salutarlo con un cordiale saluto.

Volgo le spalle al bodyguard non appena mi accorgo che siamo rimasti soli dopo due ore piene di imbarazzo e di insulti, ma nonostante ciò non sono riuscita a capire molto del motivo per cui si odiano o del perché James mi è saltato addosso.

Se prima volevo riempirlo di domande e botte, ora decido di rimanere zitta e non rivolgergli la parola, anche se mi aspetto una reazione da parte sua:

«Tu... »-inizia ad attraversare il soggiorno lentamente e con dei passi pesanti, ma non mi prendo nemmeno la briga di girarmi dalla sua parte, alzando piuttosto gli occhi al cielo scocciata.

«Buonanotte, James.»-dico con una voce ferma e stanca prima che possa continuare, per poi indirizzarmi verso la cucina per prepararmi una rilassante tazza di cioccolata calda.

Edward ha detto che le marche di New York fanno miracoli, quindi decido di credergli, dato che ora ho bisogno di rilassarmi.

Era tutto perfetto... prima che mi facesse capire che per lui non sono niente.

Ma infondo perché dovrei essere qualcosa? Nemmeno a me importa di lui.
Lo sento accelerare il passo mentre il suo sguardo brucia alle mie spalle, per poi raggiungermi prima ancora di riuscire a entrare in cucina.
Trattengo un respiro, anche se cerco di apparire offesa, mentre le sue dita avvolgono il mio gomito con forza, costringendomi a girarmi dalla sua parte, ma non appena lo faccio, trovo il suo viso a due centimetri dal mio e i suoi occhi che trafiggono i miei:

«Dovresti ringraziarmi, invece di comportarti da ragazzina...»-si sofferma su ogni singola sillaba, mentre la vena che attraversa la sua fronte diventa più gonfia vicino alla mia fronte: « Non conosci mio padre.»-stringe la presa intorno al mio gomito, al che mordo l'interno della guancia per non gemere dal dolore, ma non mi arrendo e reagisco all'istante:

«Perchè mi hai protetta?»-incrocio le braccia al petto e faccio un passo indietro dopo aver strattonato il braccio dalla sua presa.

La sua fronte si contorce ad una smorfia confusa, mentre preme le labbra pronto a parlare, ma poi sembra ripensarci e rimane in silenzio, quasi pensando ad una risposta logica da darmi per giustificare il modo in cui ha deciso di 'salvarmi' da suo padre, che a quanto pare ha un debole per le donne giovani.

Fa di nuovo per aprire bocca, scrutandomi dall'alto senza riuscire a trovare una risposta nella sua testa da demonio, per poi sbuffare non appena alzo le sopracciglia in segno di sfida.

Mi volta le spalle frustrato, mentre intrufola le dita tra i capelli già abbastanza scompigliati sulla sua fronte e accelera il respiro, portandomi a imitarlo senza rendermene conto quando si avvia verso il soggiorno.

Mi pento quasi della mia domanda e temo all'improvviso di rimanere sola in una casa gigantesca come questa: sto sul punto di urlargli 'non andare!' per farlo ritornare indietro, ma il mio battito cardiaco rallenta quando mi accorgo che non si dirige verso la porta, ma contrae i muscoli scolpiti sotto il tessuto morbido della maglia per poi voltare a destra e prendere posto sul divano ad angolo.

Lo imito di nuovo portando una mano tra i capelli, per poi decidere di distrarmi in qualche modo, mettendo in ordine il tavolo e sparecchiarlo.
«Comunque mio padre aveva ragione...»- rompe il silenzio non appena vi avvicino al tavolo, ma non mi volto di nuovo dalla sua parte, mentre conclude soddisfatto: «La cena faceva schifo.»-il suo tono divertito mi offende al punto che mi fermo ai miei passi, stringendo la mascella alla seconda persona che abbia mai offeso la mia cucina in vita mia.

Stringo le dita delle mani in due pugni e giro i tacchi con una rabbia mai sentita prima d'ora, per poi accelerare il passo verso la televisione che James ha appena acceso.
Senza pensarci due volte la spengo davanti alle sue pupille spalancate per il mio gesto, ma, senza aspettare nemmeno che la sua espressione diventi incazzata di nuovo, gli punto l'indice contro, avvicinandomi al divano mentre il bodyguard nasconde un sorriso, alzando l'angolo della bocca:
«Tu ora mi aiuti a scopare in cucina.»-lo minaccio con un tono autoritario e con il braccio teso nella sua direzione, aggrottando le sopracciglia in un'espressione incazzata e delusa.
È stato gentile con me solo perché c'era suo padre, mentre io pensavo che mi avesse davvero fatto un complimento.
E ci ho creduto.
Ho sempre avuto la certezza di essere una brava cuoca, ma detto da lui mi è sembrato di avere davvero la conferma della mia bravura.

Sei stata bravissima.

Ci sono cascata come un'idiota, e mi sono sentita per la prima volta fiera di me, mentre ora questo stronzo mi rinfaccia che tutto quello che ho fatto non è servito a nulla!

«Preferisci sul tavolo o sul ripiano della cucina?»-alza entrambi gli angoli della bocca per assumere una smorfia da pervertito, protraendo il corpo in avanti sul divano e poggiando i gomiti sulle ginocchia mentre mi guarda dal basso.

I suoi occhi penetrano nei miei così intensamente che arriccio le labbra alle sue parole, mentre i suoi occhi iniziano a fare i raggi x per tutto il mio corpo, squadrandomi dalla testa ai piedi nell'esatto momento in cui capisco il doppio senso della mia minaccia.

Stringo le labbra in una linea dura e cerco di nascondere il rossore delle mie guance dietro la rabbia che mostro stringendo di nuovo i pugni quando mi accorgo che non ha intenzione di muoversi di un millimetro.

Insiste a guardarmi dritto negli occhi, mentre i miei si spostano sul telecomando al suo fianco.
La prima cosa che mi viene in mente per avere una piccola vendetta in cambio è portarglielo via, anche se so già che troverebbe di meglio da fare.

Tipo perdere tempo con il suo telefono, che una di queste notti troverò il coraggio di gettare fuori dalla finestra di questo appartamento di nascosto.

Decido lo stesso di placare la mia ira facendo due passi veloci nella sua direzione e abbassandomi all' altezza del divano prima che possa capire le mie intenzioni, ma prima ancora di girarmi e voltargli le spalle con il telecomando in mano mi sento afferrare per il gomito e vengo trascinata indietro con forza improvvisamente, per poi perdere l'equilibrio e scivolare sul petto di James, che afferra i miei fianchi in una mossa rapida, per poi fermare il mio bacino vicino al cavallo dei suoi Jeans non appena mi ritrovo seduta a cavalcioni su di lui.
Trattengo il respiro e mi azzardo a divincolarmi contro i suoi fianchi per rialzarmi e allontanarmi dal suo corpo, ma appena lo faccio un gemito strozzato esce dalle sue labbra e mi paralizza all'istante, quindi decido di ascoltarlo in silenzio e mentre le mi guancia continuano a prendere fuoco di nascosto.

«Ho voglia di assaggiarti di nuovo,Hannah... »- le sue pozzanghere finiscono sulla mia bocca mentre la sua voce seducente mi porta a ingoiare la saliva non appena mi accorgo che è serio e non mi sta prendendo in giro:
Ho voglia di assaggiarti...

Dilato leggermente le pupille quando incrocia di nuovo i miei occhi: i suoi sono così minacciosi e profondi mentre i miei imitano alla perfezione il colore naturale della cacca, il che mi porta a chiedermi perché la sua espressione si addolcisce ogni volta che le sue pozzanghere si mischiano alle mie.

Anche se è l'uomo più insopportabile che io abbia mai conosciuto, in questo momento non mi sento all'altezza della sua attenzione, per quanto James sia dannatamente bello.
Mi guarda con ammirazione, come se fossi la prima che fissa in questo modo, come se fossi la prima che vorrebbe davvero assaggiare.

Non mi rendo nemmeno conto di come si avvicina lentamente, mentre i suoi occhi rimangono aperti per fissare ogni millimetro del mio viso come se non avessimo appena litigato e come se suo padre non ci fosse mai stato in questo soggiorno.

Non appena sento la sua leggera barba scura pungere la pelle delicata del mio mento e mentre chiudo spontaneamente gli occhi, maledettamente desiderosa di sentire di nuovo il sapore della sua bocca di cui sulla mia lingua sono ancora presenti le tracce, mi scosto all'improvviso, portando le spalle indietro e poggiando entrambe le mani sul suo petto con un sopracciglio alzato, pensando a quante donne avrà trattato come fa ora con me.

«Mi hai scambiato per la tua Hilary, James.»-sussurro sul suo viso con lo stesso tono basso, mentre il bodyguard assume un cipiglio in viso, quasi deluso dal mio gesto, quindi decido di approfittare della sua perplessità per allontanarmi dalle sue grinfie ai lati del mio fianco.

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James, The Bodyguard || ©Tutti I Diritti RiservatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora