18 ~ Infondo James è il suo bodyguard

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«Hai capito?»-le mie pupille rimangono fisse sulle labbra di Edward mentre si increspano più volte per parlare con l'intenzione di discutere i diversi punti del contratto.
Sebbene prima di entrare nel suo ufficio fossi preoccupata e mi sentissi in colpa, ora la mia mente è annebbiata e non posso pensare ad altro se non al bel uomo che mi ritrovo di fronte.

Non appena assume una smorfia perplessa scuoto la testa rapidamente e cerco di smetterla di fantasticare:
«Hai capito?»-alza di nuovo gli angoli della bocca in un sorriso, ripetendo la domanda, quindi mi affretto a rispondere, annuendo contemporaneamente con la testa:
«Certo!»-esclamo, per poi alzarmi dalla sedia, mentre mi indica di seguirlo fuori dal suo ufficio.
È talmente bello ed elegante che vorrei lavorare anch'io in un posto come  questo, ma non sostituerei mai l'odore della cipolla che frigge con quello dell'ufficio di Edward, il quale è circondato da spesse vetrate che permettono di vedere tutto ciò che succede fuori, tanto che riesco a scorgere la figura di James avvicinarsi all'ingresso nell'esatto momento in cui Edward mette piede fuori dall'ufficio.
Impreco mentalmente, ma cerco di non fare vedere a Edward il mio fastidio, mentre questi si gira per regalarmi un altro dei suoi sorrisi rassicuranti: infondo James è il suo bodyguard e, per quanto mi scocci averlo intorno, vorrei che creda che i suoi amici mi stanno assai simpatici.

Costringo me stessa a evitare James dell'esatto momento in cui fa un cenno con il capo a Edward, per poi fare per incrociare i miei occhi, ma non gli dò il tempo di farlo che sposto lo sguardo alle spalle di Edward di fronte a me.
No ho la minima idea di dove stiamo andando, ma spero di arrivarci il più presto per evitare di sentirmi in imbarazzo di fronte allo sguardo altezzoso di James, il quale si vanta palesemente di sapere la verità, come se mi minacciasse di fare la brava, perché lui non dica nulla a Edward.

Mi guardo intorno e ammiro lo stile di questo edificio, in cui tutte le stanze sono circondate da pareti di vetro, come se tutti lavorassero all'aperto.
Eppure ho sempre odiato i luoghi troppo formali, tanto che ho preferito passare il resto della mia vita in una cucina, piuttosto che fare l'avvocato come avrebbe voluto mia madre, ma qui dentro mi senti a mio agio, anche se sono consapevole del fatto che non ci metterò molto a perdere questo posto di lavoro.

Scuoto la testa ai miei pensieri quando mi accorgo che Edward si avvicina a James, mentre si incamminano di fronte a me.
Il bodyguard si guarda intorno e fulmina con gli occhi tutti coloro che si voltano nella sua direzione, tranne le segreterie sexy che camminano di fronte a noi per attirare la sua attenzione e alle quali James risponde con un sorriso quasi malizioso.
Schiocco la lingua al palato e premo le labbra tra di loro, ricordando il motivo per cui mi sta assai antipatico, ma allo stesso tempo cerco di origliare la sua conversione con Edward.
Seguo i due uomini di fronte a me con un passo rapido, ma non riesco a sentire nulla di ciò che dicono, anche se mi accorgo che il soggetto della loro conversazione non sono certamente io.

Edward sembra essersi dimenticato completamente della  mia presenza fino a quando il lungo corridoio ci porta in una sala assai estesa e con il soffitto posto molto più in alto rispetto al resto dell'edificio.
Il mio cuore inizia a battere rapidamente non appena mi ritrovo di fronte a un gigantesco spazio riservato a quello che sarà il mio prossimo lavoro: le telecamere e macchine fotografiche sono posizionate in un angolo della palestra, mentre un paio di uomini alzano la testa nella nostra direzione, accorgendosi del nostro arrivo.

Ingoio la saliva con difficoltà, sentendomi improvvisamente sola e desiderando di avere al mio fianco l'unica persona che sarebbe in grado di rilassarmi, ma la mia pazza migliore amica diventa una bestia quando la disturbo mentre lavora, quindi sono costretta a piangermi addosso mentalmente, cercando di nascondere l'ansia che mi  divora in questo istante da Edward.

Forse non sarà difficile e basterà davvero concentrarmi e muovermi come una scimmia davanti all'obiettivo, ma il viso serio dell'uomo anziano in piedi in mezzo al set non mi aiuta affatto a tranquillizzarmi.

Cerco con gli occhi lo sguardo di Edward per incoraggiare me stessa che ne vale la pena, ma la sua attenzione è catturata dall'uomo a cui ci avviciniamo, quindi guardo alle sue spalle il bodyguard che cammina con aria strafottente e neutrale allo stesso tempo, beccandolo a fissarmi con un cipiglio, ma distolglie gli occhi non appena incrocia i miei, per poi passare rapidamente una mano tra i ciuffi disordinati che gli ricadono sulla fronte corrugata.

Sospiro e mi trattengo dall'alzare gli occhi al cielo: ha sicuramente capito che mi trovo in difficoltà e sicuramente starà ridendo sotto i baffi.
In questo momento preferirei che ritornasse indietro nella sua macchina e riprendesse a parlare con la sua amata Hilary.

«Lei è Hannah.»-ritorno alla realtà e mi fermo nell'esatto momento in cui sento pronunciare il mio nome, quindi rivolgo l'attenzione al fotografo, il quale mi mette subito in soggezione per il modo in cui mi osserva, come se avesse capito che c'è qualcosa che non va.
«La modella greca scelta per rappresentare l'azienda.»-Edward continua dopo un paio di secondi di silenzio imbarazzante, lanciandomi una rapida occhiata di ammonizione, il che mi porta a scuotere la testa e allungare la mano di fronte all'uomo, che riprende a guardarmi perplesso:
«È un piacere, ho sentito parlare molto di lei.»-dico di fronte a un fotografo che vedo per la prima volta in vita mia, ma il suo modo di scrutarmi mi fa tremare le mani, facendomi capire che c'è qualcosa che non va e che molto probabilmente conosce la vera modella greca che deve essere al posto mio.
Non appena spalanca le labbra e fa per parlare, spostando gli occhi dalla mia mano tesa al mio viso, sento il mio respiro diventare più corto del solito:

«Il piacere è mio.»-si sforza di fare un mezzo sorriso, allungando il braccio per afferrare la mia mano, mentre le mie pupille si dilatano per lo stupore.

Non so dire se abbia capito che sto mentendo e conosce la donna che ora dovrebbe essere al posto mio, ma non potrebbe essere altrimenti: non avrebbe motivo di aiutarmi dato che non ci conosciamo nemmeno.

«Ehm, bene...» -Edward prende di nuovo la parola, quindi ne approfitto per abbassare la testa e portare una ciocca di capelli dietro l'orecchio per l'imbarazzo che provo davanti a quest'uomo dai capelli buffi e tinti di uno strano colore tra il grigio e il viola: « ... Hannah, ti lascio in buona compagnia.»-mi rivolge uno sguardo profondo e d'intesa, facendomi dimenticare all'improvviso del casino in cui mi ritrovo, quindi sforzo un sorriso quando noto che mi guarda quasi preoccupato, come se avesse capito che c'è qualcosa che non va.
Distolgo gli occhi per il disagio dopo un paio di secondi, notando James alle sue spalle concentrato sullo schermo del suo telefono, con una smorfia talmente seria che sembra esser messo peggio di me in questo momento.
Ritorno a guardare Edward che lancia un'ultima occhiata al fotografo di fronte a me , per poi fare un passo indietro e alzare una mano in segno di saluto.

«Prima di finire passa nel mio ufficio.»-inclina la testa nella mia direzione, facendomi perdere un battito quando realizzo il suo invito, nell'esatto momento in cui James alza di scatto la testa dal cellulare con la fronte aggrottata, tra il confuso e l'incazzato, ma cerco di non dare importanza alla sua reazione e faccio per annuire a Edward prima che mi volga di nuovo le spalle e si allontani, lasciandomi sola.
«Certo.»-dico con un filo di voce, sentendo ancora tre paia di occhi addosso, se non di più, dato che dall'altra parte della palestra stanno mormorando e qualcosa mi dice che sia io il soggetto delle loro conversazioni.

Seguo il figlio di Gordon con gli occhi fino a quando non volta le spalle e sparisce dietro la porta, seguito poco dopo dal suo bodyguard, ma non prima che James mi lanci una strana occhiata, per la prima volta non piena di odio, ma quasi deluso della mia risposta.
Abbasso le sopracciglia sostenendo il suo sguardo per un tempo indefinito, cercando di capire cosa voglia dirmi, ma ci rinuncio non appena assume di nuovo la sua smorfia da strafottente e si incammina alle spalle del suo amico, lasciandomi solo con il fotografo dai capelli strani e sparati sulla fronte come se si fosse appena svegliato.

«Partiamo dal photoshoot per la Cosmopolitan.»-sobbalzo quando mi ricordo della sua presenza non appena inizia a parlare con un tono freddo, ma cerco di mantenere un'espressione il più tranquilla e serena possibile, mentre mi indica di seguirlo con un cenno del capo: se sono riuscita a mentire a Edward guardandolo negli occhi riuscirò a rompere il ghiaccio anche con questo depresso essere umano che di mestiere fa il fotografo.

Ma cos'è la Cosmopolitan?




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