29~ Sono il padre del tuo bodyguard

6.8K 263 26
                                    

Chiudo l'ennesima chiamata da parte di mia madre, più disperata che mai, per poi poggiare la schiena contro il muro della cucina. sbuffando e godendo allo stesso tempo del silenzio che regna in questa casa.

Riporto di nuovo gli occhi sul telefono non appena vibra di nuovo tra le mie mani, indicando l'arrivo di notifiche da parte di soggetti che nemmeno conosco, ma che non hanno di meglio da fare che rompermi le scatole.
Se tre giorni fa il mio profilo sui social era seguito da nemmeno una trentina di miseri parenti, ora sono costretta mettere il telefono in modalità aerea perché non vada in tilt dalle notifiche dei followers.

Mi trattengo dal gettare il telefono per terra per ridurlo in mille pezzi e lo appoggio sul marmo della cucina, provando un forte desiderio di distrarmi.

Non conosco le vie di New York e non ho intenzione di uscire da sola a quest'ora del pomeriggio, anche se sarei uscita volentieri da questa scatola.
Stamattina Ethan si è vantato dicendo che il clima di Torrence è fantastico e ideale per passare l'intera giornata al mare, e Dio sa quanto vorrei essere lì in questo momento, anche se Edward cerca di tenermi vicino.

La giornata di oggi, invece, è stata a dir poco orrenda, mentre ho passato tutto il tempo a guardare fuori dalla finestra le nuvole che coprono il sole e la pioggia che non smette di picchiettare il vetro della finestra.

Eppure ho sempre amato la privacy. Ho sempre voluto passare del tempo da sola per cucinare senza gente intorno o guardare Il mondo di Gumble senza che mia madre mi ricordi di avere più di vent'anni.

Sento un peso sullo stomaco da stamane e continuo a fissare il portone d'ingresso anche a questa distanza, quasi aspettando che rientri da un momento all'altro.

In tre giorni di permanenza a New York James non ha mai passato la notte in questo appartamento e lo vedo meno di quanto lo vedevo nella villa di Gordon, ma ogni volta che mi capita di incontrarlo indossa sempre quei maledetti occhi da sole che li coprono la vista e non capisco mai se mi degna ogni tanto di un'occhiata, per capire se sente la mia mancanza.

Ma mi sembra ovvio che non sia così, dato che è stato lui a decidere di lasciarmi dormire sola in questo appartamento per tre notti di fila, anche se non può sapere che sono talmente fifona da avere paura del buio, come se fossi una bambina di sei anni.

Sarà ritornato al motel in cui ci siamo fermati, ma questa volta con Hilary...

Non so come ho fatto a pensare che avrebbe passato le giornate sul divano gigantesco in mezzo al salone, a due metri da me, mentre mi prende in giro come è solito fare e guardando la televisione.
Mi dava fastidio persino l'idea che avrei dovuto condividere i miei spazi con lui, ma a quanto pare a lui faceva ancora più schifo.

Volgo le spalle alla porta e scuoto la testa per scacciare dalla testa il viso di James a un millimetro dal mio. Vorrei quasi ritornare indietro a quel momento per alzare la testa e studiare tutti i dettagli del suo viso, vedere le sue imperfezioni da vicino, invece di mantenere la testa bassa.

Lavo rapidamente le mani sotto il getto dell'acqua tiepida, per poi avvicinarmi al frigorifero e distrarmi: anche se volessi costringere me stessa a visitare New York, i giornalisti non mi lascerebbero in pace.

Edward mi ha rassicurata dicendomi che mi abituerò, "anche se i paparazzi newyorkesi sono più aggressivi di quelli dei Balcani"- ha detto.

Scuoto di nuovo pa testa e comincio a sussurrare parole senza senso tra me e me, mentre preparo in santa pace, e noia, la mia cena.

«Chissà se verrà?»-farfuglio mentre inizio a tritare il sedano, l'unica verdura che ho trovato nel frigorifero.
Cenare da sola non mi dispiacerebbe, ma non sarebbe bello mangiare un piatto di pasta davanti a lui, mentre si prepara il solito panino.

James, The Bodyguard || ©Tutti I Diritti RiservatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora