5

3.7K 168 12
                                    

Ci sono momenti nella quale non è possibile bloccare il tempo. Devi vivere. Vivere rischiando. Vivere sperimentando. Ma vivere non significa sopravvivere.
Bisogna sempre aprire gli occhi e guardare i dettagli di un mondo pieno di insidie, bisogni, mancanze e rinunce.
Mi alzo di scatto dal letto. Sono sudata e affannata dopo l'incubo avuto in cui Patrick mi faceva male.
Controllo l'ora dallo schermo dell'orologio digitale posto sul comodino e infilandomi una vestaglia di seta, a piedi nudi, raggiungo la cucina.
Il freddo mi penetra nelle ossa. Saltellando e rischiando di bruciarmi le dita, accendo il fuoco riscaldandomi le mani e i piedi.
In breve, la stanza si riempie di calore.
Giro intorno al bancone aprendo la dispensa. Accendo il tostapane infilando dentro delle fette di pancarrè e il bollitore.
Controllo in frigo e recuperando un avocado e delle uova preparo la colazione.
All'angolo della cucina, ci sono ancora i fiori che zia Marin ha disposto in un vaso per rallegrare l'ambiente. Stanno appassendo ma non li toglierò perché mi faranno ricordare lei, la sua presenza in casa.
Spero vivamente che si trovi bene in quella clinica. Emerson ha già provveduto a pagarle un anno di cure in modo tale che io possa occuparmi del debito con l'ospedale.
Il pensiero mi fa attorcigliare lo stomaco. Non so proprio come fare. Posso pagare un anticipo ma non tutta la somma.
Ho solo un mese di tempo prima che qualcuno inizi a pignorare qualcosa. Spero che zia Marin non abbia firmato niente senza prima avere letto per bene anche le clausole. E spero di non essere sfrattata.
Le fette di pancarrè saltano fuori leggermente dorate e croccanti al punto giusto, come piacciono a me. Il profumo invade la cucina.
Le prendo, bruciandomi i polpastrelli, disponendole su un piatto.
Trito l'avocado con olio e pepe spalmandolo sulle fette di pane e sopra dispongo l'uovo prima di chiudere il panino e tagliarlo in due lasciando scivolare come lava il tuorlo.
Salgo in camera con il piatto e una tazza fumante di caffè in mano.
Accendo il portatile e sedendomi comoda alla scrivania, controllo gli annunci di lavoro in ambito pubblicitario.
Ho iniziato come fotografa la mia piccola carriera. Prima ancora ho fatto parecchi lavori. Mi sono dovuta adattare. Sono cresciuta in fretta senza mai allontanarmi troppo da me stessa, trovando sempre un modo per divertirmi.
Lavorare non mi spaventa. Ho solo paura di non avere un futuro roseo. Per questa ragione. Preferisco non pensare al domani vivendo quest'oggi che ho davanti agli occhi senza rimpianti.
Accetto un lavoro di grafica creando subito una locandina per una rock band che si esibirà in un locale in centro il prossimo mese e dei biglietti di compleanno per una ragazza prossima ai suoi sedici anni.
Nel frattempo mangio e tra una modifica e l'altra, avvolta dalla musica classica, controllo anche le e-mail aggiornando i social e aggiungendo una nuova foto sul blog, rispondendo anche a qualche complimento lasciato dai nuovi visitatori del sito.
Finisco di fare colazione in totale tranquillità e senza fretta.
Dalla finestra penetra lieve uno spiraglio di luce che mi spinge ad avvicinarmi ammirando l'alba di una giornata tranquilla.
Porto il piatto in cucina lasciandolo sul lavello e tornando in camera recupero il beauty-case concedendomi un lungo bagno rilassante al gusto di cocco e olio di argan.
Sono sul punto di addormentarmi quando sento il mio telefono squillare.
Esco dalla vasca rischiando di scivolare sulle piastrelle lisce.
Avvolta malamente da un asciugamano corro in camera. Quando arrivo davanti alla scrivania, lo schermo si sta spegnendo. Questo solo per pochi secondi, visto che torna a vibrare rumorosamente sulla superficie andando a cozzare contro il raccoglitore.
Riconosco il numero. Non è la prima chiamata che arriva.
Ieri, quasi subito dopo il colloquio ne è arrivata una ma non ho risposto. Così com'è successo anche ieri sera.
Dopo solo poche ore, sta tornando all'attacco. Non so se rispondere e arrabbiarmi, rovinando così questa giornata partita proficuamente, oppure ignorarlo e procedere con il mio rituale di bellezza rilassandomi ancora, prima di tornare nel mondo degli adulti, dandomi da fare per scegliere bene a chi regalare la mia purezza.
Mordo il labbro. Sto avanzando l'idea di rinunciare. Continuare con i video e rischiare di fallire miseramente.
Il telefono torna a ronzare per la terza volta con insistenza.
Non demorde. Continuerà a chiamare più di ieri. Lo so.
Sospiro. Il dito tra i due tasti. Come se davanti a me avessi una bomba con un conto alla rovescia breve. Il tasto verde farà esplodere tutto, quello rosso mi salverà per qualche altro minuto.
Abbasso la testa, la scrollo. Al diavolo!
«Pronto?»
«Pronto? È così che si risponde dopo circa dieci chiamate senza risposta
Mi siedo sul bordo del letto. «Le hai anche contate. Che cosa vuoi? Mi sembra di essere stata chiara con la tua amica Nan ieri», dico acida. «Se non rispondo è perché non voglio avere a che fare con te.»
«Non mi arrendo facilmente. Non dovresti farlo neanche tu», esclama con un tono tra il divertito e il rilassato. Non sembra neanche ascoltare le mie parole o accettare il mio rifiuto. È come se per lui niente fosse cambiato.
Mi sdraio fissando il tetto dove si trova qualche macchia scura a causa delle infiltrazioni.
Dovevamo fare riparare le assi e le travi ma non ne abbiamo mai avuto il tempo. Non ho neanche avuto l'occasione di ridipingere le pareti, rendendo più accogliente la mia stanza.
«Hai finito di fare la paternale? So per cosa vale la pena lottare. Adesso basta, ti auguro una buona giornata. Io torno alla mia, che per inciso stava andando piuttosto bene prima della tua chiamata», alzo il tono.
«Non vuoi sapere il perché di queste chiamate?» Torna all'attacco.
Ci rifletto. «No».
Sospira. «Siamo partiti con il piede sbagliato io e te. Ti ho chiamato per capire la ragione del tuo rifiuto alla mia proposta di lavoro», dice esasperato. «Cosa non andava di preciso? Hai già avuto a che fare con case da ristrutturare, in fondo stai studiando per questo, sai come agire, come lavorare per riportare tutto in piedi.»
Mi alzo dal letto. «Non c'è una ragione. Non mi è piaciuto il fatto che tu abbia mandato la tua domestica a farmi da cicerone, ad illustrarmi i lavori che vorresti affidarmi», spiego camminando avanti e indietro. «Non hai avuto il coraggio di affrontarmi! Questo la dice lunga su di te», faccio una smorfia. «Adesso non ho tempo di arrabbiarmi. Devo andare. Buona giornata», riaggancio senza neanche dargli la possibilità di replicare.
Metto in ordine la camera e vestendomi esco per raggiungere l'università.
Il tempo fuori, nonostante il freddo, ci regala una splendida giornata di sole. Una nella quale potere approfittare per fare una passeggiata, una corsa, un giro in centro senza fretta.
Seguo svogliatamente le lezioni, impedendo alla mia mente di ripercorrere gli ultimi giorni appena trascorsi.
Sono stati davvero intensi, stressanti, pieni.
Lasciare andare zia Marin su quel taxi con al suo fianco quel medico ieri sera, è stato un po' traumatico. Come essere abbandonati per la terza volta.
Ma so che starà bene. Lei deve stare bene.
E spero che ogni mio sacrifico alla fine non sia vano. Le voglio troppo bene per vederla svanire. E non sono pronta a lasciarla andare. È preziosa la sua presenza nella mia vita.
Poi, ho dovuto tenere a freno i sentimenti che Dan spesso mostra quando mi sente distante o quando inizia ad essere geloso. E per ultimo, non per ordine di importanza, ho dovuto prendere parte ad uno scherzo di cattivo gusto da parte di uno stronzo che non ha neanche avuto il coraggio di guardarmi in faccia e ridere.
Lo avrei preferito alla sua assenza dentro quel rudere.
Mi sono sentita così ridicola da reagire come una bambina. Non ho mai commesso errori del genere. Non mi sono mai comportata tanto impulsivamente e solo per una persona assente, senza scuse.
Insomma, non lo conosco neanche. Non l'ho mai visto. Non può avere un così forte impatto su di me. Non può destabilizzarmi così tanto da modificare i miei atteggiamenti.
Il telefono si illumina segnando una e-mail in arrivo.
Sblocco lo schermo cliccando sull'icona della busta leggendo il messaggio.

Come proiettile nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora