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Una settimana dopo...

Arriva per tutti il momento di dire basta, di arrendersi. Ci sono quei momenti in cui smettere resta la cosa più dolorosa da fare. Perché smettere significa rinunciare. A volte si pensa che essere forti esternamente, combattere sempre ogni cosa con coraggio e con impegno sia facile. Ma smettere è difficile. Perché smettere significa perdere. Questo succede quando subentra la paura di non essere all'altezza della situazione, quando ti ritieni debole e incapace di poter andare avanti mentendo a te stesso, facendo l'ultimo sforzo. Bisogna saper dire basta perché alla fine le cose davvero importanti, le persone che ti amano, restano anche se tu hai mollato la presa.
Forse un giorno avrò meno paura. Forse un giorno capirò davvero che avrei dovuto non lasciarmi andare e che le persone avrebbero dovuto lottare un po' per me. Forse un giorno avrò meno rabbia e più forza per combatterla. In fondo ho solo chiesto un po' di amore. Non ho mai esagerato. Ma imparerò a non chiedere, a non elemosinare sentimenti da chi non ne ha. Imparerò a bastarmi da sola.
«Alza il volume!»
Beverly urla alle altre dalla cucina mentre ce ne stiamo comodamente sdraiate sul divano, sotto i plaid morbidi e colorati, al caldo.
Natalie riscossa dalla gomitata di Emerson, la più vicina al telecomando, afferrandolo preme il tasto aumentando il volume della tv sintonizzata attualmente sul notiziario mentre quando capisce, Emerson prova a fermarla scoppiando a ridere quando cadono entrambe sul tappeto morbido bianco.
Non oso neanche guardare le immagini per paura di vedere quello che più temo. Piuttosto mi alzo, faccio il giro della cucina, rubo il bicchiere pieno di vodka e la bottiglia a Beverly spostandomi nella stanza degli ospiti che, attualmente è la mia per quei momenti in cui ho bisogno di stare sola.
«Dovevate per forza?» Emerson appare contrariata. «Credevo volessi aumentare il volume per un film non per questo programma televisivo. Sai che ha troppa ansia addosso per quello che è successo. Sapere che Travis...» si blocca.
«Tanto lo sentirà lo stesso. Sentite, gli manca quel ragazzo ma ancora di più è scossa per il ritorno di Nic che ha scombussolato la sua vita strappandole via quel momento sereno di cui aveva bisogno. Dobbiamo ricordarci che sua zia è ancora priva di sensi e che lei è scossa per la faccenda della malattia che per fortuna non ha? Oppure del fatto che Travis è ad un piede dalla fossa se uscirà il suo nome insieme a quello di quel maledetto?»
«Non possiamo continuare a parlarne. Ci ha chiesto di non farlo e dovremmo rispettare la sua volontà.»
Mando giù l'intero bicchiere con l'intento di stordirmi, forse anche di ammazzarmi con l'alcol perché sono una codarda.
Alcune sere è stato più difficile sopportare il silenzio. Ci sono parole, attimi, dettagli che tornano nella mente perché basta un niente per essere trascinati indietro, riprovando un po' di quel dolore. Ci sono stati momenti in cui ho sentito forte la mancanza e ho ceduto alla stanchezza, alle lacrime. Non per debolezza, ma solo per amore. Non so cosa sto facendo, so solo che spesso chiudo gli occhi sperando di ritrovarmi altrove.
Non riesco a guardare la tv, ad ascoltare una canzone, persino vedere dei fiori mi fa scoppiare in lacrime come una ragazzina.
Vivo ormai da una settimana nel mio mondo, nella bolla che ho costruito per non stare male, per non sentire alcuna notizia riguardo l'uomo che amo e che potrei perdere, proprio perché da certe situazioni non ne esci e se ne esci devi sempre guardarti le spalle.
«Non fa che stare in compagnia e andare a trovare sua zia», continua Emerson. «Praticamente non fa altro. E se torna in quell'appartamento chiama in preda al panico o esce camminando sotto il freddo verso posti lontani. Sono preoccupata per lei, ragazze. Dobbiamo fare qualcosa. Parlare continuamente di questo non l'aiuterà perché sa di amarlo ma sa anche di non essere pronta a perderlo.»
«E beve. Non che abbia un problema con l'alcol, perché tecnicamente siamo anche noi quelle a farle compagnia portando tutte queste bottiglie ma... è distrutta. Possiamo evitare di accendere la tv? O se proprio dobbiamo farlo guardiamo un bel film.»
«Prima o poi dovrà fare i conti con la realtà. Travis si è "alleato" con Nic per distruggere chi gli ha causato tutto quel dolore quindi non siamo nessuno per giudicare le loro scelte. Non possiamo neanche giudicare lei per avere rotto con lui. Non si sentiva pronta a perdere un altro pezzo importante del suo cuore. Ha ragione ad avere paura. Ma non è ancora finita.»
Mi stendo dopo avere bevuto un altro bicchiere pieno fino all'orlo, decidendo così di concludere la mia serata a base alcolica, visto che non ho niente dentro lo stomaco a parte due popcorn e una liquirizia con la caramella all'interno.
"Buona sera e benvenuti cari telespettatori, sono Josie Smith. C'è giunta notizia che gli animi si stanno infiammano a Washington dopo la potente notizia che ha stravolto le nostre case. A quanto pare Nic Thomas, una spia del governo è uscito allo scoperto ponendo all'attenzione del mondo un fatto grave accaduto circa cinque anni fa in cui è stato coinvolto anche Travis Williams noto come Travis Jones. A fare esplodere letteralmente la bomba mediatica che ha disintegrato le vite delle loro famiglie è stata proprio l'accusa di Nic Thomas riguardo il bruttissimo incidente avvenuto ai danni di molti ragazzi impiegati in missioni di pace che sarebbero stati uccisi perché ritenuti pericolosi. Per anni Nic Thomas, inscenandosi morto e nascosto dal mondo, ha covato così tanto rancore da decidere di stravolgere le sorti di una delle più potenti famiglie di Washington. Una vendetta personale perpetrata per anni, con minacce e..."
Tappo le orecchie. Non voglio più ascoltare. Ma la voce della giornalista è così stridula da torturarmi le orecchie.
"Non sappiamo dove sia attualmente Travis Williams che, a quanto pare non ricorda niente della sua vita e di quei terribili momenti se non qualche piccolo flashback. Si è dimostrato profondamente provato per la notizia che molti dei suoi compagni sotto copertura siano stati uccisi proprio dal suo stesso gruppo, ma rimanete con noi perché presto o tardi riusciremo a scovarlo e ad intervistarlo. Ci rivediamo dopo la breve pubblicità."
Mi rigiro nel letto. Nessuno riuscirà ad intervistarlo, mi dico. A meno che non sia lui a volerlo. È stato addestrato a combattere, a difendersi e forse anche a sparire senza lasciare tracce. Insomma, per cinque anni nessuno è riuscito a trovarlo.
"Ben tornati cari telespettatori. Ecco a voi uno dei filmati tanto attesi del momento. Oggi il primo importante arresto per omicidio..."
Ci sono riusciti? Tipico. Hanno qualcosa in comune quei due: la capacità di arrivare ai loro scopi.
Il telefono inizia a ronzare. Non posso spegnerlo perché potrebbero chiamare dalla clinica, per cui inserisco la segreteria. Non ho voglia di sentire nessuno. Non che io abbia chissà quanti amici per il mondo, si intende.
Lo schermo si spegne un momento prima della notifica di un messaggio in arrivo che leggo direttamente dal blocco schermo.

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