11-Beata ignoranza.

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In questo momento vorrei essere Hoseok per non capirci niente. So piú di quel che devo. Tutti quegli avvenimenti -che molto probabilmente non sono gli unici- possono essere i fattori perfetti per una guerra. Voglio sbagliarmi con tutto me stesso, ma in questo mondo vige un equilibrio molto precario e non tutti si riguardano dal mantenerlo. Avanzo a passo svelto nel viale della villa, Hoseok è dietro di me e lo sento andare a fuoco per la rabbia. Appena avrò il tempo gli  spiegherò qualsiasi cosa. Se è vero che Victor ha fatto ciò per avere un erede voleva dire che era alle strette e, sopratutto, il peso che grava sulle spalle del neonato e piú grande di quello che ci si immagina. Adesso è suo erede e non solo noi lo sappiamo, qualcuno si metterà sulle tracce del coltello e quelle di Hoseok. Devo nascondere uno e preparare l'altro.

"Mi vuoi dire qualcosa, cristo santo" Il ragazzo comincia a fare lunghi respiri, per cercare di mantenere la calma.

"Nel nostro mondo avvengono guerre continue, come in quello umano, alcuni freddi odiano i caldi e viceversa. La pace è sempre stata effimera e ciò di cui mi ha parlato Taehyung sono fattori che ne potrebbero far scattare una guerra bella grossa"

"Si, ma cosa ci incastro io, cosa ci incastra quel coltello?" Domanda.

"Adesso ci incastri piú di quanto tu non voglia, sei l'erede di Victor, ha fatto quel gesto per non perdere la proprio discendenza. Sei un lupo Puro e anche solo respirando stai pestando i piedi a qualcuno." Entriamo in casa, adesso la priorità è insegnare a Hoseok tutto ciò che so. Guardo il ragazzo e capisco che sta per avere una crisi, il suo battito cardiaco corre all'impazzata e stringe i pugni. Comprendo ogni goccia della sua rabbia, Victor non aveva il diritto di legare un ragazzo al suo sangue in questa maniera. Mi giro verso di lui, sta diventando rosso in viso e serra le mascelle con troppa veemenza.

"Mi dispiace. Vorrei dirti che non è vero, ma ti mentirei. Come ho detto il nostro mondo funziona come il vostro." Le uniche parole che mi escono dalla bocca.

"Si, ma io, non ho chiesto a nessuno di entrarci. Non ho chiesto a quel cosa mutaforma di trasformarmi. Finito il tutoraggio me ne torno a casa mia, come se niente di tutto ciò fosse mai esistito." Mi viene sul viso ad urlare. La cosa migliore e portarlo fuori e farlo calmare.

"Vuoi venire con me?" alzo la mano a palmo aperto. Lui la guarda e fa una risata nervosa.

"Come fai a mantenere questa calma in tutto, come fai? Eh. Con quel tuo faccino angelico." Fa un passo indietro.

"Solo perchè non esprimo le mie emozioni non significa che non le provi. Non mi conosci" Prendo il suo braccio, se vuole trasformarsi lo farà fuori, in casa farà solo danni. Si lascia trascinare senza altre repliche, forse le mie parole lo hanno smosso. Appena arriviamo fuori si stacca da me, stendendosi sull'erba come un momento fa.

"Anche io sono diventato un demone non volendo, capisco ciò che stai provando. Dopo la fine del tutoraggio potrai fare quello che vuoi, scappare o diventare un politico, una pornostar. Però sarai sempre l'erede di Victor, qualcuno verrà a cercarti" Ogni volta cerco di essere distaccato dalle emozioni altrui, ma non ci riesco. Vado a stendermi sull'erba, accanto al ragazzo. Lui trattiene il fiato e poi si lascia andare, non so cosa stia facendo, ma il suo cuore rallenta.

"Io non sono l'erede di Victor, sono Hoseok. Non voglio i suoi problemi, tornerò alla mia vita il prima possibile." Fissiamo assieme le nuvole che passano sopra di noi, quanto avrei dato per essere una di loro. Scivolare via, ignorando i problemi di tutto e di tutti.

"Lo so, Hoseok. La scelta è tua, ma non ti prometto che sarà facile. Cercherò di fare del mio meglio per aiutarti" Sarò sempre la spalla degli altri, quella che a me non hanno mai riservato.
Lui rantola qualcosa mentre continua a guardare il cielo.

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