Nascondo il coltello nella fodera della giacca, di sicuro lo troveranno se iniziano a controllarmi, ma mi dovrò proteggere in qualche modo, no? Posso usare questa scusa. Per il cuore ho già in mente un piano, mi inventerò una storia: mi hanno rapito, torturato, poi mi hanno fatto un incantesimo, una sorta di esperimento, sono stato una cavia. Poi gli racconterò che sono scappato il prima possibile, appena mi si è palesata l'occasione. Per i vestiti userò la scusa, presuntuosa, che il figlio di Marcus deve vestirsi bene pure da malato. Anche se il figlio di Marcus si sta vestendo bene solo per ucciderlo. Riuscire a dimenticarmi di casa mia non è stato un gioco da ragazzi, tutti quei ricordi, il dolore, ci hanno messo del tempo per tornare nel loro buco oscuro, anche adesso cercano di attaccarmi, ma non li lascio passare. Il passato al passato, una scelta migliore sarebbe il passato alla cenere, ma ancora non me la sento di distruggere la casa. Oltre ad essere il rifugio di ricordi pericolosi, è il posto dove ne sono nati di nuovi e sopratutto non posso lasciare cali senza casa. Per riprendermi, dalla confusione, ho noleggiato un'altra camera d'albergo, visto che la febbre non mi da pace e non riesco a fare più di due cose insieme senza sentirmi male. Stanotte, oltretutto, ho fatto la peggior dormita della mia vita. Incubi, brividi e sudore non mi hanno dato tregua. Sono troppo suonato e adesso è il momento di passare all'azione. Non importa come sto, quello che andrò a fare o come lo farò, l'importante è farlo. Do un'ultima occhiata nel grande specchio nel bagno. Faccio veramente schifo, sul collo mi si è aperta una piccola ferita nera che non accenna a guarire. Gli occhi sono iniettati di sangue, circondati da quelle borse violacee. Vorrei tanto tagliarmi di mia spontanea volontà, ma ho paura di non guarire in tempo e di trovare una brutta sorpresa. Magari scopro che è solo un sogno, non sto tornando a vivere e continuerò a vedere sgorgare sangue nero nelle vene. Perchè ancora non ci credo, non è possibile. Mi do un'ultima sciacquata al viso e mi asciugo. Penso di essere pronto.
"Bene è il momento, non fare cazzate" Ultimamente parlo da solo piú del solito, la febbre alta mi fa delirare però e come se mi facessi compagnia. Ok, Jimin, lascia perdere e muoviti. Mi concentro e penso al covo scavato nella pancia della caverna. Umido e buio, un luogo perfetto per le persone viscide come lui . Tornerò ad indossare i panni del figlio di Marcus, sperando che questa sia l'ultima volta. Deve essere l'ultima volta. Ripesco le coordinate e mi teletrasporto. Percepisco subito il cambio di temperatura, inizio a tremare mentre il cervello pulsa come è di consetuo in questi giorni. Provo a mettere a fuoco il posto: davanti a me c'è solo la scrivania vuota, con cartine, penne e quaderni illuminati da una luce scabra. La puzza di sigaro e acqua di colonia c'è, ma lui no. Confuso mi guardo intorno per quanto mi è possibile, questo teletrasporto mi ha debilitato piú di quanto pensassi. Devo essere acuto e scaltro quando attaccherò, non ho molte energie.
Dopo essermi fissato nel vuoto, realizzo che la stanza è vuota per davvero. Dove sta? Apro il separé che divide "l'ufficio" di mio padre dal resto della caverna, sbucando nell'enorme camera. Il centro del covo, illuminato da qualche lampadina a Neon. Anche lì ci sono diverse scrivanie, con dei ragazzi dietro ai tavoli. Due o tre? Non riesco a metterli a fuoco per bene. Ovviamente si sono accorti di me, all'unisono si alzano dalle sedie facendole strusciare sul pavimento ruvido. Il rumore mi gratta il padiglione auricolare. Che rumore odioso. Alcuni si inchinano, altri rimango a fissarmi a bocca aperta. Riconosco un accenno dell'odore di mio fratello, deve essere lí da qualche parte.
"Jihyun? Jihyun? Padre?" Faccio un passo avanti in cerca di sostegno, la grotta ha iniziato a sdoppiarsi e a vorticare tutto d'un colpo. Non posso svenire ora, cazzo.
"Signorino Park, ma lei?" Qualcuno mi parla.
"Ma io?" Alzo la voce, mentre qualcuno mi afferra per i bracci. Mi sento venire meno, le mie energie mi stanno facendo ciao.
"Lasciatemi, ce la faccio da solo" Urlo indignato e mi metto in piedi. Con difficoltà cerco di centrarmi nel personaggio.
"Jimin, ma tu?" Cosa sono tutti questi 'ma', è un semplice cuore che batte stronzi. Reggo un pò la gravita, cercando di fermare la grotta con la mente.

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INFECTION
FanfictionNella vita di tutti giorni, Hoseok compra un coltello per la sua adorata collezione, tutto bene finchè non si distrae per un secondo e si taglia accidentalmente. In quel momento il suo sangue viene infettato e contro ogni suo volere diventerà qualcu...