22- Traditore

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[Attenzione questo capitolo contiene scene violente e crude]

"Non potete romperle" Faccio notare ai ragazzi dopo l'ennesimo tentativo di sfuggire alle manette. Mi accorgo ben presto che non sono semplici manette d'acciaio o ferro, ovviamente hanno qualcosa di magico al loro interno per evitare di trasformarci, visto che ogni volta che ci provo iniziano bruciare.

"Zitto tu, non stai facendo niente per salvarti la pelle" Risponde l'altro ragazzo, che ho capito chiamarsi San. Ha ragione, non sto facendo niente, non perché mi piaccia morire, ma semplicemente perchè non possiamo fuggire dal covo del nemico. Questo posto ci è ignoto e siamo legati, chiusi in una cella.

"Maledetti" Grida Alexius e mentre sbatte per l'ennesima volta le manette sul ferro, vedo i tratti di suo padre farsi strada, tutti e due cocciuti come pietre. Speravo fosse piú esperto di me, ma probabilmente anche il piú esperto degli uomini non sa come tirarci fuori da questo casino. Nel frattempo le altre celle si sono calmate, poche persone cercano di pianificarsi, mentre altre se ne stanno in silenzio, quasi anticipasseto la loro morte. Da quanto ho capito gli stessi funzionari caldi sono li in mezzo, non abbiamo piú nessuno dalla nostra parte. Hanno fatto un lavoro delizioso quei bastardi.

"L'unico modo che abbiamo di agire è aspettare che ci portino via. Non possiamo fare niente in questo buco." Ripeto agli altri. I bracci legati dietro alla schiena iniziano a farmi male, quante ore sono passate, due, tre?

"E come? Se non ci liberiamo?" Continua San.

"Quello grosso è stupido, lui ha le nostre chiavi. Se le dividono." Interviene il ragazzo della cella accanto.

"Si, ma non avremo il tempo di slegare tutti quanti." Lo fa ragionare un suo amico. Ha ragione, di sicuro non potremo perdere tempo dopo l'attacco, se mai ce ne sará uno. Se solo potessi parlare con Taehyung o Jimin, qualcuno, per creare un piano e avere un punto di appoggio.

"Sappiamo almeno cosa vogliono farci? Non siamo sicuri se ci uccideranno uno per uno o tutti insieme." Dico buttando giú l'umore a tutti, la cosa è controproducente, ma devo domandare.

"Dobbiamo provarci in qualsiasi modo, anche se dovessimo accendere un fuoco già spento." Il ragazzo ha sicuramente piú grinta di tutti quanti messi insieme. Anche io voglio ribaltare quegli stronzi, il problema è capire da dove iniziare.

"Non facciamoci mettere i piedi in testa." Urla l'uomo della cella accanto alla nostra, battendo le mani sulle sbarre. La ragazza accanto a me alza lo sguardo spaventata. Il figlio di Dominic invece ascolta attento.

"Su, tutti quanti, pure voi linci, non ci siete mai stati simpatici, ma dobbiamo combattere." Tutti i ragazzi della cella si alzano e prendono a battere sulle sbarre, altre persone si uniscono schiamazzando. Capisco cosa vogliono fare, si stanno fomentando l'uno con l'altro, scandendo un ritmo,vquello della guerra. Continuano a battere le manette sul ferro. Mi alzo in contemporanea con Alexius, catturato da tutto quel movimento.

"Anche se questo significa lasciarci la pelle, non dobbiamo arrenderci" Urla poi e una scintilla di adrenalina si smuove dentro di me. Le anime di quelle persone si stanno accendendo lentamente, nessuno vuole morire, nessuno vuole perdere senza battersi. Secondo dopo secondi capisco sempre di piú perché ci chiamano caldi. Mi unisco al ritmo e inizio a sbattere i piedi sul ferro. Guardo la ragazza dietro di me e infondendogli fiducia con lo sguardo, la invito ad alzarsi. Ha i capelli neri lucidi e degli squillanti occhi castani. Non perde tempo, le faccio spazio e pure lei inizia a battere per fare rumore. Il baccano si fa sempre piú forte, sento qualcosa crescere dentro di me piano, piano, qualcosa che percepivo solo quando ballavo con altre persone. L'emozione di condividire lo stesso ritmo, la stessa "musica" con altra gente. Però questa volta è più forte, pare una sensazione antica, nascosta da tempo. La sento infiammarmi i muscoli e scaldarmi il cuore. È la musica della vita.

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