14- India

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Carico lo zaino sulla spalla e scendo, trovando Jimin con un piccolo zainetto di pelle sulla schiena. È sabato e stiamo partendo per la missione in India, oltre ad essere euforico per il viaggio, sono stramaledettamente in ansia per la missione. Ad un certo punto rimarrò solo e non penso di essere capace a gestire la situazione.

"Prendi il coltello e andiamo" Si raccomanda. Nelle ultime ore Jimin è stato piú strano del solito. Sembra avere la testa da tutt'altra parte, ho cercato spesso di chiedergli cosa avesse, ma rispondeva sempre di stare bene. Mah. Faccio come dice e raccolgo la scatola nera, ormai quel coltello è diventato la mia nemesi.

"Sono pronto" Il teletrasporto non renderà la gioia del viaggio, ma è meglio di niente. Tocca la mia spalla e, in un battito di ciglia, siamo davanti alla casa che Taehyung ha scelto.

"Ben arrivati" Il ragazzo in questione ci saluta sorridente davanti alla porta. In realtà sarebbe dovuto venire domenica, ma ha fatto una delle sue magie procurandosi del tempo libero, per godersi il posto assieme a Jungkook. Abbiamo insistito perchè partissimo prima pure io e Jimin, ma quest'ultimo ha rifiutato quasi istantaneamente la nostra offerta. "L'allenamento è importante,non dovviamo perdere tempo". Molto probabilmente era solo una scusa. Comunque eccoci quà, ci troviamo davanti ad una casa rossa, un pò fatiscente, la quale ci ospiterà all'incirca per due giorni. Nel complesso l'ambiente circostante pare tranquillo. La strada sulla quale affaccia, non è molto trafficata visto che ci troviamo distanti dal centro.

"Ciao ragazzi" Alzo il capo e vedo Namjoon sbucare dalla finestra, con un sorriso enorme. Uno strano calore mi smuove da dentro e sorrido, salutandolo. Jimin si limita ad alzare il capo.

"Scendo" Annuncia il ragazzone. Il tutoraggio di Namjoon è complicato, studia fisica all'università e in nessun modo ha accettato di prendersi una pausa, quindi Taehyung lo addestra la sera, è una faticaccia per entrambi. Durante questi giorni ho avuto l'oppurtunità di parlarci solo due volte. Anche lui è restio al cambiamento, ma non può fare altrimenti. Nam arriva e mi si para davanti abbracciandomi, solitamente non sopporto il contatto fisico con chi non conosco molto, invece con lui mi viene spontaneo, a quanto pare averlo accettato nel gruppo significa fidarsi di lui. Gli do una pacca sulla schiena e lui ride.

"Tutto bene con l'allenamento?" I tre demoni entrano in casa.

"Beh, non è cio che desideravo, ma so gestirmi" Le occhiaie sul suo volto sono il prodotto delle lezioni notturne.

"Non consumarti troppo però" Gli do un'altra pacca sulla spalla, abbastanza preoccupato.

"Lo so, mi sto impegnando. Non sono veloce quanto te, ma ho imparato a gestire la trasformazione, è un buon inizio. Ah, e so fare questo." Sorride mostrandomi le zanne. Io ho ancora problemi a tirarle fuori a comando. Sbuffo facendo un goffo tentativo di imitarlo, ma non riesco. Lui ride e gli do una gomitata nelle costole...in amicizia.

"Dai entra" Mi si mette dietro e spingendomi per le spalle, mi fa entrare nella casa. Sbuco in quella che dovrebbe essere la sala. L'arredamento è scarno, c'è giusto lo stretto necessario: un vecchio divano, un comodino con sopra una tv e un tavolo con qualche sedia. Lascio Namjoon e cerco la mia camera, Taehyung mi ha riferito che si trovava all'ultimo piano. Arrivo alla stanza e sento l'odore di Jimin. Apro la porta e lo trovo intento a spogliarsi. Rimane bloccato a petto nudo con la maglia infilata per metà.

"Che ci fai qui?" Chiede.

"È camera mia." Aggrotto la fronte, mentre poso coltello e borsone. Finisce di vestirsi, s'è messo una maglia bianca, con uno stile orientale.

"No, questa è la mia" Dice convinto. Ho sbagliato? Esco e noto che è proprio quella, all'ultimo piano, anche perchè non ci sono altre stanze.

"No, è mia" Sento qualcuno salire le scale e una chioma bionda sbuca dalla porta.

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