La villa di Camila era spaziosa, tutta su un piano, come le classiche case cubane, con un bel giardino sul retro, un cucina di media grandezza e un grande salotto. L'unica pecca di quella casa erano i servizi, con tante stanze da letto vi era un solo bagno, perciò tutti e dodici i ragazzi avrebbero dovuto fare mega turni la mattina. Per evitare che le ragazze si impossessassero del bagno per ore, i ragazzi avevano pattuito, la sera stessa arrivati a Cuba, di alzarsi prima e sbrigarsi in anticipo, per lasciare poi libero arbitrio del bagno alle ragazze. Quella sera, stanchi dal viaggio e affamati, decisero di restare in casa per cucinare tutti insieme e divertirsi nella villa, per riposare un po' di più e prepararsi al vero primo giorno di viaggio, la mattina dopo.
Contrariamente a quello che ci si aspetta, la cucina era invasa dai ragazzi che si davano una mano a vicenda per cucinare qualcosa, mentre le ragazze apparecchiavano e sceglievano la musica da mettere. Camila si offerse di uscire per fare la spesa, dato che mancavano parecchie cose nel frigo, così Matthew si premurò di chiederle se aveva bisogno di un aiuto, e lei lo tranquillizzò. Lauren si preoccupò all'idea che Camila andasse in giro da sola, così davanti ai suoi amici non disse nulla ma prima che la ragazza uscisse di casa, il capitano sgusciò via dalla cucina per raggiungerla alla porta di ingresso. Le ragazze nel salottino potevano vedere i due interagire mentre connettevano uno spotify alle casse e litigavano per quale musica mettere di sottofondo, ma Lauren sembrò non interessarsi alla loro presenza, e a primo impatto nemmeno le sue amiche sembravano far caso ai due.
"Camz... Sicura di non aver bisogno di una mano?", la voce di lui esce il più possibile rilassata, nonostante la preoccupazione di fondo.
"Certo, Lau, vado sempre in giro da sola... Mamma c'è sempre stata poche volte, lavora tutto il giorno. Ho sempre fatto tutto da sola", sorride tranquilla la ragazza.
"Beh, sì ma adesso non sei sola... Potresti approfittare della presenza di qualcuno di noi!", apre le braccia lui per essere più convincente. A Laurin l'idea che Camila andasse in giro sola, verso sera, dopo aver visto come i ragazzi le ronzano attorno in modo molesto, per gli standard americani, proprio non andava giù. Ma se aveste chiesto al capitano, se fosse geloso di Camila, lui vi avrebbe risposto assolutamente no, che sarebbe una follia. Scacciava questa idea dalla sua mente, come scacciava l'idea che la morte di sua madre ancora gli facesse un male atroce. Però a suo favore, posso dire che non è da molto che Laurin prova nel suo profondo più viscerale e nascosto un po' di gelosia nei confronti della sua amica cubana. Più tempo passavano insieme, più si facevano più vicini, e più questo accenno di gelosia prendeva una forma più definita, ma adesso questa sensazione era ancora così indefinita, celata e governata dal ragazzo, che non avrebbe propriamente mentito, e non possiamo biasimarlo, se vi avesse risposto che non prova gelosia per Camila.
La ragazza lo guarda più a fondo, accennando un sorriso diverso da quello precedente, uno più dolce e intenerito. Il capitano non lo sapeva, ma Camila riusciva a vedere degli sprazzi dell'interiorità di lui, che nemmeno Laurin ancora sapeva di avere dentro. Camila riusciva a leggerlo nei suoi occhi oceano, ma non gli disse nulla. Fece finta di niente e accarezzò il suo viso, ancora una volta chiedendosi dopo il perchè lo avesse fatto.
"Sta tranquillo, capitano. Credimi, in questa zona avrei più potere io di salvare uno di voi, che non voi di salvare me. La gente mi rispetta, mi conosce... Non ho mai rischiato nulla."
"Okay... Come vuoi. Anche se a me non piace che-", Camila alzò un sopracciglio, iniziandosi a divertire dato che Laurin stava buttando fuori dal niente una possibile prova della sua gelosia, e a quella espressione furba di lei si bloccò subito, pensando su come cambiare la frase per non darla vinta alla sua amica.
"Sì, capitano? Non ti piace cosa?", lei stringe gli occhi a fessura, facendolo ridere, cercando di entrare con lo sguardo dentro di lui.
"Non mi piace che devi portare le buste da sola. Insomma non sfruttare tutti questi muscoli è un peccato!", si alza la manica della maglietta e stringe i muscoli del braccio, tastandoselo con l'altra mano. Ovviamente era un gesto ironico, Laurin non è mica un bonaccione del genere. Camila scoppiò a ridere, sapendo che il suo amico non è affatto serio quando fa uscite del genere, prendendosi però il gusto di guardare quel fascio di muscoli che erano le braccia del playmaker senza dargli la soddisfazione di pensare che le sia piaciuto quel gesto.
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La figlia del coach || Camren Fanfiction
FanfictionNelle giovani squadre dei licei americani, che siano di basket o di baseball, vige una regola non scritta, una regola infrangibile. Nata così tanti anni fa, da diventare tradizione tramandata fino alle nuove generazioni di giovani atleti. Agli occhi...