Valerie segnò un altro appuntamento con il ragazzo. Decisero di incontrarsi due giorni a settimana e di riprendere il percorso interrotto bruscamente cinque anni fa. Mike fu contento di sapere, in chiamata, da suo figlio che avesse trovato il coraggio di rimettersi in gioco, e tranquillizzò il ragazzo sulla spesa delle sedute, dicendo che avrebbe pagato lui e che il figlio non avrebbe dovuto usare il suo stipendio liceale. Laurin nonostante le emozioni crude e difficili di quella seduta, si sentì subito più sollevato, dopo soltanto il primo incontro, e Camila ne fu talmente felice da proporre di trascorrere l'intera serata in spiaggia con lui, prima della prima partita di torneo del giorno dopo. I due si baciarono senza fine, quella sera, tra conversazioni sulla vita, battutine solite e risate mischiate con la salsedine del suono delle onde.
Camila seduta già da ore sull'asciugamano steso sulla sabbia, affianco al capitano, con le gambe rannicchiate, appoggia la testa sul suo palmo della mano e guarda Laurin, viaggiando veloce con gli occhi sul suo viso, sorridendo, presa dalla sua bellezza divina. Quando la voce lasciò quelle labbra femminili e carnose, con quel tono sottile e caloroso, Laurin credette di stare in paradiso.
"Lo sai che mi hai spiazzato oggi pomeriggio...?"
"Per cosa?"
"Quando hai detto che per te sono... Come una mamma...", lei sorride dolce.
"E' un bel casino, vero?", dice lui, consapevole dei nodi psicologici che si intrinsecano dietro quel dato di fatto.
"Già... Sei proprio incasinato, Laur...", dice lei e accarezza il viso di lui con amore, lui annuisce con un mezzo sorriso e gioca con la sabbia distrattamente.
"Lo so... Non è questo che dovrei cercare in una ragazza... Non mia madre. La fidanzata deve essere una fidanzata, non una mamma... Le so bene queste cose, infatti mi sono tenuto lontano dalle ragazze da sempre, Camz... Non sono mica scemo, che decido di fare lo scostante così, giusto per far soffrire i miei ormoni...", la ragazza lo ascolta con pazienza, innamorata, senza alcuna pretesa, finchè una domanda non colpì la sua testa.
"Perchè non ti sei tenuto lontano anche da me, allora..?", lui rise piano, sarcastico.
"Ci ho provato... Ma non sono riuscito a tenermi alla larga da te.", lei alza le sopracciglia sorridendo tranquilla, e lo prende in giro, già sapendo i motivi che lui non riesce a spiegare.
"Magia, eh??", lui ride.
"Ma che ne so..."
" Vediamo un po'... Forse ti era facile tenere lontane le altre... Perchè le altre non avevano ciò che cercavi?", dice lei con tono fintamente riflessivo.
"Ecco brava... Dillo tu al posto mio, dato che mi sento troppo scemo a dirlo ad alta voce.", risponde lui, sbuffando dopo e aprendosi in una risata.
"Quindi io ho ciò che cerchi... E davanti ad una ragazza che ti colma quel bisogno... materno e incasinato... Non hai saputo resistere."
"Amen.", il ragazzo fa un'espressione sommessa e schiocca lingua e palato, a disagio.
"Mi piaci lo stesso, Lau...", dice lei, mordendosi il labbro in un sorriso, cercando di tranquillizzare lui che era diventato teso e rideva d'imbarazzo più frequentemente.
"Io non mi piacerei, al posto tuo."
"Tu pensa per te, capitano, che a me ci penso io!", ride lei spintonandolo, "E poi non sei andato tanto di lusso tu, con me."
"Dici?"
"Sono piena di casini anche io, Laur, lo sai... Sai quanti problemi psicologici mi ha dato la mia situazione familiare? Non hai idea...", dice lei tranquilla, ridendo.
STAI LEGGENDO
La figlia del coach || Camren Fanfiction
FanfictionNelle giovani squadre dei licei americani, che siano di basket o di baseball, vige una regola non scritta, una regola infrangibile. Nata così tanti anni fa, da diventare tradizione tramandata fino alle nuove generazioni di giovani atleti. Agli occhi...