69. Rough Diamond

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Miami Beach, spiaggia privata di proprietà Jauregui Cabello. Corpo mulatto dalle curve decise e morbide, bikini a fantasia bianca con delle foglie di bambù verde acceso, capelli mossi nero carbone. La ragazzina di tredici anni è seduta sulla sabbia rovente, lasciando che i granelli si appiccicassero al suo corpo senza darci troppa importanza, le gambe ranicchiate e trattenute dalle braccia. Un ragazzino al di fuori della spiaggia privata è impegnato a giocare a calcio con i suoi amici, d'improvviso tira una pallonata troppo forte che supera la recinzione puntellata nella sabbia con dei paletti di legno. Lui si stacca dal gruppo e corre verso il suo pallone, saltando la recinzione.

"Scusami...! Puoi passarmi il pallone?", chiede distratto lui. La ragazzina si gira verso di lui per guardarlo e per un momento gli occhi di lui si pietrificano nei suoi, verde oceano. Lei fa un sorriso calmo, intuendo l'effetto che ha avuto su di lui, e fa uno sguardo istintivo che rende i suoi occhi più assottigliati ed accattivanti. Si gira per afferrare il pallone arrivato vicino a lei e se lo gira tra le mani.

"Non dovreste far volare in pallone qui dentro... E a dire il vero non dovresti esserci nemmeno tu...", dice calma e divertita.

"Uhm, lo so è che... Non ho controllato molto bene il tiro.", lei lo guarda per qualche secondo e poi gli tira il pallone tra le mani.

"Va via, se mio padre ti vede ti fa secco.", lo dice lei stessa con tono minaccioso, rispettando a pieno le idee di suo padre.

"Wow, deve essere un tipo tosto!", ci scherza su il ragazzino.

"Non sei di qui, vero?", trae conclusioni lei.

"Trasferito da poco... Vivo in periferia, nel 305, vengo qui a giocare in spiaggia con i miei amici."

"E i tuoi amici sono stati tanto stronzi da far scavalcare te... O forse vogliono solo salvarsi la pelle...", le viene da ridere. Il ragazzino diventa sempre più incuriosito da lei.

"E' tipo qualcuno della malavita?"

"Chi?", perde il filo, lei.

"Tuo padre!"

"Ma no! Che cavolo... E' il capitano dei Miami Heats. Abbiamo tanti soldi, in famiglia, e tante proprietà... E poi mio padre mi adora, perciò è ben attento a ciò che faccio.", il ragazzino storce il naso.

"Che palle... Mi suona un po' noioso."

"Non direi... Mio padre è fantastico, lo adoro.", lo sguardo sognante e sincero della ragazzina lo fa quasi scoraggiare a provarci con lei, credendo di non poter proprio competere con suo padre, decidendo di cambiare discorso.

"E' già il terzo giorno che ti vedo qui tutta sola... Non hai amici?"

"Certo, è che amo spendere del tempo da sola, con me stessa. Gli amici li vedo in altri momenti...", lei aveva un modo tutto particolare di parlare; un tono a tratti malizioso e sexy, a tratti sicuro di sé ed invincibile. Quel ragazzino in spiaggia non è il primo a sentirsi inevitabilmente stregato dall'energia mistica del suo modo di essere.

"E che fai tutta la mattina così?"

"Osservo l'oceano, no?", il ragazzino sembra non capire.

"Come ti chiami?", non riusciva più a scollarsi da lei, come se una forza invisibile lo avesse messo sotto incantesimo e riuscisse a stento a buttar fuori le parole. Lei si volta verso di lui e tira fuori un altro sorriso.

"Michelle", fa uno scatto col viso per dirgli 'e tu?'.

"Carlo..."

"Col kappa? Sei cubano?"

La figlia del coach || Camren FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora