La mattina seguente, i due ragazzi si alzarono pressappoco nello stesso momento, ma Laurin scese in cucina prima di Camila, trovando Alejandro con una brutta cera in viso, che preparava delle omelette. Il ragazzo aveva addosso un cargo verde militare e degli anfibi marroncini, con su una semplice maglietta bianca, un abbinamento che amava per andare a scuola, e salutò il suo coach calorosamente, come ogni mattina, dandogli una pacca sulla spalla. L'uomo girò il viso sorridendo in modo sincero al ragazzo.
"Tutto bene, coach? Sembra molto stanco...", si preoccupa il ragazzo.
"Non ho dormito molto stanotte, ragazzo... A volte capita."
I passi di Camila che scendeva le scale risuonarono, facendo andare sull'attenti suo padre, che si voltò verso l'ingresso della cucina per guardare sua figlia. La ragazza aveva i capelli sciolti e lisciati con la piastra, il solito inseparabile eyeliner agli occhi, un jeans blu aderente a vita alta con delle balenciaga tutte bianche, abbinate con una felpa crop bianca. Entrambi i ragazzi guardarono Camila, con differenti motivi, ma facce identiche. Camila alzò il viso verso di loro, che erano davanti ai fornelli, e scoppiò a ridere, ritrovandosi due visi imbambolati con le bocche semi aperte in modo distratto, che viaggiavano sul corpo della ragazza.
"Buongiorno! Che sono quelle facce??", dice lei divertita. Per Laurin non era una novità guardarla in quel modo, ogni giorno, squadrando il suo outfit della giornata trovandola sempre sexy in ogni tipo di abbinamento. Il coach, invece, sembra essersi svegliato, dopo quella notte, e cominciò a vedere improvvisamente ogni piccolo dettaglio di sua figlia, che gli scatenava una gelosia paterna davvero difficile da gestire. Laurin, non rispose distogliendo subito lo sguardo e impiattando, ritrovando la concentrazione, mentre Alejandro crucciò l'espressione.
"Buongiorno tesoro... Non pensi che vada a scuola troppo... Agghindata?", chiede titubante suo padre, sapendo di non essere mai stato un padre padrone e geloso, e quasi si sentiva scomodo nel dar voce a queste sensazioni nuove. Camila alza la testa verso di lui con uno sguardo scandalizzato, come se avesse appena visto un fantasma.
"Uhm... Scusa? Che significa, papà?", l'uomo si pente immediatamente cercando di salvarsi in calcio d'angolo.
"No, voglio dire... Per le norme scolastiche, sai..."
"Pà sono andata a scuola vestita anche peggio di così, sinceramente...", lui annuisce facendo morire il discorso, imbarazzato. A Camila, vedendo in che modo repentino suo padre lascia cadere la conversazione, nasce un sorriso intenerito e furbo allo stesso tempo.
"Papi sei diventato geloso?", dice lei, stuzzicando suo padre e scoppiando a ridere, mentre si sporge verso di lui e lo puntella con la forchetta sulla pancia, facendolo ridere per il solletico.
"Ma quale geloso! Lo sai che non sono un padre geloso.", si difende lui, che piuttosto che ammettere di aver provato quell'emozione si taglierebbe i testicoli.
"E non sei nemmeno un uomo geloso... Mamma lo dice sempre.", puntualizza lei per poi guardare Laurin e alzare un sopracciglio come ad sottolineare una caratteristica che suo padre e il suo ragazzo avessero in comune.
"Esatto. Non sono geloso nemmeno con tua madre.... E comunque lo dico per te, non perchè sono geloso! Sai quanti ragazzi potrebbero darti fastidio?"
"Questa non è gelosia?", mangia Camila guardando in modo inquisitorio suo padre, furba.
"No...! E' solo dire la verità!", si discolpa ancora una volta lui, facendo ridere la ragazza, intenerita e sorpresa dalla gelosia del padre. Era un modo come un altro per darle delle attenzioni, e a Camila le attenzioni di suo padre servivano eccome.
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La figlia del coach || Camren Fanfiction
FanfictionNelle giovani squadre dei licei americani, che siano di basket o di baseball, vige una regola non scritta, una regola infrangibile. Nata così tanti anni fa, da diventare tradizione tramandata fino alle nuove generazioni di giovani atleti. Agli occhi...