66. A particular goodbye

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La notizia della dolce attesa sembra aver riportato in vita Laurin, che da mesi ormai fingeva di non essere terrorizzato dall'idea di non poter dare alla luce dei bambini. Non passava minuto senza un enorme sorriso in viso, e prese a viziare Camila più di quanto già non facesse. Colazioni a letto ogni mattina, e quando doveva scappare a lavoro, le ordinava da asporto i migliori cornetti italiani di New York, e un fattorino giungeva al loro appartamento con una rosa previamente ordinata dal ragazzo, facendo ridacchiare la cubana che, ormai abituata a vedere sempre quel ragazzino sui 17 anni che la sveglia alle 8 di mattina, ha ormai preso una confidenza professionale con lui.

"Grazie, Malcom.", ridacchia Camila, coperta con una maglia xxl di Laurin dei tempi del liceo, che ora usa lei come pigiama. Giallo intenso con una scritta nera lucida che riporta: (sin)gle

Camila adorava quella maglietta. Era la prima maglia che gli ha visto addosso, il primo giorno di scuola, dopo il loro primissimo incontro a cena da suo padre. Aveva le maniche corte arrotolate e i suoi muscoli risaltavano. Un lembo della maglia era inserito tra i jeans aderenti, lasciando intravedere delle catenelle legate da un passante all'altro. I capelli sciolti e ondulati, la pelle pallida. E quel giallo forte della maglia che lo rese un fanale a neon, tra tutti gli altri ragazzi noiosi di quella mensa. Quando lui si presentò davanti a lei con il vassoio in mano, gentile, lei squadrò quel busto e rimuginò velocemente sulla scritta della sua maglietta. (sin)gle*... Che fosse single, quello Camila non poteva ancora saperlo, ma che fosse un vero e proprio peccato lussurioso e di gola, quello sì che era certo. Il ragazzo usava raramente le t-shirt, non essendone un grande amante, e col passare degli anni Camila si appropriò di varie maglie di lui che non aveva più intenzione di usare.

"Prego, signora Jauregui.", risponde timido ma gentile il ragazzino davanti alla sua porta, dopo avergli passato in mano una rosa rossa e un sacchettino dal profumo di cornetto.

"Sono ancora la signora Cabello, Malcom.", ridacchia ancora, divertita dall'idea di non essere ancora sposata e di avere ancora diritto al suo cognome. Il ragazzino annuisce abbozzando un sorriso divertito, e la saluta con un cenno del capo verso il basso. Nonostante la sua estrema timidezza e gentilezza, quel giovanotto non si è mai lasciato distrarre dal corpo di lei, che quasi ogni mattina apre la porta con addosso solo una maglia, le cosce nude e il seno che si intravede dal tessuto di cotone.

"Non ti danno mai giorno di pausa?", la domanda le sorge curiosa, rendendosi conto che sono già due settimane che il ragazzino effettua le consegne. Lui spende qualche altro secondo nella loro conversazione, prendendosi le mani in mano.

"Ho un pomeriggio, signora."

"Solo uno?", il viso di Camila assume una smorfia contrariata. Non dovrebbero far lavorare così duramente un ragazzo appena uscito dal liceo; con che voglia e coraggio deciderà di andare avanti negli studi se l'unica prospettiva che vede davanti a sè sono infinite ore di lavoro scocciante. Studiare e formarsi è tutto ciò che abbiamo, nessuno dovrebbe scoraggiarsi a riguardo. Così pensa Camila, almeno.

"Sì signora, ogni giovedì pomeriggio", risponde educato, lui, senza voler parlare male del suo datore di lavoro.

"Ti piace il basket, Malcom?", posa la rosa nel vaso accanto all'ingresso e momentaneamente anche il sacchetto, riappoggiandosi alla porta.

"Oh, certo signora! Knicks fino alla fine!", il ragazzino sempre illuminarsi di una luce esuberante e per niente timida, e Camila sorride intenerita dalla giovanissima età del fattorino. Erano giorni che vedeva i ragazzi e le ragazze al di sotto dei 20 anni, come dei potenziali figli, provando un'immediata dolcezza. Il potere della maternità.

"E la scuola ti piace?", il ragazzino curva un po' la bocca in una smorfia di disgusto, facendo divertire la cubana.

"Non sono molto bravo, signora... Preferisco portare i soldi a casa... Mia mamma e mia sorella hanno bisogno di me.", lo dice con un tono così innocente e maturo allo stesso tempo da far stupire Camila.

La figlia del coach || Camren FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora