30. Same old story

6.3K 192 11
                                    

Sinuhe sarebbe rimasta a casa per la notte, avrebbe salutato i ragazzi il giorno dopo e sarebbe ripartita per Parigi. Quella notte, Laurin non si è proprio fatto vivo in camera della ragazza, per correttezza e decenza nei confronti della madre, nonostante sapeva che non avrebbero fatto nulla di intimo, dato il ciclo di lei che stava per terminare. Pensò a lungo quella notte, Laurin, finalmente in modo un po’ più lucido, su cosa lo tenesse così tanto sveglio e nel panico quelle notti. Era arrabbiato con se stesso. Era furioso perché per la prima volta nella sua vita aveva tenuto così tanto ad una ragazza da sentire l’odio per i suoi ex. Se Camila avesse avuto ex che la trattavano bene, non sarebbe stato geloso, anzi, sarebbe stato contento che in sua assenza qualcuno ha trattato come si deve, la ragazza di cui ora è innamorato, ma così non era. Camila aveva avuto solo ragazzi scorretti e disgustosi, e questo lo rendeva incazzato nero. Non sopporta pensare a come ancora nel ventunesimo secolo, gli uomini, possano essere così maschilisti. Era incazzato, perché quella sera davanti alla sua rabbia col mondo maschile, non riuscì ad essere migliore di loro, e lasciò andare tutta la sua tensione nel sesso. E’ vero, Camila l’ha lasciato fare. A Camila piaceva quel modo di fare sesso, e lui lo sapeva bene, ma non voleva lasciarsi andare per rabbia. Lei non c’entrava, lei era la cosa più bella che gli fosse capitata a tiro negli ultimi anni a parte i suoi amici, che adorava, e la passione del basket che aveva scoperto al liceo. Camila gli fece trovare speranza nel mondo femminile, una speranza e un amore che temeva di star perdendo man mano che passavano gli anni.

Lui non aveva mai detto ad una donna di fidarsi di lui, tanto non sarebbe venuto dentro di lei. Non era mai stato tanto incosciente, e non si spiega come quella notte fosse successo, come la sua bocca ha parlato al posto della sua testa, come quella ragazza gli ha fatto perdere il buon senso, lasciando che scaricasse la sua rabbia in una scopata furiosa e non protetta. Certo, dicono che durante il ciclo una donna non possa restare incinta, ma Laurin sapeva bene che fosse una grande cazzata. Suo padre gli ha sempre raccontato che proprio il capitano è stato concepito in una notte di quelle, quando sua madre aveva il ciclo Si sentiva tremendamente stupido, e senza controllo. Non sopportava perdere il controllo di sé, e lo dimostrava non fumando e non bevendo quasi mai. Sapeva che la ragazza non lo reputava viscido come gli altri, ma lui ci si sentiva così dopo quella notte.

Si alzò dal letto, saranno state le tre e mezzo. Si avviò silenzioso verso la stanza della ragazza, trascinando piano i piedi per terra. Si tirò i capelli in un mezzo tuppo, nervoso. Arrivò davanti alla porta chiusa di lei e fece per bussare quando si bloccò senza coraggio. Poggiò la fronte sullo stipite della porta, indeciso, per poi bussare due volte. Lei non rispose, dormiva profondamente, così aprì piano la porta, richiudendosela alle spalle. Arrivò al suo letto e si sedette al suo fianco, accarezzando il suo viso, ricevendo di risposta dei movimenti accennati che sembravano star ridestando la cubana.

“Camz...”, lei aprì piano gli occhi, riconoscendo il calore del ragazzo e mugugnando qualcosa di incomprensibile. Lei si avvicinò al ragazzo seduto al lato del letto, stringendo con le sue braccia, ancora stesa, il busto di lui, e rischiando di riaddormentarsi immediatamente.

“Piccola...”, riprova lui. A quel nomignolo lei sorride con gli occhi chiusi e un filo di voce addormentato esce dalle labbra carnose di lei.

“Non mi hai mai chiamato ‘piccola’… Mi piace.”, lui sorride pizzicandole piano la guancia, “Mettiti qui con me, Lau...”

Il ragazzo si stende al suo fianco, abbracciandola da dietro, e sentendo la ragazza fare un verso di rilassamento, al contatto col corpo mezzo nudo di lui.

“Finalmente hai capito che puoi dormire con me...”, dice lei divertita e assonnata.

“Non voglio abituarmici troppo… Altrimenti poi non riesco più a dormire da solo.”, risponde lui sussurrando.

“Cosa c’è che non va, Lau? Lo sento che qualcosa ti tormenta da giorni.”, dice lei dandogli ancora le spalle, stretta dal suo abbraccio. Adesso aveva finalmente aperto gli occhi, definitivamente sveglia. Il ragazzo sospira forte nei suoi capelli profumati.

“Non mi riconosco.”

“In che senso?”

“Mi sento deluso da me stesso. Ho paura che tu mi faccia perdere la testa.”

“Beh, non è una cosa tanto brutta...”

“Lo è…! Non voglio mostrarmi qualcosa che non sono davvero. Tutti, se ascoltiamo l’istinto, possiamo essere cattivi, violenti, sregolati. Ma non voglio questo da me.”

“Fare sesso in modo più concitato non significa essere quello che hai detto.”

“Ma farlo dopo aver rischiato di avere un bambino, lo è. Con te a volte non mi controllo… Mi fai provare emozioni così nuove e travolgenti che...”, lei si gira verso di lui e lo guarda dritta negli occhi.

“...Che perdi il controllo di te.”, termina lei la sua frase, passando dagli occhi alle labbra con il suo sguardo, lasciando ammutolito il ragazzo, così lei riprende.

“Siamo stati stupidi l’altra sera. Sono d’accordo... Ma non è colpa tua, è di entrambi. Ti ho lasciato fare, e credimi che mi è anche piaciuto più di quanto dovessi. Più pensavo al fatto che stessimo rischiando grosso, più mi eccitavo. Siamo umani, Lau… L’adrenalina e il pericolo eccitano.”

“Si ma sarebbe meglio lasciarsi andare al pericolo quando un bambino possiamo davvero permettercelo, non credi?”

“Sono più che d’accordo, capitano.”, lei porge un mignolo al ragazzo sorridendo, “Mai più sesso non protetto per puro piacere del pericolo.”, lui la guarda stupito. Tutte le paranoie che si stava facendo in quelle notti, senza riuscire a controllarle, lei le aveva rese così semplici, da farlo sentire stupido. Prese il suo mignolo per stringerlo. Continuò a fissarla, cercando di capire come facesse ad essere talmente tranquilla su certe cose.

“Perchè mi guardi così?”, chiede lei.

“Su certe cose sei talmente leggera...”

“Bisogna sapersi perdonare, capitano… Se non si tratta se stessi con lo stesso amore  e dedizione con il quale si tratterebbe il proprio migliore amico, finiamo per distruggerci. Ho fatto tante cazzate nella mia breve vita, ma mi sono sempre perdonata. Se non sono io a farlo, non posso aspettarmi che il resto del mondo lo sia al posto mio.”, lui rimase in silenzio, in riflessione.

“Sei troppo duro con te stesso, Laurin… Hai avuto tanto amore dai tuoi genitori, ti hanno cresciuto forte e consapevole delle tue emozioni. Questa è una cosa importante perché… Se un bambino non ha modo di vivere tutte le sue emozioni liberamente, resta represso. Tu non sei stato cresciuto represso, Laur… Perchè ti stai reprimendo tu, da grande?”

Lui distolse gli occhi da lei. A volte era capace di dirgli frasi talmente mirate e taglienti da saperlo centrare nel cuore.

“Non voglio essere un ragazzo stronzo. Mi fanno troppa rabbia le brutture del mondo. Voglio essere la differenza.”

“Tu fai già la differenza, Lau. Ma pensare di poter essere perfetto, è folle. Cerchi la perfezione da te stesso, e non va bene. Prendi coscienza dei tuoi limiti.”, la mente di Laurin stava già vorticando alla ricerca di una risposta per ribattere, ma un bacio da parte della cubana fece spegnere la sua mente, non aspettandosi le sue labbra. Lei strinse il suo viso tra le mani, mentre lo convinceva nel suo bacio, e lui dopo qualche secondo cominciò a ricambiare.

“Vai bene così, Lau… Dico davvero…”, la voce femminile e protettiva di lei raggiunse il suo orecchio, sentendo poi un bacio scoccare sul lobo.

“Se me lo dici così finisce che inizio a crederci...”, dice lui sorridendo stanco.

“E sarebbe ora...”, ride lei prendendo la mani di lui e portandole sul suo sedere.

“Non tornare in stanza, stanotte… Fai l’amore con me...”, la richiesta della cubana fu tanto sincera, da non poter far tirare indietro il ragazzo. Lui annuì, baciandola in modo più concitato e coinvolto, accarezzando il suo sedere morbido, spingendola verso di sé. Le loro lingue si accarezzavano senza sosta, mentre le loro mani accarezzavano il loro corpi. Per due volte cambiarono posizioni, lottando dolcemente per chi dovesse stare su, non arrivando mai ad una scelta. Laurin, la diede vinta alla ragazza, che si impose a cavalcioni, e prese dal cassetto un preservativo. Strappò con i denti la plastica e abbassò i suoi pantaloni con l’aiuto di lei, infilandosi la protezione. Lei, dopo minuti lunghissimi di baci e di lotta di dominanza, non aspettò oltre, puntandosi la durezza del ragazzo alla sua entrata, facendola scivolare dentro di lei, provocando gemiti soffocati in entrambi. A lei piaceva stare su. Era la sua posizione preferita, non poteva negarlo, e solo Laurin sapeva stare sotto di lei, non era cosa da tutti. Sapeva stare al suo posto, quando era richiesto, e compensare le spinte di lei, lasciandole comunque l’idea di star dominando la situazione. Quando uno dei due dava qualche spinta più forte, si placavano a vicenda, impauriti dalla possibilità di rompere il preservativo. Lo fecero dolcemente, scambiandosi di posto di continuo. Quando era lui a sovrastare lei, la riempiva di baci sul collo e sul petto, portando lei ad aggrapparsi alla sua schiena per sfogare il piacere, quando era lei ad avere il controllo, cavalcava il capitano, appoggiandosi al materasso dove le mani di lui erano bloccate dalle sue, con le dita intrecciate, baciandosi di tanto in tanto. La ragazza venne per tre volte quella notte, mentre Laurin era costretto a cambiare posizione, tornando a sovrastarla, per non venire subito. Avere il controllo lo eccitava di meno, perciò riusciva ad tenere a bada la sua erezione, ma quando Camila lo atterrava e dettava i movimenti sul suo pacco, perdeva totalmente la gestione del suo piacere. Infatti lei riuscì a venire una volta, su di lui, poi il ragazzo fu costretto a scambiare le posizioni, tutto sudato, per non lasciarsi andare subito. Alla cubana eccitava questo modo di fare del ragazzo. Ci teneva a farla venire il più possibile, e dopo che terminano, lei si sente ogni volta distrutta e appagata. Lui uscì dalla ragazza dopo il terzo orgasmo di lei, per riprendersi un attimo dai movimenti continui, e la cubana ne approfittò subito per sfilare il profilattico dal pene di Laurin e prenderlo con la sua mano, attirandolo alla sua bocca. Si mise seduta, con il ragazzo in ginocchio, e prese tutta la sua lunghezza in bocca, potendo sentire il sapore delicato della pelle di lui. Lo succhiò compiaciuta più volte e il ragazzo fu costretto ad appoggiarsi al muro, per quanto forte lo colpì l’orgasmo. Cercò d’impulso di togliersi dalla sua bocca, ma lei lo trattenne stringendo il sedere di lui, costringendolo nella sua bocca. Schizzò forte e rilasciò un verso contrariato, misto al piacere, e vide la ragazza accogliere ogni schizzo nella sua bocca, riprendendo a succhiare di tanto in tanto la sua punta arrossata, facendo pulsare l’intera asta. Schizzò più del solito, facendo sorridere la ragazza sotto di lui. Sbuffò con forza Laurin, dopo, per riprendersi e si sedette difronte alla cubana.

“Non farlo per giorni ti ha fatto ricaricare i colpi, capitano..!”, dice lei sfottendolo per la sua eiaculazione più lunga del solito, facendolo imbarazzare.

“Beh, diciamo che non ho avuto testa di farmi seghe nella doccia.”, risponde lui ridendo.

“Bravo… Non devi farlo, se ci sono io che posso farlo per te.”, dice lei maliziosa, sporgendosi nuovamente per baciare la punta del pene di lui. Lui prese il suo viso portandolo su.

“Dai smettila… Non fare cose troppo… Da sottomessa, mi sento a disagio.”

"Lo dici perché sei un tipo garbato o perché non sei capace di gestire una cosa tanto eccitante?", lei lo sfida, punzecchiandolo.

"Non credo di voler rispondere alla domande.", dice lui facendola ridere.

“E poi... non sono sottomessa se decido io di fare qualcosa.”, risponde lei in modo sereno e leggero.
“E poi ricordati, capitano… Chi è il vero sottomesso? Quello che fa perdere il controllo, o chi lo perde?”, fa un occhiolino furbo a lui, che ci pensa su. Effettivamente, quella ragazza sapeva fregarlo sempre.

“Chi lo perde...”

“E allora se sono io a farti un pompino, il sottomesso sei tu, tesoro. Non sono di certo io quella che pregherebbe in ginocchio per raggiungere l’orgasmo.”

“Ahh… Chiudi quella bocca, Cabello.”

Lei scoppia a ridere vedendo l’imbarazzo del ragazzo, e si fionda su di lui in un abbraccio, intenerita, facendolo cadere di nuovo di schiena sul materasso. Lui ride e la rigira, bloccandole le mani.

“Direi basta così a starmi sopra, oggi.”

“Non mi basta mai.”, le fa la linguaccia lei.

“Comunque… Davvero, Camz… Non mi piace il fatto che debba sempre ingoiare. Lo sperma non fa bene-”

“Cristo santo che palle!! Stai diventando sempre più noioso, più ti conosco!”, ride lei.

“Ma è la verità! Non mi piace che-”, lei gli tappa la bocca con il palmo della mano.

“A me non piace che fai troppe storie, Jauregui. Mi piace quello che faccio, altrimenti non lo farei. Smettila di farti problemi e di rovinarmi il momento, mentre lo facciamo. Devi fare quello che ti dico io, ok? Se mi va bene, non rompere.”

Lui rimase in silenzio, bloccato dal parlare dalla mano di lei, e nonostante le stesse sopra, lui si sentiva totalmente messo a cuccia. Alzo le sopracciglia.

“E anche se non fa bene all’intestino, lo sperma, fa bene alle mie papille gustative, quindi fai meno il fighetto, chiaro?”

“Sìssignore!”, risponde lui portandosi una mano sulla fronte, in un saluto da marines, facendo ridere la ragazza.

La figlia del coach || Camren FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora