Non chiuse occhio fino alle quattro passate, pensava a placare le sue emozioni contrastanti. Il sogno della sua vita stava per iniziare. Il college, New York. La sua rampa di lancio lavorativa si stava preparando, ma una parte del suo cuore batteva troppo lontano dal suo corpo, rimasta a pulsare tra le palme di Miami, nella villa del suo vecchio coach. Vecchio coach. Adesso quelle parole gli sembravano troppo strane.
Sono già quattro notti che crolla nel sonno senza nemmeno accorgersene verso le 5 del mattino. Quella mattina alle 9 meno un quarto venne svegliato di botto da rumori sulla sua porta.
"ALLORA, ANGELO, SEI VIVO O MORTO?! NON TI SARAI MICA FATTO QUALCHE DOSE!", gli era bastato sentire la voce di Moira la prima notte per essere in grado di riconoscerla ovunque. Era una voce da ragazzo però molto ben intonata sui toni femminili, aveva quel tono, poi, sempre impertinente e scocciato, da vera diva. Laurin si grattò la testa e si stropicciò gli occhi, mettendosi seduto sul materasso.
"Entra Moira, è aperto... Che c'è?", dice lui sfatto, con la voce roca e impastata.Lei sbuffa dietro la porta, come se fosse scocciata del fatto che dovesse aspettare il permesso per entrare.
"Guarda che sono le nove meno un quarto, farai meglio a muovere quel-", dice lei mentre apre la porta di scatto per poi fermarsi di botto. Laurin vide gli occhi di lei vagare sul suo corpo, scoperto dal lenzuolo, in boxer. Era la prima volta che vide nello sguardo della rossa, una tonalità di imbarazzo.
"Oh. Scusami, sono abituato... Così a casa, non ci ho pensato.", si alza di scatto lui, allungandosi verso i pantaloncini da basket poggiati sulla sedia e li infila velocemente almeno per coprire il suo pacco. Un silenzio imbarazzante cadde nella stanza, dopo qualche secondo Moria ritrovò la sua solita insolenza e scosse la testa prima di andarsene.
"L'ho detto io che ci mancava solo un maschio etero qui dentro...", Laurin rise da solo per l'atteggiamento di lei e fece in modo di richiamarla mentre si infilava una maglietta.
"Che hai contro i maschi etero? Sei lesbica?", finse di non aver capito del suo cambio di sesso. Sa quanto male faccia ai trans, essere riconosciuti con il loro sesso originario. Moira si fermò girandosi nuovamente.
"Da come ti ho guardato poco fa, non penso tu sia tanto stupido da pensare che sia lesbica.", tagliò corto lei, non volevo rivelare la sua natura. Laurin rise divertito e si avviò in cucina insieme a Moria. Le era molto simpatica.
"Grazie per avermi svegliato, ero completamente collassato.", dice Laurin trovando in cucina Eva intenta a preparare la colazione per tutti.
"Non lo faccio per gentilezza lo faccio perchè odio lasciare la casa poco arieggiata. Apri quella diavolo di stanza, poi.", dice acida Moira facendo ridere nuovamente Laurin.
"Moira, è il primo ragazzo che non ti manda ancora a fare in culo. Notevole vero? Sono già passati 4 giorni e ride ancora alle tue frasi.", scherza Eva. La rossa alza un sopracciglio con fare annoiato, "Dicci un po' di te, Laurin.", continua la bionda.
"Uhm... Beh, vengo da Miami ma non mi piacciono molto il mare e il caldo. Lì però avevo amici meravigliosi. Amo scrivere e ho una passione nascosta per il rock, da piccolo suonavo la batteria. Non sono un tipo festaiolo, mi piace stare in mezzo alla gente ma non tanto fare baldoria, o bere e fumare."
"E le pasticche?", chiede Moira.
"No, niente pasticche, cara.", risponde ridendo lui.
"Impossibile che tu non abbia nemmeno una dipendenza.", continua lei.
"Uhm... No, non credo proprio di averne una.", ci pensa su il ragazzo. Moira annuisce.
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La figlia del coach || Camren Fanfiction
FanfictionNelle giovani squadre dei licei americani, che siano di basket o di baseball, vige una regola non scritta, una regola infrangibile. Nata così tanti anni fa, da diventare tradizione tramandata fino alle nuove generazioni di giovani atleti. Agli occhi...