Tra le mura dell'ASA College si vociferavano scommesse su chi sarebbero stati i nuovi giocatori ufficiali, dall'inizio dell'anno accademico, e ormai il Natale è alle porte e le imminenti decisioni del coach Morrison incuriosirono l'intero College. Dopo che Laurin fronteggiò con eleganza mesi fa, il suo rivale Alexander nel bar, il biondo prese ad ignorarlo forse sentendosi sconfitto per la prima volta nella sua vita, o forse in attesa di progettare un colpo basso peggiore. Laurin non si sentiva particolarmente agitato in questo periodo, nonostante avrebbe presto scoperto le sue sorti a livello di fama accademica. Il progetto di andare a vivere insieme venne meglio analizzato dalla coppia, che ogni weekend aveva preso come abitudine di andare nel piccolo villino in periferia e farci su progetti su progetti insieme. Avevano messo in ballo tutte le loro energie per rivoluzionare questa casetta; era un bel villino di nuova costruzione, perciò funzionava tutto alla perfezione pur essendo stato abbandonato per dieci anni, ma era spoglio e senza carattere, e quello che facevano Camila e Laurin era pensare a come migliorarlo per sentirselo più loro.
I tentennamenti iniziali di Laurin, per il trasferimento improvviso, svanirono appena i suoi occhi si posarono per la prima volta sul piccolo edificio di due piani con un garage laterale, contornato da un piccolo giardinetto modesto, con una grande quercia. Il ragazzo rimase rapito dalle dimensioni carine e ridotte della villa e quell'enorme albero proprio sul fronte dell'ingresso, già immaginando di poter tornare a casa tranquillo, sulla sua moto e parcheggiarla nel piccolo garage, sapendo di trovare la sua splendida ragazza, e non ci pensò due volte a guardare Camila e sorriderle dicendo, "Ok, facciamolo."
Il ragazzo prendeva un medio stipendio dal College e se fosse diventato playmaker ufficiale la sua busta paga si sarebbe alzata, perciò ebbe modo di mettersi soldi da parte per comprare man mano tutta la mobilia necessaria che aggradasse il gusto di entrambi. Camila dal canto suo, si sentiva in colpa di non poter aiutare economicamente in nessun modo, ripromettendosi di trovare un lavoretto part time. Il loro piano era di terminare la casa entro Capodanno, in modo tale da organizzare una festa con amici e familiari, per festeggiare l'anno nuovo, e potersi effettivamente trasferire lì. Forse i due stavano facendo il passo più lungo della loro gamba, ma si sa, i ragazzi di quell'età sono così esuberanti e pieni di voglia di essere indipendenti, che provare a fermarli sarebbe un vero e proprio crimine.
Alla vigilia di Capodanno, una chiamata cambiò radicalmente l'inizio del nuovo anno. Laurin e Camila si erano riuniti nella villa dei Cabello con le rispettive famiglie, e tra chiacchiere e televisione il pomeriggio stava trascorrendo indisturbato, quando una vibrazione fece alzare Laurin dal divano, lasciando Camila con un punto interrogativo al posto del viso.
"Pronto?"
"Laurin Jauregui, giusto?"
"Sì, sono io, chi parla?"
"Ciao Jauregui, sono il coach Morrison... Scusa se ti chiamo in questo giorno particolare."
"Oh, coach...! Si figuri, mi dica...", a quel nomignolo, Alejandro si girò verso di lui, ancora abituato all'idea che Laurin fosse il suo adorato capitano. Adesso l'attenzione andò tutta sul ragazzo che girava per il salotto, col telefono all'orecchio.
"Ascoltami ti volevo comunicare che ho preso una decisione...", il ragazzo capì al volo e si affrettò a mettere il vivavoce, permettendo a tutti di sentire.
"Ho avuto modo di vedere Pettyfer nel campo, ha una tecnica impeccabile, penso possa ammetterlo tu stesso..."
"Sì, è un gran giocatore...", era l'unica cosa buona di quel ragazzo.
"Ma devo esserti sincero, il suo carattere non mi convince. Per essere il playmaker oltre saper giocare bisogna essere in grado di essere un vero capitano, e penso che questa qualità tu ce l'abbia tutta.", Laurin sorrise ampiamente, continuando però a non far capire nulla all'uomo dall'altro lato del telefono.
STAI LEGGENDO
La figlia del coach || Camren Fanfiction
FanfictionNelle giovani squadre dei licei americani, che siano di basket o di baseball, vige una regola non scritta, una regola infrangibile. Nata così tanti anni fa, da diventare tradizione tramandata fino alle nuove generazioni di giovani atleti. Agli occhi...