• Capitolo uno •

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'Sei nella mia mente, continuamente.
Lo so che non è abbastanza.'

È arrivata la solita tazza di tè, con aggiunta di mezza fetta di limone, come piace a te, rigorosamente mezza.

Sai non mi hai mai detto infondo perché mezza e non un'intera fetta.. perché?

Come ogni pomeriggio, resto qui.. sulla finestra a fissare la tazza fumante ed il paesaggio.

Oggi piove, ti sto immaginando mentre soffi sulla tazza fumante nel tentativo di raffreddarla, ti sto immaginando mentre sporgi il viso fuori dalla finestra per bearti del profumo che la pioggia produce mentre cade sull'asfalto.

Il tè si sta raffreddando, aspetta te, io aspetto te.



•  Jimin's point of view

Cerco di evitare la folla all'uscita della metro usando l'ascensore, mi guardo allo specchio aggiustandomi con due dita alcune ciocche di capelli che sfuggono al berretto e abbasso lo sguardo, soffermandomi sui lacci aggrovigliati dei miei stivali.

'È tutta colpa tua'
Penso ad un tratto rattristandomi, scuoto velocemente il capo, cercando di lasciarmi alle spalle il velo di malinconia, quello solito.
Ripongo le cuffie nel mio zaino ed entro all'interno del mio salone di fiducia, sorrido salutando le due shampiste, intente a massaggiare il capo di alcuni clienti.

"Due minuti e puoi accomodarti Jimin, intanto aspetta, siediti"
Una delle due mi indica il piccolo salottino color crema sulla sinistra ,annuisco e cerco di intrattenermi sfogliando qualche stupida rivista, alzo lo sguardo avvertendo una figura accanto alla seduta.

"Oggi siamo...?"
Una delle due mi sorride, alludendosi al colore di capelli da dover effettuare quest'oggi, riabbasso per un secondo lo sguardo sospirando e cercando con scarsi risultati di non ricadere nel solito buco di tristezza e rabbia.
"Grigio, decisamente grigio"
Le sorrido gentilmente, nascondendole dietro quel sorriso ore ed ore di pianti infantili, di urla.

Guardo il mio volto stanco allo specchio, osservo le sottili dita lavorare tra i miei capelli, che ricoprono con delle spesse pennellate di colore, pennellate a cui sono ormai abituato, rincorrere i miei stati d'animo con delle semplici colate di colore sul mio capo, un piccolo circolo vizioso.

Durante la strada verso casa, mi specchio di sfuggita in qualche vetrina dei vari negozi, il sole sta andando via e tiro su la lampo del mio giacchino in pelle, riportandomi in spalla lo zaino.
'Avevi ragione.. sai non mi sta male il grigio, infondo era uno dei tuoi preferiti..'

Annuisco mentalmente estraendo le chiavi dell'appartamento dalla tasca posteriore dei pantaloni, giro la chiave con i soliti movimenti meccanici ed entro posando al suolo lo zaino, varcando la prima ala del salone.
"Yun, sei in bagno?"

Urlo dirigendomi al frigo per poi versarmi un succo ai mirtilli, nel mio bicchiere preferito.
"Ti stanno benissimo!"
Yun sfiora alcune ciocche di capelli, rigirandosele tra le lunghe unghie laccate in nero, rubando
il mio bicchiere tra le mani, inutile protestare mi limito nel lanciarle un panno sporco da cucina che mi ritrovo davanti.

Yun è paragonabile senza alcun dubbio alla sorella biologica che non ho mai avuto.

Non finirò mai di ringraziare i miei genitori per avermi iscritto a quello stupido corso di teatro pomeridiano all'età circa di dieci anni,l'unica cosa positiva che ha poi portato quel corso è stata Yun.
Inutile ricordare che dopo qualche mese di corso, abbiamo entrambi abbandonato l'idea di continuare a frequentare quelle inutili e noiose lezioni.

 • Electrical Storm • (Jikook•Kookmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora