Capitolo 23

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    DUE ANNI DOPO

JANE'S POV:
Casa dolce casa. Dire che sono esausta sarebbe un eufemismo. Chiudo la porta alle mie spalle e un invitante profumo proveniente dalla cucina pervade i miei sensi.

"Sono a casa!" avverto della mia presenza mentre mi affretto a togliere le scarpe.

"Sei tornata!" sento dire da una vocina e vedo la bambina ricciolina venirmi incontro correndo.

"Ehi, sì sono qui" la prendo al volo tra le mie braccia alzandola per avvicinarmi al suo viso. "Hai fatto la brava mentre ero via?" le chiedo accarezzandole una guancia. Non fa in tempo a rispondermi che veniamo interrotte dalla presenza di Harry che si schiarisce la voce, sorridendoci.

"Okay signorina, vai a lavarti le mani che è quasi pronta la cena" dice rivolgendosi alla piccolina tra le mie braccia. Così la faccio scendere a terra ed entrambi ridiamo vedendola correre verso il bagno.

"Come stai? E' andata bene in ospedale?" mi chiede Harry avvicinandosi a me. Gli vado incontro e gli circondo il collo con le braccia, sorridendo.

"Sono distrutta, oggi l'ambulatorio era pieno. Credo che tra me e la dottoressa Timber avremo visitato circa una 50ina di pazienti" gli racconto mentre comincio a giocare con le ciocche di capelli sulla sua nuca. "Ma ora che sono qui con voi mi sento già meglio" gli sorrido avvicinandomi alle sue labbra. Mi circonda la vita con le braccia facendo aderire i nostri corpi. Mi sorride prima di poggiare le sue labbra sulle mie, dando il via ad un bacio lento e travolgente. Ora sono davvero a casa.
Ci stacchiamo controvoglia quando il timer della cucina comincia a suonare. Mi lascia un bacio a stampo prima di staccarsi da me e andare verso la cucina. Lo seguo e, una volta nella stanza, mi appoggio allo stipite della porta.

"Non dovresti già essere al lavoro?" gli chiedo mentre lo vedo mescolare il contenuto della padella.

"Bob sa che domani staremo tutto il giorno in ospedale per la tua visita, per cui ha deciso di lasciarmi la serata libera" mi spiega coprendo la padella con un coperchio e spegnendo i fornelli. L'atmosfera si è fatta più tesa, lo vedo piuttosto preoccupato. Così mi avvicino a lui e porto una mano sulla sua guancia.

"E' un farmaco come un altro, Harry. Non ti devi preoccupare" cerco di rassicurarlo accarezzandogli la guancia.

"Questo non lo puoi sapere, chissà quali altri problemi porterà" scuote la testa come a voler mandare via i pensieri.

"Non dire così, magari è la volta buona che troviamo finalmente un farmaco che mi manderà in remissione" gli sorrido leggermente portando sulla sua nuca la mano che era sulla sua guancia e comincio a giocare con una ciocca di capelli. So che questo gesto lo farà rilassare. "E poi può darsi che io non sia idonea per questo tipo di cura, vedremo cosa diranno le analisi..."

"Che fate?" chiede Megan affacciandosi dalla porta.

"Le stavo raccontando come hai quasi macchiato il tavolo con i colori mentre disegnavi" ridacchia Harry cambiando discorso.

"Ma non mi ero accorta di essere andata oltre i bordi del foglio!" si giustifica Megan mettendo il broncio. Mi avvicino a lei piegandomi sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza.

"Questa volta ti perdono, ora però vai a tavola e sbrighiamoci a cenare. Tra una mezz'ora verrà tua mamma a prenderti" le lascio un leggero bacio sulla guancia per poi farle un po' di solletico sulla pancia. Lei comincia subito a ridere togliendo il broncio.

"Perché non puoi essere tu la mia mamma?" mi chiede sorridendo. Questa domanda mi prende alla sprovvista. E' vero che Megan passa più tempo qui con me piuttosto che con sua madre, ma è pur vero che quella povera donna si fa in quattro per lavorare e assicurarle un futuro. Soprattuto da quando lei e Johnny hanno divorziato.

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