Capitolo 25

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"Cosa ti va di mangiare questa sera?" le chiedo mentre mi infilo una canotta nera. Stamattina è piuttosto silenziosa, sta lì a fissarsi allo specchio senza proferire parola da quando si è svegliata.
"Qualcosa non va?" dico avvicinandomi a lei mentre mi infilo una camicia verde militare. Le metto una mano sul fianco e la vedo trasalire dalla sorpresa, come se l'avessi riportata improvvisamente alla realtà.

"Scusa, hai detto qualcosa?" mi chiede guardandomi attraverso lo specchio. Il suo sguardo è ancora assente e apatico.

"Appena finisco il turno al ristorante passo al supermercato per fare un po' di spesa e volevo sapere cosa ti andasse di mangiare stasera" le metto anche l'altra mano sui fianchi per girarla verso di me. Le sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le rivolgo un piccolo sorriso.

"Non voglio nulla in particolare, puoi comprare ciò che vuoi" mi risponde prima di poggiare la testa nell'incavo del mio collo. Porto una mano sui suoi capelli cominciando a giocare con una ciocca sfuggita dalla treccia spettinata, mentre con l'altra mano la tengo stretta al mio corpo in un abbraccio. Quanto vorrei rimanere a casa con lei invece di andare al lavoro. Finalmente la vedo un po' più a suo agio nel dimostrare i suoi sentimenti davanti a me, invece di tenerseli per sé escludendomi dal suo mondo. Ho paura che andando via la situazione possa tornare quella di ieri e proprio non ne ho voglia.

"Okay, se cambi idea fammi uno squillo" le dico prima di lasciarle un bacio sul lato della testa. La sento annuire e allacciare le sue braccia intorno alla mia vita.

"Devi andare per forza? Non puoi chiamare Bob e dirgli che oggi non puoi andare?" mi chiede quasi supplicandomi. Dio Jane, non sai quanto vorrei rimanere qui con te.

"Purtroppo non posso, si è messo in testa di voler cambiare il menù e lo devo aiutare a ideare nuovi piatti" sbuffo staccandomi piano dalla sua presa. Appena i nostri sguardi si connettono di nuovo, le sorrido. "Però se non ti va di stare da sola, puoi chiamare Laurel o le altre" le propongo.

"Buona idea, penso proprio che chiamerò Claire e Hannah" accenna anche lei un sorriso annuendo in accordo alla mia proposta.

"Mi raccomando, non ti divertire troppo senza di me" ridacchio cominciando a farle del solletico sulla pancia. E' uno dei gesti che la fa rilassare di più, almeno così era prima di questa situazione. Ora la vedo irrigidirsi e indietreggiare mentre l'accenno di sorriso che aveva in volto scompare. Si affretta a tirare giù il lembo della maglietta che si è alzato per via del mio tentativo di farle il solletico e si morde leggermente il labbro inferiore.

"Scusa, è che non mi sento a mio agio con ciò che sta accadendo lì dentro" mi dice guardando verso la sua pancia.

"Scusami tu, ultimamente non ne faccio una giusta" sospiro cominciando ad allacciarmi i bottoni della camicia. "Ora vado, altrimenti farò tardi, ci sentiamo dopo" mi avvicino lasciandole un leggero bacio a stampo, per poi andare nella direzione del portone di casa.

JANE'S POV:
Cosa cazzo ho che non va? Lo so che ce la sta mettendo tutta per assecondarmi e darmi tutto il supporto di cui ho bisogno ora, ed io non gli sto rendendo le cose per niente facili. Non lo faccio nemmeno apposta, odio non riuscire a controllare le mie emozioni come sono abituata a fare. Mi sento sopraffatta, un tornado di pensieri e di preoccupazioni mi toglie qualunque capacità di controllo su ciò che faccio o dico. Per fortuna ieri era il mio ultimo giorno di tirocinio, ora devo prepararmi per l'ultimo esame della sessione e dopodiché ricominceranno le lezioni. Non posso fare a meno di pensare a come potrei gestire l'università se dovessi decidere di tenere il bambino. Sono a metà del quinto anno, non mi va proprio di lasciare gli studi ora che manca solo un anno alla laurea. Potrei continuare lo stesso, ma già mi immagino gli sguardi di sgomento e stupore delle persone a lezione o durante i turni in ospedale. Non che io mi faccia influenzare dal giudizio altrui, però se c'è una cosa che odio è essere fissata. Poi però ci sarebbe anche la questione del parto che mi lascerà a casa sicuramente qualche mese, mesi in cui perderò le lezioni, non darò esami e non potrò fare i turni in ambulatorio. Da qualunque punto di vista, è una situazione che non riesco a farmi piacere o accettare. Non sono pronta a diventare madre, almeno non ora, magari dopo la laurea. Anche se dopo la laurea dovrò impegnarmi per entrare nel corso di specializzazione. Considerando che voglio prendere Pediatria, sarebbero altri cinque anni di studio e tirocini. Per cui anche allora sarebbe un problema portare avanti una gravidanza. Comincio a pensare che forse non ci sia un momento giusto per avere un bambino. A me piace programmare per tenere tutto sotto controllo, ma credo che in questo caso sia impossibile da fare.

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