Capitolo 38

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La situazione non fa fatica ad infuocarsi e, in poco tempo, quello che doveva essere un bacio consolatorio si trasforma in qualcos'altro. Harry si affretta a poggiare la chitarra per terra e io mi stacco per qualche secondo dalle sue labbra per alzarmi e mettermi seduta sulle sue gambe, circondandogli la vita con le mie. Non ci tocchiamo, non ci sfioriamo, non ci baciamo da fin troppo tempo ed è come avere una ricaduta quando si è dipendenti da qualcosa, una volta che si presenta l'occasione è difficile staccarsi. Le nostre mani corrono ovunque mentre le nostre labbra non si lasciano mai, continuando quel bacio caotico. E probabilmente saremmo andati anche oltre, se non fosse stato per Jim che bussando alla porta urla "Cinque minuti e iniziamo". Quel rumore improvviso, ci riporta alla realtà come uno schiocco di dita risveglia da una magia o da un incantesimo.

"Devo prepararmi" afferma Harry con il fiato corto e la voce roca.

"Direi di sì, non puoi esibirti con quei capelli" dico trattenendo una risata mentre mi alzo dalle sue gambe. Lo vedo girarsi lateralmente per guardarsi allo specchio e ridere alla vista dello stato in cui li ho ridotti. Mi sistemo il top e porto dietro le orecchie delle ciocche uscite dallo chignon.
"Ci vediamo fuori" dico aprendo la porta e lui annuisce in accordo senza dire nulla, lo conosco abbastanza da dire che è leggermente in imbarazzo e intuisco anche per cosa lo è, visto che ancora non si è alzato dalla sedia ma è rimasto immobile. Così prima di uscire aggiungo "Oltre ai capelli, direi che ti devi occupare anche di qualcos'altro" ridacchio facendo un cenno verso il cavallo dei suoi jeans.

"Non è divertente" dice quasi urlando mentre rido animatamente uscendo dalla stanza.

[...]

Per il resto della serata non ci siamo tolti gli occhi di dosso. Lui al centro del palco, seduto su uno sgabello con la chitarra in grembo che intona delle canzoni che risuonano per tutto il pub, ed io persa a guardarlo isolandomi da tutto il resto. Non appena smette di cantare per fare una pausa, torno alla realtà e comincio a guardarmi intorno. Il locale si è riempito e il vociferare della gente riempie il silenzio lasciato dalla musica. Mi volto verso Laurel che, non appena si accorge che la sto guardando, tira un sospiro di sollievo.

"Bentornata tra noi" ridacchia scuotendo leggermente la testa. "Giuro che stavo per andarmene, sono quasi due ore che non mi rivolgi la parola"

"Scusa Lau, ero immersa nei pensieri" mi giustifico prima di bere un sorso di birra analcolica.

"Sì, e scommetto che quei pensieri avevano a che fare con un ragazzo dai capelli ricci che fino a poco fa era sul palco" ridacchia alzando un sopracciglio. Laurel la detective è all'attacco, ora non mi lascerà in pace finché non le dirò tutto ciò a cui stavo pensando.

"Lo sai che è complicato, sto ancora cercando di schiarirmi le idee" sbuffo distogliendo lo sguardo e cominciando a scrutare il fondo del locale. Credo che Harry sia dentro il camerino a prepararsi per tornare sul palco, ci sono delle ragazze fuori dalla porta che aspettano che lui esca. È solo il primo giorno che suona qui e già si è fatto la schiera di ammiratrici.

"Jane, ti conosco da una vita, ne abbiamo passate di tutti i colori, compreso l'accaduto di qualche mese fa.." dice interrompendosi per vedere la mia reazione. Blocco ogni mio pensiero e torno a rivolgere la mia attenzione su di lei.

"Quell'accaduto si chiama aborto, se mi vuoi fare la morale cominciamo a chiamare ogni cosa con il proprio nome" dico senza lasciar trasparire alcuna emozione.

"Sì, esatto, mi riferisco all'aborto. È stato l'ennesimo ostacolo che hai dovuto superare e guardati ora, sei una meraviglia. Sei una forza della natura Jane, riuscirai ad andare avanti anche questa volta. Datti una seconda possibilità e dalla anche a lui" afferma prima di alzarsi dalla sedia e prendere la borsa appoggiata sul tavolo. Niente, è inutile, questa ragazza è impossibile da scalfire, saprà sempre qual è la cosa giusta da dire. Perciò le sorrido scuotendo leggermente la testa. È veramente l'unica persona che sa tenere testa ai miei tentativi di autosabotaggio, quando cerco di allontanare tutti perché mi sento troppo vulnerabile. In realtà non è proprio l'unica, anche Alex ci riesce e insieme fanno proprio una bella squadra. Ricambia il mio sorriso e mi fa cenno con la testa verso l'uscita del pub.
"Andiamo o preferisci rimanere qui? Domani ho un servizio fotografico alle 8, ho bisogno di riposarmi un po'" mi spiega mettendosi la borsa in spalla. Cosa faccio? Rimango, rischiando di andare oltre con Harry e fare cavolate come andare lì e prendere per i capelli tutte quelle stronzette che lo stanno aspettando fuori dal camerino, oppure vado con Laurel, evitando di pentirmi delle cose che potrebbero accadere? Oggi è stata una giornata impegnativa, direi che forse è il caso di tornare a casa e schiarirmi le idee una volta per tutte, così da non rischiare di fare cose avventate. Così mi alzo e la seguo verso l'uscita del pub.

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