Capitolo 35

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Sospiro profondamente e mi appoggio con la schiena alla macchina.

"Harry, veramente vorrei.." comincio a dire ma vengo interrotta da qualcuno che si schiarisce la voce. Lo vedo alzare gli occhi al cielo e sbuffare, così mi volto e mi trovo davanti Rob.

"Tutto okay? Non dovevi tornare a casa?" Mi chiede prendendo posto accanto a me e circondandomi le spalle con un braccio. Ecco, ora mi ci mancava la guerra del testosterone.

"Sì, se entrambi mi faceste la cortesia di lasciarmi andare, andrei molto volentieri" dico togliendomi dalla sua presa sulle mie spalle. Non ho bisogno di essere marcata come un cane fa con il proprio territorio o come una proprietà privata. Io non sono di nessuno.

"Esatto, lascia stare Jane e vattene a giocare al dottore in ospedale" dice acido Harry rivolgendogli un sorriso finto.

"Sono quasi sicuro che si stesse riferendo anche a te" risponde Rob alzando un sopracciglio. Non mi va di ritrovarmi in mezzo ad uno scontro tra i due, per cui devo provare a convincere Rob ad andarsene, è il più ragionevole tra i due, Harry è più difficile da persuadere. Così mi volto verso di lui dando le spalle all'altro.

"Rob, ti prego, ho bisogno di andare a casa, sai anche tu che giornata assurda abbiamo avuto oggi in ambulatorio" dico tenendo un tono di voce basso e poggiando una mano sulla sua spalla. Lo vedo sospirare e annuire leggermente. Dopodiché si avvicina pericolosamente al mio viso. Se ora mi baciasse potrebbe scoppiare la terza guerra mondiale, per mia fortuna però il suo obiettivo non erano le mie labbra.

"Stasera ti chiamo per sapere come stai" mi sussurra all'orecchio prima di lasciarmi un bacio tra la mandibola e il collo. Forse sarebbe stato meglio se mi avesse baciato. Annuisco cercando di non dare troppa importanza a quel gesto per non provocare Harry. Rob mi rivolge un piccolo sorriso prima di congedarsi.

"Non l'ho ammazzato solo perché so quanto odi le scenate in pubblico" dice con tono abbastanza alterato.

"Lo apprezzo" dico ironica alzando gli occhi al cielo.
"Comunque, ora posso andare a casa a morire dalla stanchezza in santa pace o hai intenzione di rendermi la vita impossibile ancora per molto?" chiedo incrociando le braccia al petto e scrutando il suo volto. Non ha una bella cera, così come non l'aveva la scorsa volta che l'ho visto. Jane, non ti far intenerire.
Con mia sorpresa, alle mie parole reagisce ridendo e scuotendo leggermente la testa.

"Mi era mancata la tua ironia" afferma moderando la risata.
"Comunque lascia almeno che ti accompagni a casa, poi giuro che me ne vado senza fare storie" Ho sempre avuto un debole per la sua risata, per questo senza accorgermene mi ritrovo un accenno di sorriso in volto e annuisco arresa alla sua proposta. Saliamo in macchina, mi costringe a sedermi sul sedile del passeggero e lui si mette alla guida. Questa situazione mi fa abbastanza paura, sono in trappola, da qui non posso scappare finché non saremo arrivati a casa e temo che se ne possa approfittare. Contro ogni mia aspettativa però non cerca di sfruttare la situazione a suo vantaggio, infatti lo spazio che ci avvolge è riempito da uno strano silenzio. Decido di essere io a romperlo, anticipando qualunque sua mossa.

"Dovresti prendere delle gocce di melatonina" dico guardando fuori dal finestrino. Credo si stia per mettere a piovere, spero di arrivare a casa in tempo per entrare nel palazzo senza inzupparmi di acqua.

"Cosa?" chiede confuso. Giro il volto nella sua direzione e lo vedo con la fronte corrugata mentre è attento a guardare la strada. Inutile dire che mi sembra di avere un dejà-vù di tutte le volte che mi convinceva a farlo guidare e io passavo l'intero tragitto a fissarlo. Scuoto leggermente la testa per mandare via quei ricordi.

"Intendo per dormire, dovresti prendere la melatonina, è un ormone che aiuta con il ciclo sonno-veglia" dico voltando di nuovo il volto verso l'esterno.

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