Capitolo 33

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"Quindi cosa ti ha detto?" mi chiede Laurel dall'altra parte del telefono.

"Cosa doveva dirmi? Non ci vedevamo da mesi" ridacchio mentre metto la chiamata in vivavoce e mi comincio ad infilare i jeans. Sento Laurel sbuffare sonoramente.
"Okay okay, mi ha chiesto di prendere un caffè insieme" ammetto sconfitta.

"Immaginavo" dice mentre la sento picchiettare le dita su non so quale superficie. È più nervosa di me.
"Cosa ti metterai?" Si sta veramente preoccupando di come mi vestirò e non del motivo per il quale io e lui ci incontreremo?

"Un paio di jeans e un top" rimango sul vago mentre mi infilo un top nero con ricami in pizzo.

"Il top che hai comprato l'altro giorno?" chiede alludendo alla giornata di shopping che mi ha costretta a fare una settimana fa.

"Sì quello" dico afferrando il cellulare e cadendo all'indietro sul letto. Ho il cuore a mille come una 15enne, sono super nervosa e non dovrei esserlo. È un incontro tra vecchi conoscenti, se sono nervosa è perché mi sto creando delle aspettative e ciò non deve assolutamente accadere, non devo cascarci di nuovo.
"Sto facendo tardi, ci sentiamo stasera" taglio corto la conversazione. Non ho voglia di parlare in questo momento, tra una decina di minuti dovrò uscire e voglio prendermi del tempo per cercare di capire i motivi per cui lui mi vuole vedere. Laurel sbuffa prima di attaccare il telefono, lasciandomi sola con i miei pensieri.

[...]

Forse per la prima volta in vita mia sono arrivata in anticipo. Guardo l'orologio e no, in realtà non sono in anticipo, ho trovato solo una persona più ritardataria di me. Così faccio un cenno al cameriere che, non appena mi nota, mi raggiunge. Chiedo solo un bicchiere d'acqua, sono troppo nervosa per riuscire a pensare a cosa prendermi. Dopo pochi minuti il cameriere torna al mio tavolo per portarmi l'acqua e, appena se ne va, rivela dietro di sé il ragazzo dagli occhi azzurri che stavo aspettando.

"Ehi Josh" accenno un sorriso portando una mano attorno al bicchiere.

"Ehi Jane, da quanto tempo" ridacchia prendendo posto davanti a me.

"Qualcosa come un paio d'ore?" ridacchio scuotendo leggermente la testa e porto il bicchiere alle labbra, bevendo un sorso.

"Hai ragione" annuisce sorridendomi. "Tra una mezz'ora ho un impegno in facoltà, per cui vado dritto al sodo: cosa cazzo è successo tra te e mio fratello? Di solito non mi immischio nei suoi affari, ma ti giuro che è fottutamente deprimente stargli accanto e purtroppo non ho ancora avuto tempo di trovarmi un appartamento" questo ragazzo è un fiume in piena. Comunque sospettavo che il nostro incontro avesse a che fare con Harry.

"È veramente una storia lunga da spiegare. Ti posso solo dire che le cose tra noi sono cambiate" non gli voglio dare troppe informazioni, non sono affari suoi.

"E quindi? È ovvio che le cose non possono essere sempre rose e fiori" corruga la fronte alla ricerca di altri tasselli per costruire il puzzle generale della situazione.

"Scusa ma non vengo a farmi dare consigli da un donnaiolo come te, soprattutto perché le persone come noi due non sono fatte per queste conversazioni cuore a cuore" sbuffo prima di distogliere lo sguardo e bere un altro sorso d'acqua.

"Senti, questa conversazione fa venire la nausea anche a me, però non si tratta di ciò che provo io. Una volta tanto voglio fare qualcosa per lui, non siamo mai stati troppo uniti, ma ti assicuro che non l'ho mai visto stare male come in questi ultimi due mesi" non mi aspettavo di sentire delle parole del genere, ognuna di loro mi arriva al petto come una pugnalata. Nonostante ciò, non voglio farmi intenerire, Harry non è stato l'unico a stare male in questi mesi.

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