Capitolo 44

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"Ora chiamo e gli dico che non vado" afferma Harry prendendo il telefono e cominciando a comporre un numero. Mi affretto a toglierglielo dalle mani e nasconderlo dietro la schiena.

"Posso cavarmela da sola, sono solo delle analisi e una visita medica come un'altra, non puoi saltare già gli appuntamenti allo studio" scuoto la testa prima di prendere un altro biscotto dalla scatola. Sbuffa prendendo la tazza di caffè e cominciando a sorseggiarla. Poggio di nuovo il telefono sul tavolo e lo vedo premere il tasto centrale per far illuminare lo schermo. Appena vede l'orario si affretta a finire la brioche.

"Però bombardami di messaggi okay? Tienimi al corrente di ogni cosa" dice scolandosi il caffè tutto d'un sorso e alzandosi dalla sedia. Annuisco mentre sorseggio un po' di the. Posa la tazza vuota nel lavandino e si avvicina a me chinandosi per lasciarmi un bacio sulla guancia.
"Io vado, mi raccomando ricordati i messaggi" dice lanciandomi un bacio volante mentre esce dalla cucina. Ridacchio per i suoi gesti e dopo pochi secondi sento la porta di casa chiudersi. Mancano esattamente due settimane all'operazione, oggi dovrò effettuare le analisi preoperatorie e la visita con il chirurgo. Non sono per niente agitata, credo sia una di quelle cose che non realizzi subito ma che realizzi quando ti trovi sul lettino della sala operatoria. Forse è per via del fatto che è successo tutto molto velocemente e quindi non ho ancora avuto tempo di metabolizzare ciò che sta per succedere. Però posso dire di sentirmi abbastanza positiva a riguardo, al solo pensiero che questo potrebbe essere l'ultimo passo per arrivare finalmente ad un periodo di quiete dopo sei anni di inferno, mi farei operare già domani. Devo frenare l'entusiasmo, ormai so bene che le cose non vanno sempre come dovrebbero e non voglio rimanerci troppo male nel caso in cui la situazione non cambiasse nonostante l'operazione. Come al solito è una situazione imprevedibile, è impossibile fare previsioni, spero solo che per una volta possa risolversi nel modo più semplice possibile, senza le solite complicazioni. Finisco di fare colazione e vado in camera a prepararmi. Mi infilo la prima tuta che trovo e mi affretto ad uscire di casa, non voglio prendermela troppo comoda, ho paura di trovare una fila lunghissima in ambulatorio.
Una volta arrivata in ospedale, mi avvio verso il reparto. Tra i corridoi c'è poca gente, di mattina presto è sempre così, di solito per l'ora in cui finisco le varie analisi e le terapie la situazione diventa nettamente più movimentata. Arrivata in sala, avverto Abigail del mio arrivo e lei, come al solito quando mi vede, mi abbraccia riempiendomi di domande. Ogni volta venire in ospedale è come venire a trovare un parente o un amico che non vedo da un po' e che quindi comincia a chiedermi come sto, cosa faccio, come vanno gli studi. Non scherzo quando dico che quest'ospedale per me è come una seconda casa e le infermiere e i medici la mia seconda famiglia. Finito l'interrogatorio di Abigail, la vedo segnare il mio nome in elenco e noto che per fortuna sono la seconda della fila. Mi siedo in sala d'attesa e cerco di ammazzare il tempo tirando fuori un libro e cominciando a leggere. Dopo un'ora e mezza Abigail chiama il mio nome e così mi alzo dirigendomi in infermeria con lei. Mi accomodo sulla sedia e comincio a tirare su la manica destra per scoprire il braccio. Intanto Abigail continua a chiacchierare raccontandomi dei suoi nipotini mentre tira fuori il solito laccio emostatico, cuscinetto ed ago. Prende un quattro fialette vuote e poggia il tutto sul tavolino davanti a me. Porto il braccio sul cuscinetto e lei lega il laccio emostatico. Distolgo lo sguardo mentre Abigail effettua il prelievo, è l'infermiera con la mano più delicata di tutte e quindi non sento nemmeno l'ago entrare. Una volta finito il tutto mi dice di continuare ad aspettare in sala d'attesa l'arrivo del chirurgo.

[...]

La visita è andata bene, la dottoressa ha semplicemente esposto al chirurgo il mio caso clinico e lui mi ha parlato nei dettagli dell'operazione. Ora sono in macchina, ho appena deciso di andare da Alex e Laurel, non li vedo da un po' e li voglio aggiornare su ciò che è successo in questo ultimo mese. In realtà ci sentiamo almeno una volta al giorno per cui sono a conoscenza di tutto, ma per telefono ho deciso di non entrare troppo nei dettagli, perciò conoscono la situazione solo a grandi linee. Spero solo di trovare entrambi a casa, so che Laurel ha un servizio fotografico questo pomeriggio mentre Alex è tornato ieri da uno dei suoi soliti viaggi di lavoro e conoscendolo dovrebbe essere sdraiato a poltrire sul divano. Riesco a trovare parcheggio non troppo lontano dal loro palazzo e mi incammino, sfruttando il corto tragitto a piedi per capire bene come affrontare il discorso "Harry" con Alex. Non è mai scorso buon sangue tra i due, poi dopo la storia dell'aborto Alex ha finito per odiare a morte Harry e non lo vuole nemmeno sentir nominare. Come faccio a dirgli che sono riuscita a perdonarlo? Mentre entro nel palazzo sento la tasca vibrare, tiro fuori il telefono ed è un messaggio di Harry. Vuole sapere come sto e mi avvisa anche del fatto che il suo impegno in studio sta andando per lunghe, perciò tornerà a casa nel tardo pomeriggio. Gli rispondo velocemente mentre sono in ascensore, dicendogli che non è un problema perché tanto sarò con Alex e Laurel. Rimetto il cellulare in tasca e mi ritrovo finalmente al loro piano. Busso alla porta e sento urlare un "Arrivo". Credo sia la voce di Alex e ne ho la conferma quando mi apre la porta.

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