Capitolo 36

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HARRY'S POV:
"Cosa stai scrivendo con così tanta enfasi?" Ridacchia Josh, affacciandosi sul foglio che ho davanti, mentre addenta la mela che ha in mano.

"Non sono affari tuoi" dico alzando il foglio per non svelargli il contenuto. Lo vedo alzare gli occhi al cielo e fare spallucce per poi dirigersi verso la cucina. È sempre il solito impiccione. Per fortuna tra meno di una settimana si trasferirà definitivamente nell'appartamento che ha comprato, potrò finalmente stare in pace.

"Posso prendere anche io quelle gocce miracolose?" Chiede affacciandosi dalla cucina e scuotendo la bottiglietta che ha in mano.

"Sei un avvocato di successo non capisco perché continui a scroccare le cose a casa mia" dico mentre piego il foglio e lo infilo nella tasca dei jeans.

"Perché sono tuo fratello maggiore e per me dovresti fare questo ed altro" afferma urlando leggermente per farsi sentire.

"Okok, fai come vuoi, io vado a prendere Jane" dico prima di prendere le chiavi dal tavolo. Mi alzo e mi dirigo verso la porta prima che possa cominciare a farmi delle domande, inizierebbe un interrogatorio senza fine e sinceramente non mi va di perdere tempo con lui, rischierei di fare tardi. In realtà non so a che ora finirà il turno Jane, come al solito mi accamperò li fuori finché non uscirà. Ormai è questa la routine da più o meno due settimane, non è nulla di speciale, semplicemente io mi faccio trovare fuori dall'ospedale e l'accompagno a casa. Ma credo sia stato abbastanza per scalfire un po' quel muro che si era creato fra di noi, e per ora mi va bene così.

JANE'S POV:
Guardo per l'ennesima volta l'orologio attaccato alla parete, oggi stiamo facendo più tardi del previsto.

"Qualcosa non va?" mi chiede Rob alzando lo sguardo dalla cartella clinica che sta leggendo.

"Nulla, sono solo un po' stanca, la giornata sembra non finire più" mento rivolgendogli un piccolo sorriso. Non voglio ammettere a me stessa il perché io sia impaziente di uscire di qui, figuriamoci se mi azzardo a dirlo a lui.

"Se vuoi posso fare io il tuo giro di visite" dice chiudendo il plico di fogli e rivolgendomi anche lui un sorriso.

"Non ti preoccupare, devo dimettere solo un paziente, dopodiché credo di aver finito" dico prima di tornare con lo sguardo sui fogli davanti a me. La quantità di fogli da firmare e controllare prima di dimettere un paziente, credo sia una delle cose burocratiche più noiose che io abbia fatto finora. Di solito rimando la dimissione a quando c'è il cambio di turno, in modo che non tocchi a me sbrigare la faccenda. Purtroppo questa volta sono stata incastrata o probabilmente hanno capito la mia tattica, per cui eccomi qui, persa nella mia concezione di inferno.
Dopo circa una mezz'ora riesco finalmente a dare i fogli alle infermiere, così che possano provvedere loro alla dimissione fisica del paziente, mentre io scappo letteralmente verso la stanza dei tirocinanti per cambiarmi. Una volta cambiata, mi sistemo davanti allo specchio. L'aspetto non è dei migliori, ma dopo un turno di 12 ore direi che non sarebbe stato possibile il contrario. Così esco dalla stanza mentre cerco di sistemarmi i capelli facendomi delle trecce e mi dirigo verso l'uscita. Quando sono fuori cerco con lo sguardo la macchina che mi aspetto di vedere ed eccola lì, presente come lo è sempre stata nelle ultime settimane. Mi incammino per raggiungerla, sono nervosa come una 15enne che aspetta fuori dalla scuola il ragazzo che le piace per tornare a casa insieme. No, forse non è proprio il paragone adatto, non ho più la spensieratezza di quel periodo, la tachicardia è sempre quella ma le consapevolezze sono altre. Non appena sono davanti alla macchina ogni sorta di nervosismo si dissolve, Harry si è addormentato con le braccia incrociate sul volante e la testa appoggiata ad esse, sembra un bambino. Non so se svegliarlo o lasciar perdere e magari tornare a casa in autobus. So quanto faccia fatica a dormire, per cui il fatto di svegliarlo mi farebbe sentire in colpa. Per cui sto per allontanarmi e andare verso la fermata, quando si sveglia di soprassalto, come se fosse stato svegliato improvvisamente da qualcosa. Alza la testa e si guarda attorno agitato, finché non incontra il mio sguardo e a quel punto lo vedo tirare un sospiro di sollievo e farmi cenno con la testa di prendere posto in macchina. Ridacchio e seguo le sue indicazioni, prendendo posto accanto a lui.

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