Capitolo 34

171 7 0
                                    

HARRY'S POV:
Non so più cosa fare, devo convincerla a darmi un'altra possibilità. Farsi perdonare da una persona così determinata e diffidente come lei è molto difficile, quasi impossibile. Lei ti dà fiducia, ma quando questa viene tradita, difficilmente torna sui propri passi. Non è una persona che dà seconde possibilità. Quando ci ritrovavamo a letto insieme qualche mese fa, mi sono illuso che con il tempo magicamente si sarebbe risolto tutto e saremmo potuti tornare alla normalità. Ma no, ho sottovalutato la situazione, non ho fatto abbastanza per convincerla a riprovarci. Lei come al solito è giunta alla conclusione che non la volessi, per questo si è imposta di mettere fine a tutto. Io ho accettato passivamente la sua scelta, volevo rispettarla e darle tempo, ma ora non ce la faccio più. Persino Josh si è reso conto che senza di lei non so stare, ed è stato disposto anche a organizzare la sceneggiata di qualche giorno fa al bar. E ringrazio Dio che lo abbia fatto perché ho avuto modo di vedere una Jane emotivamente coinvolta come non l'avevo mai vista, e ciò mi ha fatto sperare per il meglio, che forse qualche piccola chance di convincerla in fondo c'è. Devo solo darmi da fare e ribadirle il fatto che sono stato un coglione ma che non ripeterò mai più gli stessi errori.
Sono seduto a questo tavolo con le mani tra i capelli da non so quanto tempo, sono assorto nei miei pensieri. Josh rientra a casa ed è il suo tonfo sul divano ad avvisarmi della sua presenza.

"Cazzo Josh, prima o poi mi sfonderai il divano" sbuffo alzando la testa per fulminarlo con lo sguardo.

"Non sarà certo così che lo sfonderò" ridacchia facendomi l'occhiolino prima di portarsi le braccia incrociate dietro al collo. Alzo gli occhi al cielo, dopodiché poggio tutto il peso sulle braccia e mi alzo lentamente dalla sedia.
"Ancora stai messo così?" mi chiede guardandomi con la coda dell'occhio.

"Io e il sonno non andiamo più d'accordo da un bel po' di tempo" dico trascinandomi verso la cucina.

"Non puoi continuare a stare così, non so nemmeno come tu faccia a lavorare se sei ridotto in queste condizioni" afferma alzando il busto e mettendosi a sedere. Non lo so nemmeno io come faccio a reggermi in piedi. Apro il rubinetto, afferro un bicchiere dalla dispensa e lo riempio d'acqua. Comincio a sorseggiarlo mentre mi appoggio allo stipite della porta, rivolto verso Josh.

"Ora come ora la mia priorità non è il lavoro, per avere la tranquillità necessaria per riuscire a dormire devo prima risolvere con Jane" affermo poggiando la testa di lato.

"Perché non hai lottato per lei come ti avevo detto qualche anno fa?" sospira Josh mettendosi in piedi e dirigendosi verso la sedia in cui ero seduto io poco fa. Bella domanda.

"E' diverso, ai tempi ero molto ingenuo, mi son detto 'la ami, quanto potrà essere difficile starle accanto?', e dopo tre anni di relazione sono arrivato alla conclusione che stare con lei è come una cazzo di roulette russa. L'aborto spontaneo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, mi ha fatto riflettere, mi ha fatto pensare 'cazzo, ne vale davvero la pena?' e in momenti come quello ti assicuro che non è facile pensare lucidamente, si è solo molto impulsivi. Sul momento ho concluso che ne avevo abbastanza, che non sarei riuscito a sopportare nient'altro, ero arrivato al limite della sopportazione. Nella mia testa rimbombavano le voci di Ed e David che mi dicevano che con lei era una cosa troppo seria, che prima di sistemarmi dovevo fare altre esperienze, divertirmi un altro po'. E così ho provato a tornare alla vita di qualche anno fa, fatta solo di serate ai pub e scopate con tizie mai viste prima. Non so come quella merda mi potesse piacere allora, perché mi ha fatto stare ancora peggio e mi ha fatto realizzare di aver fatto una cazzata." Per la prima volta in vita mia vedo mio fratello interessato a ciò che dico, talmente tanto da non tentare di interrompermi come fa di solito. Così ne approfitto e continuo il mio sfogo.
"Dopo averla vista all'inaugurazione della scuola di danza di Hannah, e dopo quello che è successo quella sera, a distanza di pochi giorni sono tornato da lei con la scusa di prendere una camicia che avevo lasciato nel nostro appartamento, ero convinto di dirle tutto, di chiederle scusa e farmi perdonare, ma quando me la sono ritrovata davanti è stato più difficile di quanto credessi. Vedere nei suoi occhi ciò che aveva dovuto affrontare da sola, quel dolore immenso che dovevamo superare insieme, mi ha fatto realizzare che lei è più forte di me, che non sono neanche lontanamente alla sua altezza. Stava lì davanti a me con un lieve sorriso sul volto ma con gli occhi che gridavano aiuto e l'unica cosa che sono riuscito a fare è stata abbracciarla. Staccandoci dall'abbraccio ci siamo ritrovati viso a viso e non ce l'ho fatta a trattenermi, l'ho baciata di nuovo. Siamo andati al letto insieme e, Dio, quanto mi era mancata. Così mi sono illuso che pian piano saremmo potuti tornare alla normalità senza affrontare l'argomento, un altro enorme errore che ho commesso. Da quella volta sono tornato lì con varie scuse e l'epilogo era sempre lo stesso, noi a letto insieme e io che non riuscivo a trovare la forza di fare di più, di dimostrarle che potevamo tornare ciò che eravamo prima. Lei ha avuto più palle di me e ha deciso di troncare i nostri incontri, non voleva più accontentarsi, voleva di più. Anche lì, come un coglione non sono riuscito a dirle nulla, perciò le ho fatto pensare che fossi d'accordo con lei. Il resto lo sai, visto che ti sei praticamente trasferito qui il giorno dopo questo nostro ultimo incontro."  Lo vedo passarsi una mano sulla barba e rimanere in silenzio mentre abbassa lo sguardo per fissare il legno del tavolo. E' come se stesse metabolizzando tutto ciò che gli ho appena detto e stesse cercando di formulare il suo pensiero a riguardo.

My medicineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora