Cap. 39

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"Mar, Margot." Sentivo la voce di Ethan in sottofondo.

Aprii gli occhi pensando che fosse un sogno, invece mi ritrovai Ethan proprio davanti a me.

"Hey piccola." Si avvicinò lasciandomi un bacio sulle labbra.

"Ti ho portato qualcosa da mangiare, io ho già mangiato." Mi avvisò.

"Grazie... Come sta tua madre?"

Si mise seduto accanto a me sul letto, dopodiché parlò.

"Non sta bene per niente, è ancora in ospedale e più tardi credo che ci andrò." Concluse, ma avevo capito che nascondeva qualcosa.

"Et... Cos'altro devi dirmi?" Lo spronai a parlare.

"Il... Cancro è tornato e beh, le sta prendendo i polmoni, io..."

Vidi i suoi occhi diventare lucidi e mi avvicinai, prendendogli la mano.

"La perderò molto presto, Margot, e non sono pronto... Ha sofferto troppo lei, non è mai arrivato il suo momento felice, avrei tanto voluto vederla sorridere per davvero."

Era così fragile in questo momento...

"Hey Et, io sono sicura che il suo momento felice sia stato tu. Credo che un figlio sia il regalo più bello che la vita possa offrire a una donna."

"Sì ma non ha avuto la possibilità di amare di nuovo, di crearsi una famiglia, di stare con me. È chiusa in quella casa di cura da anni, cazzo."

Non sapevo davvero che dire... Mi limitai ad abbracciarlo forte.

"Vorresti venire con me più tardi a trovarla?"

Questa sua richiesta mi sorprese, non pensavo mi chiedesse una cosa simile.

"Certo, mi farebbe piacere." Ammisi, sorridendo.

Restammo abbracciati in silenzio, beandoci della pace e della malinconia che regnavano nella stanza.

Senza accorgercene ci addormentammo e quando mi svegliai era già pieno pomeriggio.

"Ethan, Et... Hey." Svegliai Ethan dolcemente, carezzandogli il viso.

"È già pomeriggio, abbiamo dormito tutto il tempo." Spiegai ridendo.

"Andiamo da mia madre allora?" Chiese impaziente.

Mi limitai ad annuire e mi precipitai a prepararmi.

"Pronta." Dissi dopo 10 minuti circa.

Insomma dovevamo andare in un ospedale, non avevo messo niente di speciale.

Ethan mise in moto la macchina e arrivammo dopo circa mezz'ora al Saint Joseph Hospital di Chicago, il centro che si prende cura dei pazienti malati di cancro.

Osservai Ethan fermo davanti all'ingresso, guardava fisso il grande edificio davanti a sè, senza proferire parola.

"Hey" - gli sfiorai il braccio - "andrà tutto bene." Provai a rassicurarlo.

Entrammo all'interno dell'ospedale e mi guardai attorno. Passavano persone di ogni età sulla sedia a rotelle, alcuni invece erano seduti sulle poltrone ad attendere.

I medici spuntavano dal nulla, erano tanti, troppi, e ognuno aveva da fare.

Ethan mi trascinò in una sala con dei medici.

"Salve signora Grant. È possibile visitare mia madre?" Chiese e capii che lui e quella signora si conoscevano già.

"Sì, ha finito da poco la chemioterapia, adesso è nella sua stanza. Sai la strada." Concluse.

Come un UraganoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora