Oggi non avevo voglia di andare a scuola, perció decisi di visitare Chicago, magari evitando di perdermi.
Mi lavai e misi una canottiera nera, con una camicia a quadri aperta, dei jeans neri strappati e le mie amatissime vans. Infine misi un cappello morbido in testa.
Presi la tracolla e la misi sulla spalla destra, presi un cornetto, che probabilmente mi avevano lasciato le ragazze, ed uscii.
Stavo camminando senza una meta da un paio di minuti, avevo visitato ancora poco, ma essendo da sola era più complicato orientarmi. Non c'era nessuno a darmi spiegazioni, osservavo e basta.
Inoltre pensai ad un problema serio... Non sarei stata in grado di tornare a casa, probabilmente.
Decisi di fermarmi al bar a prendere un caffè, mi rilassai qualche minuto ma quando andai alla cassa mi dissero che era già stato pagato il conto.
"Mi scusi, ci sarà un errore. Sono sola qui, e non ho ancora pagato."
Era impossibile, sicuramente c'era stato un errore.
"Signorina, poco fa è venuto il suo ragazzo a pagare, probabilmente non l'ha visto."
Un ragazzo? Questo è pazzo.
"Io non ho un ragazzo. Ma almeno può descriverlo?" Dissi ridendo per la situazione surreale.
"Beh, aveva i capelli scompigliati e dei tatuaggi."
Wow, mi era stato di grande aiuto, molti ragazzi erano conciati così. Non ci diedi peso e decisi di lasciar perdere. Errore o meno, il mio caffè era già stato pagato.
"Grazie mille, arrivederci."
Uscii fuori e mi guardai intorno, ma non trovai nessuno.
Una voce dietro di me, però, mi fece sussultare."Cerchi qualcuno?"
Ethan.
"Cristo santo, mi vuoi morta?!" Dissi spaventata, urlandogli contro.
"Mh, magari non sarebbe male. Una rompiscatole in meno." E fece il suo solito ghigno.
"Fanculo. Perché hai pagato al posto mio?" Chiesi, alzando un sopracciglio.
"Chi ti ha detto che sono stato io?" Rise, si stava prendendo gioco di me, come sempre d'altronde.
"Beh, non conosco nessun altro qui. Perché uno sconosciuto dovrebbe pagarmi il conto?" Chiesi ovvia.
"Perché dovrei pagartelo io?" Controbbatté ancora.
"Ho capito, ci si vede in giro." Tagliai corto, girandomi.
"Non c'è un motivo. L'ho fatto, stop." Disse, facendomi fermare.
"C'è eccome un motivo invece. Le cose non si fanno mai senza un perché."
"Beh, io sono l'eccezione alla regola allora. Credimi, l'ho fatto senza un perché."
Sarebbe stato inutile insistere con lui.
"Kat mi ha detto che stai visitando la città, non ti farebbe piacere avere una compagnia? O almeno qualcuno che ci vive da quando è nato e possa spiegarti tutto?" Parlò nuovamente.
Mh, pensandoci un aiuto mi sarebbe servito... Avevo davvero bisogno di qualcuno, magari non mi sarei mai immaginata di girare la cittá con lui, ma mi sarei accontentata.
"Va bene, portami dove vuoi." Mi pentii immediatamente di quella frase.
"Dove voglio?" Disse con aria perversa.
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Come un Uragano
Teen FictionMargot ha 18 anni, non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno e, cosa più importante, ha dovuto imparare a crescere in fretta e da sola. Non sa cosa sia l'amore, e non ha voglia di saperlo, per il momento vuole solo lasciarsi dietro il passa...