Cap. 9

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Erano passati diversi giorni e proseguiva tutto bene, sia con i ragazzi che con la scuola. Anche se avrei dovuto trovarmi un lavoro in questi giorni.

"Mar stasera c'è una festa, ci sei giusto?" Mi chiese Kat.

"Ovvio, non manco mai alle feste." Risposi ridendo.

Andai a scuola e subito dopo mi diressi a casa.

"Ragazze, sono tornata" dissi io.

"Noi stiamo scegliendo i vestiti per stasera" rispose Julia.

"Aiutate anche me, non ne ho assolutamente idea!" Dissi disperata.

Lei e Kat mi presero e mi fecero sedere, portarono un sacco di vestiti e dopo circa 1 ora avevamo scelto l'outfit per tutte quante. Maya invece era a casa dei ragazzi.

Io indossavo una gonna a vita alta, nero lucido, con una maglietta corta bordeaux, e infine dei tacchi neri.
Julia aveva deciso di mettere un jeans scuro, una maglietta in pizzo e tacchi.
Mentre Kat optò per un vestito a tubo nero e ovviamente i tacchi.
Finimmo di truccarci ed erano giá le 8.

"Mangiamo?" Proposi io.

"Sì, preparo subito qualcosa" disse Kat.

Finimmo di mangiare e di sistemarci, infine misi il rossetto. Presi la borsa ed ero definitivamente pronta per andare.

"Io sono pronta" disse Julia.

"Anche io" rispondemmo io e Kat in coro.

La festa era vicina, perciò andammo a piedi. Avevo voglia di bere, di non capirci più nulla e divertirmi. Stasera avrei lasciato che la vecchia me tornasse, anche se forse non se n'era mai andata.

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"Qualcosa di forte, grazie." Dissi al barman.

"Forte quanto?" Rispose lui urlando, per sovrastare la musica.

"Tutto ciò che hai di più forte, che mi faccia prendere una bella sbronza."

"Hai voglia di dimenticare o di divertirti?" Disse con un ghigno.
Era carino quanto simpatico, ma di sicuro non era il mio tipo.

"Diciamo entrambi" risposi ridendo.

Dopo alcuni secondi tornò con dei drink.
"Queste sono le cose più forti che ho, ti consiglio di non berle tutte"

Le osservai, erano almeno 7 drink e la cosa mi intrigava parecchio.

Scolai il primo in un sorso, e feci lo stesso con altri 3.

"Mar, vacci piano. Stasera ti lasciamo qui altrimenti" disse Julia, la solita protettiva.

"Tranquilla gioia" urlai io.

Presi il quinto drink, dopodichè andai a ballare.
Mi girava un po' la testa, ma per ora tutto bene.
Ballai per diverse ore, o minuti, non ne avevo idea, con ragazzi che si strusciavano su di me.

Ero anche questa io, ero stata soprattutto questa io. Non mi definirei una poco di buono, ma mi piaceva vivere il momento, cogliere l'attimo. Gli uomini lo facevano, quindi che male c'era?

Ad un tratto un tizio mi afferrò la vita e mi attaccò al suo corpo. Sentii un odore misto ad alcol e fumo, e un pizzico di Calvin Klein One.

"Non ti smentisci mai eh? Peccato che questi poveretti non sappiano che questo bel corpicino sia tutto mio."
Quella voce, quelle mani, quel corpo.

Era Ethan.

"Puoi solo sperarci, Morris. Va' dalle tue troiette e fottile per bene, l'unica cosa che sai fare."

"Oh Margot, attenta. Non sai quanta voglia abbia di prenderti qui e ora. Sei così eccitante" disse mentre mi lasciava baci sul collo.

Una parte di me avrebbe voluto baciarlo, lo desiderava da tanto. L'altra parte però lo avrebbe a tutti i costi spinto via.

"Lasciati andare." Disse infine.

Poi, il vuoto.

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Mi svegliai con un forte mal di testa, aprii lentamente gli occhi ma non ero nella mia stanza. Una mano circondava la mia vita, ero nuda. Mi girai verso il ragazzo accanto a me e spalancai immediatamente gli occhi.

I suoi capelli scompigliati, le sue labbra consumate, le occhiaie che potevo intravedere stavano ad indicare una notte insonne, il suo corpo nudo tanto quanto il mio, notai un succhiotto vicino al suo capezzolo sinistro.

Ero sconvolta, ero sconcertata e delusa da me stessa. Non potevo crederci, non potevo credere di esserci cascata così, come tutte le altre.

Soprattutto, non potevo credere di essere finita a letto con Ethan Morris.

No, assolutamente no.
La cosa brutta era il fatto che non ricordassi nulla, la cosa più brutta ancora era il fatto che mi fossi lasciata andare così con lui.

Mi guardai attorno e osservai bene la stanza... Vi erano vari quadri che lo ritraevano con una signora, probabilmente si trattava di sua madre. Osservai ancora qualche secondo, ne ero certa, la stanza era la sua.

Una frase mi tornò in mente:
"Non porterei mai tutte le ragazze che mi faccio, nella mia stanza. Loro sono insignificanti, se mai qualcuno vedrà la mia stanza, sarà qualcuno di veramente importante. Dovrà sentirsi quasi onorato."

Mi sentii mancare l'aria per qualche secondo, ma decisi di non darci peso, sicuramente era ubriaco proprio come me.

Decisi di andare via prima che si svegliasse, sperando che non ricordasse nulla.

Mi vestii velocemente e uscii dalla sua stanza in punta di piedi, dopodichè corsi via da quella casa, ancora incredula di tutto ciò.

Avrei voluto dimenticare quel risveglio. Avrei voluto che fosse tutto un sogno... Insomma non poteva essere vero.

Di una cosa ero sicura: non lo avrei detto a nessuno.

Come un UraganoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora