Cap. 29

3.9K 201 15
                                    

"SVEGLIAAAA" urlarono Mason e Katie a tutti noi, che ancora dormivamo.

"Ma che vi urlate?!" Disse Gabe ancora mezzo assonnato.

"È tardi, e sta già finendo il primo giorno del nuovo anno!!" Rispose Mason.

"E quindi? C'è bisogno di rompere le palle così?" Sbottò Ethan, irritato per essere stato svegliato.

"Avanti ragazzi, abbiamo fame e sono già le 4 del pomeriggio passate. Preparate qualcosa da mangiare, voi donne." Disse Mason con fare scherzoso.

"Ohoh, io non preparo un bel niente. Potete pensarci voi." Risposi io, volendo ancora dormire.

Ci alzammo tutti, e molti facevano giá dei programmi su cosa fare stasera.

"Piccola, tu stasera sei con me." Disse Ethan, passandomi accanto e sussurandomi queste parole all'orecchio. Mi lasciò completamente senza fiato, quasi svenivo.

Si allontanò con nonchalance, e vedendo la mia espressione mi rivolse un ghigno.

Posso tirargli una scarpa? Grazie.

"Ragazzi, io stasera ho da fare. Mio padre mi vuole a cena" disse Ethan, facendo finta di essere scocciato. La sua era ovviamente una scusa, così capì che dovevo trovarne una anch'io.

"Io invece devo andare al bar, il capo deve parlare con tutti noi impiegati." Dissi la prima cosa che mi passò per la testa, ed Ethan mi guardò con fare approvatorio.

Katie, Maya e Julia fecero qualche polemica, avrebbero voluto che stessi con loro. Ma capirono che ero "impegnata" e perciò non aggiunsero altro.

Maya e Gabe cucinarono per tutti quanti, e in un batter d'occhio eravamo intorno alla tavola ad abbuffarci.

•    •     •

Mi arrivò un messaggio, mentre ero a casa.
Le ragazze e i ragazzi erano andati insieme in qualche locale, io aspettavo notizie di Ethan.

Aprì il messaggio ed era proprio lui.

"Devo attendere ancora tanto?"

Riuscì ad intuire la sua ironia, e pensai che fosse fuori casa mia, perciò uscì e lo trovai davanti la sua moto.

"Pronta?" Disse lui.

Ero pronta? Non ne avevo idea. Così giovani e così affrettati. Non eravamo niente, ma lui era il mio tutto. Avremmo affrontato tanti litigi ed incomprensioni, sicuramente.
Sarà la mia rovina, probabilmente mi farà sgretolare a poco a poco, pezzo per pezzo. Ma va bene.

Se amare vuol dire rischiare, allora correrò il rischio per una volta. Quindi: sono pronta?
Chissà, forse sì, forse no. Ma corriamo questo rischio.

Dopo varie esitazioni, mi limitai ad annuire e salimmo sulla moto.

"È lontana?" Chiesi io.

"Non voglio mica vivere in un posto lontano da tutto e da tutti. È a pochi isolati da scuola."

"Oggi sei più simpatico del solito, sai?" Dissi io, irritata.

"Impossibile, la mia simpatia è sempre al massimo." Disse fiero di sè, mentre io sbuffai.

Dopo poco arrivammo, era una casa accogliente vista dall'esterno. Ora bisognava vedere l'interno.

"Lascio a te l'onore di aprire casa nostra per la prima volta, milady." Disse lui, scherzando.

Io, ansiosa come sempre, presi la chiave che mi regalò ieri sera e, con calma e lentezza, girai la serratura.

"Margot, entro domani intendi aprirla? Se hai ripensamenti, parlamene subito." Probabilmente era stufo della mia costante preoccupazione.

Come un UraganoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora