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Novità nell'angolo❤️

Fui io a preparare Ivar per la battaglia

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Fui io a preparare Ivar per la battaglia.
Un'ora prima del calar del sole, ci ritrovammo nella nostra stanza – lui svestito, ed io con i suoi abiti in mano.

Per un breve momento, uno dei suoi fabbri ci aveva raggiunti, collaudando delle strane protezioni in ferro per le gambe del ragazzo.

"Cosa dovrebbero essere?" Chiesi, quasi spaventata mentre osservavo l'uomo prendere martello e chiodi.
Ivar urlò per tutto il tempo, afflitto dai possenti dolori che quel meccanismo gli costringeva: i ferri seguivano con cura le forme delle sue gambe, snodandosi in un cerchio mobile sul ginocchio. Era una specie di tutore, come delle stampelle intelligenti, ma, certo, non era un premio facile da vincere.
Ci volle quasi un'ora a portare a termine l'opera e, alla fine, Ivar era completamente sudato e col fiato corto.
Così, gli lavai ancora il petto e il viso, mentre lui provava a vincere la stanchezza fisica e lo sfinimento a cui era stato sottomesso.

Gli sfiorai il collo con la pezza, alzando lo sguardo sul suo viso. In quel momento, Ivar si appoggiò col capo alla mia mano, cercando un contatto.

"Non posso permettermi di perdere," sussurrò, cupo. Io gli sfiorai lo zigomo con il pollice, accarezzandolo piano.
Il suo volto era caldo come fuoco.

Quella, fu la prima sera in cui soffrii per un dolore non mio.
Vedevo quel ragazzo stremato, lo vedevo davanti ai miei occhi, e avrei voluto portarlo via. Ecco, non mi prefiggevo di essere una salvezza, ma, almeno, volevo tentare.
Il mio animo mi costringeva a stargli vicino, ma, la verità, è che non mi sarei allontanata comunque.

"Vincerai," gli promisi e, subito, Ivar mi guardò, accarezzandomi il volto con entrambe le mani. Era bello, bello come non mai, quasi in modo inaccettabile. Quel volto fine, le labbra rosse, gli zigomi alti. Era perfetto.

Chiusi gli occhi quando la sua fronte sfiorò la mia, lasciandomi cullare dal tocco fedele delle sue mani, gentili fra i miei capelli e sulla pelle. Era come una coccola sempre attesa e mai delusa, una promessa che speravo sarebbe stata mantenuta.

"Dimmi qualcosa che nessuno sa."
Un dito mi sfiorò le labbra ed io le schiusi in un sospiro, aprendo i miei occhi e ritrovandomi il blu dei suoi ad un filo di vento.

"Non ho mai baciato prima."

Lui sorrise, e fece toccare i nostri nasi: "tocca a me?"
Annuii, ricambiando il suo sorriso, e lui ci pensò sopra. "Non ho mai aspettato nessuno."

Brillai in quell'attimo di unicità, lasciandomi riscaldare.
Ma poi giunse il momento.

Ivar mi baciò la fronte e mi lasciò andare.
Lo vidi uscire da quella porta, vestito di cuoio e sangue, pronto a combattere per il suo popolo, pronto a morire per questo. Non piansi, questo no, ma, quando la porta si chiuse, un pezzo di me rimase impigliato nell'intreccio di quel cuore spezzato.
Speravo che restasse vivo.

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