Ivar ispezionava con rigida attenzione il mio braccio, incurvandosi su ogni piccola abrasione e taglio, quasi fossi appena scampata ad un campo di guerra. Io lo guardavo e tacevo, fisicamente e mentalmente debole per sopportare l'ennesimo dibattito.
Indossava ancora le vesti leggere che gli avevo visto quella mattina e non potei non chiedermi quali potevano essere state le sue intenzioni quando aveva preso quella decisione. Si era abbigliato in quel modo per me? Era sua intenzione sorprendermi in qualche modo?
Ivar mi era stato lontano sin dalla nostra partenza da York e, senza una vera consapevolezza, la maggior parte delle sue azioni mi risultavano estranee.Avevamo smesso di parlarci, preferendo lasciar cantare le conseguenze piuttosto che i buoni ideali, e, così, eravamo giunti ad un punto di stallo. Da quel momento, o si sarebbe tutto risolto o sarebbe morto per sempre.
Ivar mi accarezzò la mano, lasciando combaciare le nostre dita.
Mi aveva ripulito dal sangue di Duna con una pezza morbida, restando delicato come se vi fosse una ferita aperta e non una semplice mano.
Quella attenzione mi fece ben sperare."Ti ripeto che sto bene," ricordai, tiepida. "Hai forse bisogno di ispezionarmi da capo a piedi per credermi?"
"Sei stata imprudente, Thora," mi battibeccò lui, fastidioso: "Duna è imprevedibile. Se ti avesse fatto del male? Se ti avesse ucciso? Io-"
"Non te lo saresti perdonato," finii per lui. Ivar strinse le labbra, cercando di trattenersi.
Portava ancora nella memoria il ricordo di me e Hvisterk insieme, ma gli veniva difficile non lasciarsi andare quando eravamo tanto vicini: avrebbe voluto essere duro, ma proprio non ci riusciva.
Sentiva il bisogno di sapermi ancora sua, che nessun'altro valesse per me quanto lui.
Gli mancavano quelle certezze che solo da me poteva ricevere."I tuoi uomini gli hanno rivelato ogni cosa," spiegai, così: "Duna finge di accettare la cosa quindi non avremo bisogno di nasconderci. Ci ha invitati entrambi alla festa di questa sera."
"Entrambi?"
Alzai le spalle. "Se ci capisci qualcosa sappimi dire."Ivar mostrava patimento per quella situazione, si sentiva stretto.
La minaccia di Lagherta gravava ancora sulle sue spalle ed ora si vedeva costretto ad affrontare la posizione di Duna. Sarebbe stato un amico oppure un nemico? La svolta sarebbe stata una carezza oppure una ghigliottina? Ivar non poteva arrivare a prevedere tanto, perciò valutava ogni condizione."Ho mandato degli emissari nel regno di Duna, dei fedeli informatori. Sto cercando di convalidare l'accusa che sia stato Duna ad avvelenare il fratello, così da far cadere il suo potere. Secondo le leggi del suo stato, chiunque uccida un re deve patire della stessa sorte e, in assenza di eredi, il potere del dominio diventerebbe dell'unico alleato dell'ultimo sovrano in vita."
Corrucciai la fronte, confusa. "E questo cosa dovrebbe significare?"
Ivar assunse quella sua solita aria da damerino che la sapeva troppo. "Duna ha attualmente un solo alleato: me. Se io riuscissi a provare che è stato lui ad uccidere suo fratello verrebbe giustiziato dal suo stesso popolo, che diventerebbe mio dopo la sua morte."
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The favourite
Historical FictionWessex, fine 800. Thora è la giovane favorita del principe Alfred, futuro re della regione. È una semplice serva, ma con una mente spigolosa e pungente, tipica dei furfanti dei sobborghi. Lei è la ragazza che sa usare una spada, quella che in chies...