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Vagavo su un filo molto sottile

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Vagavo su un filo molto sottile.

"Le feste a Kattegat sono sempre fantastiche."
Hvisterk mangiava piano, guardandomi puntualmente per cercare di comprendere i miei pensieri.
Si era fatto vivo quando ormai il sole era calato da tempo e il mio stomaco aveva iniziato a chiedere perdono: per sua fortuna, aveva portato la cena.

"Cosa vorresti dire con questo?" Chiesi, rigirandomi un boccone umido di carne fra le dita. Era la prima volta che mangiavo un vero pasto in tre giorni: a quanto sembrava, tutti si preoccupavano di farmi imbestialire ma non di non farmi morire di fame.

Il vichingo scosse le spalle, fingendosi quieto. "Niente. Non volevo dire niente."
Come bugiardo, restava terribile, e lui sapeva di essere in fallo, ma comunque perseverava: la situazione lo divertiva più che mai.

Io restavo troppo arrabbiata per potermi distrarre in quei subdoli giochetti e trovarli addirittura divertenti.

"Questo pomeriggio mi ha fatto visita la nuova serva di Ivar. Si chiama Freydis e ha intenzione di sedurre tuo fratello per diventare regina."

Mangiai ancora, notando, invece, l'espressione di puro stupore sul volto del ragazzo.
L'avevo impressionato? Che peccato.

"Una serva?"
"Molto bella," considerai: "certo, spiacevolmente pessima, ma, finché resta zitta, non si sono particolari problemi."

Avevo provato a non pensarci troppo.
Freydis era venuta da me con il preciso scopo di essere notata e temuta: aveva deciso che fossimo rivali e ci teneva a farmi sapere che avrebbe raggiunto la vittoria senza troppi problemi.
L'avrei uccisa.

"So che mio fratello è bloccato a letto," ricordò Hvisterk: "deve essere la bionda che gli sta sempre intorno. Solo Ivar potrebbe fidarsi di una come lei."

Per quanto seccante, aveva fin troppa ragione.
Ivar poteva essere molte cose, e fra queste anche un ragazzo debole davanti ad un bel corpo che cantava sdolcinate parole.
Se non stava attento, troppe l'avrebbero ingannato.

"Ti ha parlato del piano?" Continuò il ragazzo, osservandomi. "Quello per uccidere Duna."

"So quanto Ivar mi ha detto: perciò, il minimo." Sospirai, massaggiandomi le tempie per cercare di calmarmi. "È successo qualcosa?"

Il moro non sembrava così predisposto a parlare. Era facile capirlo anche in quel caso, notando il nervosismo nascosto nelle pieghe della sua fronte.

"È successo qualcosa," conclusi, così. "Cosa ti ha detto?"
"Dovresti parlarne con lui," replicò lui, fingendosi distratto.

Alzai gli occhi, infastidita da quella affermazione: perché in quel dannato mondo le cose non potevano mai essere facili?

"Credevo che tu volessi tenermi lontana da Ivar. Ora mi spingi da lui?"
Hvisterk, spietato, mi guardò furbo. "Ho notato che il vostro rapporto peggiora notevolmente quando siete vicini, quindi, se vi voglio rovinare, non ha senso tenerti in gabbia quanto piuttosto spingerti da lui. Ci penserà Ivar a rovinare tutto."

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