A L F R E D
Onore, famiglia, regno: Alfred aveva perso ogni cosa ma, di tutte le sconfitte, una era quella che lo affliggeva maggiormente, quel senso di perdita che mai avrebbe superato.
Perdere lei."Vostra altezza?"
Sollevò lo sguardo, sorpreso dallo sguardo della giovane cugina in piedi sull'uscio: Camelie portava i capelli rossicci intrecciati sulle spalle ed un abito di fili d'oro.
Così come il resto della sua famiglia - sovrani di Nottingham - , non stentava a dimostrarsi nella sua ricchezza. Erano stati loro a salvarli - lui e ciò che restava del suo dominio - accogliendoli a corte e permettendo di mantenere il titolo e l'onore.
Si mostravano accondiscendenti, quasi misericordiosi, ma il giovane sapeva bene che quello non doveva essere solo affetto famigliare: Alfred era, ormai, un re e, per quanto le circostanze non giovassero, possedeva ancora un esercito e ricchezze inestimabili.
Ciò di cui aveva bisogno era solo un supporto in quella pazza lotta contro l'invasore - riconquistare la sua corte - e tornare a controllare il Wessex.
Ovviamente, il caro zio, re Donovan, era più che disposto ad aiutarlo nell'impresa - solo, nel frattempo, non impediva a Camelie di fargli visita ogni volta che volesse.Cercavano il matrimonio, un'alleanza: solo, Alfred continuava a vacillare.
Thora era stato il suo punto fisso sin dal primo istante.
Giovane figlia di un semplice fabbro, l'aveva vista di sfuggita fra i vicoli della città: entrambi bambini, sembrava che non esistessero differenze fra loro.Lui perdeva ogni dignità davanti a lei che, in fin dei conti, restava perfezione.
Alfred ammirava la sua forza, il modo in cui sembrasse impossibile piegarla, anche se a chiederlo era il principe favorito.Thora non l'aveva mai scambiato per un titolo e questo era palese nel modo in cui l'aveva sempre trattato con sufficienza, non accontentandosi mai dei suoi risultati, né di compiangerlo a causa dei tormenti di palazzo.
Certa gente non conosce cibo e tu piangi per un piatto insapore gli aveva detto una volta, quando, infantile, aveva respinto un piatto di minestra.
La fece diventare sua dama da compagnia appena compiuti i dodici anni: nessun annuncio ufficiale, ma tutti ne erano a conoscenza - tutti sapevano.
Per Thora, quello era più un passatempo che un impiego; un modo misericordioso per salvare un amico dalla sua stessa stupidità.
Era lui in favore, in realtà.E, qualche volta, Alfred aveva avuto quasi paura di lei, nel potere che sembrava avere su di lui.
La ascoltava, la assecondava, la contemplava, ma sempre con sguardi nascosti: in cuor suo, sapeva che Thora non avrebbe mai accettato di sentirsi la sua favorita ed era per questo che, morto il padre, fece di tutto per restare nell'ombra.
Non ne parlò con lei, non cercò di farla parlare, né di costringerla a lui: se c'era una cosa che Thora odiava, certo era mostrare il suo dolore o di aver bisogno di qualcuno.
Era già la sua dama di compagnia e continuò a trattarla come tale, non alleggerendo i suoi compiti né permettendole di stargli lontano.Amava farla ridere.
Quei momenti, quegli attimi in cui riusciva quasi a credere di valere qualcosa per lei.Era un principe - un re, forse - ma avrebbe donato la sua corona in cambio del cuore di quella servetta senza paura.
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The favourite
Historical FictionWessex, fine 800. Thora è la giovane favorita del principe Alfred, futuro re della regione. È una semplice serva, ma con una mente spigolosa e pungente, tipica dei furfanti dei sobborghi. Lei è la ragazza che sa usare una spada, quella che in chies...