22

3K 186 42
                                    

Quella camera personale me la trovai da sola: scandendo con attenzione le stanze dei diversi fratelli scoprii che erano state tutte abbandonate, quindi, come scelta migliore, mi impadronii di quella che credevo essere di Sigurd.

Il ragazzo era per me un estraneo - di lui, avevo visto solo la tragica disfatta - ma, vagando nei suoi affetti, non trovai comunque nulla degno di nota.
Raccolsi tutti i suoi abiti e ciò di cui non avevo bisogno, dimenticandoli nella camera vicina. Dal Wessex avevo portato con me alcune cibarie e dei vestiti della mia taglia, e per fortuna, dato che nessuno si era interessato di informarmi su come sopravvivere in quel luogo sconosciuto.

Hvisterk continuava a starmi lontano mentre, per quanto riguardava Ivar, le mie intenzioni erano quelle di non vederlo per quanto più tempo possibile.
Ormai sembrava quasi certo: stava perdendo la testa e quel suo attacco nei miei confronti ne era la prova.

Ivar era in una posizione scomoda - fra il promesso ritorno di Lagherta e l'intenzione di detronizzare Duna - ma le sue azioni restavano imperdonabili. Si era avventato su di me, mi aveva tenuta ferma sotto il suo corpo e mi aveva colpita: e cosa sarebbe successo se non l'avessi fermato? Quale era il suo principale scopo?

Tenermi con sé, certo, ma in che modo.
Inizialmente, Ivar sembrava aver compreso come mediare fra il mio ruolo di serva e il suo affetto, non facendomi pesare nessuna delle due, ma, ormai, era tutto finito.
Sperava di costringermi a sé perché schiava, non creando un vero legame e questo lo dimostrava la sua irruenza.
Pretendeva, pretendeva e ancora chiedeva, ma erano poche le cose dava in cambio.
La situazione era diventata intollerabile.

Qualcuno bussò alla porta.
Sorpresa, mi tirai a sedere sul letto, aguzzando la mia attenzione: non avevo nemmeno terminato di sistemare la stanza, che già decidevano di disturbare la mia pace.

Vichinghi.

"Chi è?" Urlai, camminando piano verso la porta – in caso di una risposta non propriamente accettabile, ero già pronta a serrare l'entrata con tutte le mie forze.
Nel profondo del mio cuore, però, portavo ancora la speranza di sentire quella voce - la sua.

"Sono Freydis," rispose qualcuno, con voce lieve. "Ivar mi ha chiesto di farvi visita, signorina cristiana."
Freydis?

Confusa, aprii la porta, ritrovandomi davanti ad una bella ragazza dai lunghi capelli e le labbra sottili. Bionda, con un fisico curvilineo e la vita sottile, la riconobbi sin dal primo istante: la schiava che avevo visto avvinghiata a Ivar giusto due giorni prima.
Lei mi sorrise con dolcezza.

"Buongiorno, Thora," salutò, e la sua voce sembrava burro. "Posso entrare?"
"Beh..."

Freydis entrò senza attendere risposta, guardandosi intorno con sincero interesse. "Ivar mi ha detto che era tua intenzione possedere una camera privata: hai fatto una buona scelta, questa è una delle più ampie."
Si sedette sul letto, gentile. "Il mio re vorrebbe che io ti intrattenessi."

Quello fu letteralmente scioccante.
"Intrattenermi?" Chiesi, sconvolta. "Io non ho bisogno di alcun intrattenimento."
"Conosco molto bene la tua lingua e Ivar pensa che tu abbia bisogno di un'amica, per questo mi ha fatta chiamare."

"Notando come avete passato la scorsa notte non credo che sia questo il vero motivo per cui Ivar ti ha chiamato," commentai, acida come veleno. "E mi dispiace, ma puoi benissimo tornare da lui. Io non ho bisogno di amici."

Freydis non sembrava assolutamente colpita dal mio malumore, né dal mio potente rifiuto. In realtà, non ero in grado di percepire alcuna emozione o pensiero oltre a quella specie di maschera di gentilezza che era il suo viso. Pensava a qualcosa? Era davvero così candida? Dentro di me, conoscevo già quelle risposte.

"Dovresti andartene," invitai, così ma lei non osò spostarsi di un sussurro.

"Ivar ha subito diverse ferite questa mattina," rivelò, calma: "le sue ossa sono spezzate in più punti e sono stati allertati diversi guaritori che hanno rafforzato i suoi tutori con altri chiodi. Per qualche giorno, sarà totalmente immobile e inerme."

Ricordai le urla di quella mattina.
Sin da subito avevo compreso la gravità della caduta di Ivar – si era mosso velocemente ed era in una posizione scomoda – ma avevo continuato a ripromettermi che non mi sarei interessata a lui.
Sapevo che fosse anche colpa mia, ma avevo deciso di ignorare quel sentimento, volendomi bene. Ed ora, nemmeno cercata, la candida schiava veniva da me a rigirare il coltello nella piaga.

"Perché mi stai dicendo questo?" Chiesi, dura.
Lei scosse bellamente le spalle, rialzandosi. "Kattegat è felice di avere Ivar come re. Lui è diverso, lui è forte e ci permetterà di raggiungere grandi cose, se solo riuscirà a liberarsi del peso in eccesso."

Il peso in eccesso.
Un crudele sorriso smascherò i miei pensieri. "Non è stato Ivar a mandarti, non è vero?"

Freydis sembrava felice di essere stata scoperta. Mi si avvicinò, cauta, e squadrò il mio viso con le peggiori delle intenzioni.

"Sei bella, Thora, molto più di quanto mi aspettassi, ma sei anche atrocemente fastidiosa. Sono stata costretta a vedere il ridicolo patimento di un uomo per una misera cristiana, costretta a vedere come un re a stento trattenesse le lacrime per un cuore infranto. Questo non è ammissibile, non a Kattegat e non quando so di poter fare di meglio. Quindi, Thora, sono qui per chiederti di lasciare la mia terra e Ivar in pace. Torna nel Wessex, torna da quell'altro principe di qui eri l'amante: noi non abbiamo bisogno di te."

Velenosa come una serpe, la ragazza aveva finalmente rivelato le sue intenzioni: dopo aver condiviso il letto con Ivar, ora puntava al trono.
Era divertente, in realtà: dopo una vita ad essere ingiustamente vista come un'arrivista, finalmente avevo avuto la possibilità di conoscerne una vera, capacitandomi di quanto fossimo diverse.
Se solo gli altri avessero saputo.

"Ivar mi ha chiesto di seguirlo a Kattegat ed è mia intenzione restare fin quando non mi ordinerà di andarmene o fin quando non sarò io a decidere di farlo. Tu credi ciò che vuoi: della tua vita io non ho interesse."

"E non ha interesse nemmeno per quella di Ivar?" Freydis sorrise garbata. "Visto che tu ti sei resa irreperibile, sarò io a prendermi cura di lui in questi giorni di malattia. Sembra che l'abbia colpito."

Oh, l'avrei colpita anche io, se solo avessi avuto un pugnale a disposizione.
Fu molto difficile trattenere le mie emozioni in quel momento, così come il desiderio di prendere il suo bel capo e sbatterlo più volte contro il muro.

Comunque, cercai di sorridere. "Sono certa che passerete un delizioso tempo insieme, Freydis. Porta i miei saluti ad Ivar."

Lei si mostrò vincitrice davanti alla mia risposta: sapeva di aver attirato la mia attenzione, oltre che il mio fastidio, e la sua missione si poteva ritenere compiuta.

"Bene," concordò, quindi: "a presto, Thora."

Nemmeno le risposi, mal accompagnandola verso l'uscita e chiudendole la porta in faccia. Mi piegai contro questa, cercando di trattenere i miei piedi dal correre da Ivar e sputargli addosso quanto fosse debole la sua mente.
Poche ore – erano bastate poche ore, e mi aveva già sostituita.

Nel mio immenso rancore, mi ritrovai a pensare che sarebbe stato giusto fare lo stesso.

Angolo

Nuovo capitolo❤️

Ed eccola, la grande serpe: Freydis😤
Anche qui non sarà amabile 😂

Cosa farà ora Thora, ormai sulla via della guerra?
Voi cosa fareste al suo posto?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
A presto,
Giulia

The favouriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora