38

1.9K 102 10
                                    

Passai i primi giorni fingendo di non esistere: Alfred si occupò di me - ovviamente - radunando nell'arco di poche ore una squadra di dame di compagnia che si premurarono di recuperarmi nell'aspetto

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Passai i primi giorni fingendo di non esistere: Alfred si occupò di me - ovviamente - radunando nell'arco di poche ore una squadra di dame di compagnia che si premurarono di recuperarmi nell'aspetto.

Ero stata toccata, accarezzata, curata: quei tocchi leggeri, senza malizia, mi fecero piangere il cuore - non ero più abituata alla delicatezza, non alla pazienza.
Fui brava a tenerlo per me.

Poi, venne il momento dell'accettazione.
Ferma davanti ad uno specchio, ricambiai lo sguardo di una giovane donna adornata con le vesti di corte e i capelli intrecciati.

Una ragazza con i miei occhi, il mio volto e il mio corpo, ma che, comunque, sembrava troppo diversa dalla Thora che ricordavo.
Per un istante, mi ero illusa che tornando in Inghilterra, ad Alfred e alle vecchie abitudini, sarebbe bastato per invertire il tempo, a ciò che era stato prima: sbagliavo.

Occhi troppo grandi per un viso così piccolo; un corpo che non riusciva a riempire un abito adatto ad una bambina; lividi che non si fermavano alla pelle: no, la vecchia Thora non sarebbe tornata e, quella nuova, non sembrava intenzionata a lasciarmi libera.

E continuavo a non trovare la chiave per aprire la catena dei ricordi.
Kattegat, Ivar, Hvisterk: quando sarebbe finita? Quando sarei stata finalmente libera?

Lo volevo davvero?

"Re Donovan ha richiamato alcuni alleati a corte domani sera: darà una festa, come scontato, e li convincerà ad aiutarci."

Intrecciai le ciocche brune di Alfred intorno alle mie dita, districandone i nodi. Il capo del ragazzo giaceva sulle mie gambe intrecciate, beandosi della comodità delle vesti imbottite.

Sentivo il calore della sua pelle impregnare la mia carne.
Intimità.

"Credi sia una buona idea?" Domandai, attenta: "che possa bastare?"
Alfred mi aveva parlato del suo piano improntato nel riconquistare il Wessex: nonostante tutto, era ancora un re - e, per questo, aveva parecchio denaro - e il ragazzo sembrava abbastanza convinto di sé nel credere che questo sarebbe bastato ad ottenere tutti gli strumenti necessari.
Un rifugio a cui affidare, degli alleati, un esercito.

"Mi ha giurato aiuto," ricordò, forte delle sue parole: "lo ha giurato pubblicamente sul suo onore: non può tirarsi indietro."
"E così non potrai fare nemmeno tu."

Sentii il corpo di Alfred irrigidirsi, capendo perfettamente le mie parole - quella era sempre stata una delle cose su cui avevamo più spesso dibattuto: Alfred adorava vedermi come una spalla a cui affidarsi, ma detestava quando mi dimostravo più capace di lui.
Ciò che era per me un semplice aiuto, un dialogo fine a sé stesso o al semplice sostegno, molto spesso veniva preso dal giovane re come un insulto alla sua competenza.

Una serva era più furba del re: inaccettabile.

Nemmeno l'amicizia più duratura può vincere contro l'orgoglio, certe volte, ed Alfred non era l'angelo che io avevo fatto credere agli occhi altrui.
Eravamo solo dei ragazzini.

The favouriteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora