Hvisterk non era tornato quel pomeriggio, saltando il pranzo.
Probabilmente era ancora innervosito dalla nostra conversazione e, magari, si sentiva imbarazzo per essere stato messo alle strette da una ragazzina, oltre che in disagio per la scoperta delle sue perfide intenzioni.In ogni caso, avrebbe fallito, che il suo scopo fosse togliere il trono a Ivar che impadronirsi del mio affetto.
Di vichinghi con la testa confusa ne avevo già a sufficienza con uno e, sicuramente, non mi sarei soffermata troppo sui bisogni del fratello – a meno che questo non avrebbe giocato a mio favore.Ivar ci aveva visti – aveva pensato al peggio – ed io, inizialmente, ne ero stata spaventata: per quanto non sembrasse, la mia vita ancora dipendeva dal suo volere e, se solo avesse voluto, il piccolo principe sarebbe stato libero di farmi in piccoli pezzi e rispedirmi in Inghilterra in una cassa di broda per porci.
Ne era avevo il pieno potere ma stentavo a credere che sarebbe stato tanto impulsivo, per quanto arrabbiato, dato che ancora portava il pentimento della morte di Sigurd. Ivar odiava suo fratello e il modo in cui l'aveva maltrattato durante tutta la sua vita ma ucciderlo non lo aveva fatto sentire meglio - lo aveva reso solo un inutile assassino.
Se ora voleva giocare ad essere il sovrano doveva impegnarsi a sufficienza da far dimenticare al popolo quanto fosse fragile la sua mente se troppo sollecitata.No, Ivar non mi avrebbe uccisa.
Non era ancora in grado di sbarazzarsi di me senza portarne le ferite.Ma dovevo fare qualcosa, prende una decisione.
Potevo restare ferma e lasciare che lui credesse al peggio, così da giocare sul suo dolore lasciando che pensasse fosse una punizione per i suoi comportamenti – ne sarebbe stato dilaniato ma, almeno, avrebbe imparato – oppure potevo decidere di parlargli, dimenticando il mio risentimento e le paure sforzandomi di fare ciò che era necessario.
In quel caso, Hvisterk avrebbe dovuto temere per la sua vita ma, forse, io ed Ivar ci saremmo riavvicinati.E lui mi mancava.
Era un sentimento costante, come un demone impertinente abbandonato sulla mia spalla e sempre pronto a pungermi con la punta della sua coda acuminata.
Ivar non era il migliore fra le persone – lo aveva dimostrato più volte – ma era anche l'unico ad essere riuscito a intrufolarsi nei miei pensieri e lasciarvi una traccia.
Molto diverso da ciò che era successo con Alfred, sembrava che ciò che provassi con lui non mi lasciasse le stesse sicurezze di cui mi aveva fatto dono il principe.
Se Alfred era calma, quiete, un mare azzurro in cui lasciarsi accarezzare dolcemente, Ivar era la fiamma che lo prosciugava e che mi lasciava senza respiro.
Faceva male, eppure non potevo farne a meno: il mio cuore era mutato in tal modo da non lasciarmi più speranze.Sarebbe stato Ivar ad uccidermi - se non rubandomi il cuore almeno spezzandomi la vita - e, in un certo senso, la cosa mia rassicurava.
Ci saremmo sempre ritrovati, che fosse sul campo di una guerra o fra le lenzuola di un letto per due."Thora Williams."
Sovrappensiero, mi voltai distratta, riscoprendomi in una trappola.
Quel giorno, lontana dalla vista da falco di Hvisterk e dall'affetto di Ivar, avevo deciso di girovagare per l'ampia casa reale, sentendomi protetta dall'assenza di invitati e troppi camerieri, tutti indaffarati nelle loro mansioni all'esterno.
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The favourite
Historical FictionWessex, fine 800. Thora è la giovane favorita del principe Alfred, futuro re della regione. È una semplice serva, ma con una mente spigolosa e pungente, tipica dei furfanti dei sobborghi. Lei è la ragazza che sa usare una spada, quella che in chies...