"Le cose non stanno andando come vorresti, piccola smarrita?"
Hvisterk non aveva chiesto nulla del mio incontro con Ivar ma, comunque, non sarebbe servito: mi si leggeva ogni singola emozione sul volto.
Ero arrabbiata, lo ero molto, e non solo per il tradimento fisico.Ivar teneva al suo regno più di qualsiasi altra cosa e lo capivo, ed era anche per questo che continuavo a chiedermi come mai non mi avesse resa partecipe del suo piano. Voleva ingraziarsi Duna? Poteva farlo.
Voleva usarlo per uccidere Lagherta? Io non lo avrei fermato.
Però non doveva lasciarmi in un angolo.
Trattarmi in quel modo, come fossi un semplice oggetto da spostare nelle caselle giuste nel giusto momento e poi dimenticarmi in un angolo quando era necessario farmi scomparire.Sin dall'inizio, io ero una cristiana inglese.
Ivar mi aveva conosciuto così, nella piccola cappella nel castello di Ecbert: ero la schiava prediletta del principe Alfred.
Perché ora si atteggiava come se lo avesse dimenticato?
Iniziavo a credere di aver sbagliato a lasciarmi andare tanto in fretta, a non aver combattuto contro quello strano desiderio che mi aveva assalito sin da quando lo avevo conosciuto.Mi ero spinta a tanto - ad infatuarmi di un vichingo - ed ora ne pagavo le conseguenze: stavo scomparendo in lui, nei suoi bisogni e nelle sue preferenze, e credevo di avere un minimo potere solo perché ogni tanto lo facevo innervosire ma era solo una farsa.
Ero io quella che si nascondeva, ero io la straniere in una terra nemica ed ero sempre io quella lasciata sul retro fangoso della catapecchia reale mentre qualcun altro si divertiva all'interno."Mi manca casa mia."
Quel desiderio si era formato velocemente sulle mie labbra, quasi senza rifletterci troppo, e, inizialmente, me ne imbarazzai.
"Scusa," tentennai, lanciando un veloce sguardo ad Hvisterk al mio fianco. Seduto su uno sgabello scomodo, era occupato a ripulire e affilare le sue armi.
Per una volta, non sembrava sul punto di guerra."Non ne hai bisogno," ribatté, squadrandomi pigro: "scusarti, intendo. So che è la verità."
Strinsi le labbra e continuai a strapparmi le punte dei capelli, sconfitta nell'orgoglio e nella forza.
Ero seduta a terra sul portico freddo e, di tanto in tanto, osservavo i passanti indaffarati nelle loro mansioni.Certi avevano notato che parlassi una lingua diversa e quindi, immaginando la verità, mi guardavano con insolito interesse, ma, generalmente, dal modo in cui si avvicinavano o si lanciavano sguardi di sottecchi, sembravano fossero più occupati in pensieri ben più che superficiali.
Credevano fossi legata ad Hvisterk – come aveva progettato Ivar – e tutti erano curiosi di comprendere cosa ci fosse di tanto interessante nell'esotica straniera da aver conquistato un figlio di Ragnar.
Quello, per me, rappresentava un tuffo nel passato.
Quando si è la favorita di un principe, che sia questo cristiano o pagano, la gente finisce sempre per parlare e, soprattutto, a sparlare.
Mi vedevano come una che voleva arricchirsi, una falsa che cercava, soddisfando i bisogni intimi di un ragazzo, di arrivare alla corona.
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The favourite
Historical FictionWessex, fine 800. Thora è la giovane favorita del principe Alfred, futuro re della regione. È una semplice serva, ma con una mente spigolosa e pungente, tipica dei furfanti dei sobborghi. Lei è la ragazza che sa usare una spada, quella che in chies...