10 Aprile 21:50
Trentunesimo giorno. Passarono 30 giorni prima che uscisse seriamente, ma finalmente quel giorno arrivò. Andiamo con ordine: mi sono svegliato verso le 10, ho fatto colazione e giocato alla play, ho cucinato l'unico primo che so fare (risotto con salsicce), ed è stato proprio nel pranzo che il mio animo ha visto un minuscolo spiraglio di speranza. "Io capisco che voi stiate impazzendo, perché io esco tutti i giorni per andare a lavorare e capisco che dopo un po' stando in casa si comincia a perdere la testa" e da queste parole di mio padre ho tratto la mia opportunità per uscire lì fuori. Avete presente le scene dei film in cui il classico eroe si prepara, con la musichetta epica sotto, che si veste, prende le armi, accende l'auto e parte. Ecco io mi sentivo esattamente così. Una volta infilata la giacca, messo casco e mascherina, preso lo zaino e la lista, sono arrivato al confine della mia via e finalmente l'ho oltrepassato. Avevo la libertà in tasca, dopo un intero mese di reclusione guidavo su una strada diversa da quella della mia via, un cupo silenzio mi permetteva di sentire il rumore delle mie ruote, unico rumore che il mio motorino elettrico emette e che di solito è coperto dai suoni della cittadina. Durante il mio tragitto sono pure riuscito a salutare i miei migliori amici: l'emozione nel rivedere una faccia amica, nel battere il cinque seguito poi da un abbraccio, vedere che anche loro sono messi come te e trovare una sorta di conforto in tutto questo. Il tempo per parlare è stato di circa cinque minuti, dopodiché mi sono rimesso in viaggio verso il supermercato: e qui ho scoperto la parte brutta dell'uscire in questi giorni. La tensione sviluppata nei supermercati è altissima, la gente è stressata e il suo malumore è percepibile solo dai loro occhi, dal loro modo di parlare e di rivolgersi ai poveri commessi che si ritrovano bombardati dalle stesse domande per ogni medesima persona. Credo che fossi l'unico lì in mezzo ad avere un sorriso sotto la mascherina. La mia voglia di uscire ha tenuto alto l'umore in qualsiasi situazione, in qualsiasi caso, anche quando ho dovuto fare 40 minuti di fila per l'alcol puro che poi non ho trovato nemmeno. Dopo circa un'oretta e mezza sono tornato, ho ripensato a cosa avevo visto, alla mia città vuota ricoperta dal silenzio, al mio migliore amico felice di vedermi quanto me, alle persone e ai loro sguardi colmi di odio solo perché sei in fila un posto avanti a loro. La gente è impazzita e anche gli animali, dato che sono stato inseguito da un carlino che nel tentativo di fermarmi ha azzannato il fianco del mio motorino per poi ruzzolare poi a terra. La mia ovviamente non poteva essere un'uscita normale, deve sempre accadere qualcosa di strano. E poi sono ritornato a casa, di nuovo, felice di aver rivisto il mondo lì fuori, e sono tornato alla mia solita vita quotidiana. E voi? Siete usciti? Fatemelo sapere. Noi ci sentiamo domani, bella boys
Fine giorno 31
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Diario di uno in quarantena
Short StoryQuesto non è un libro serio, è un semplice modo per raccontare ciò che sto vivendo per documentare e combattere la noia. Tratto da una storia vera. Instagram: gianangelis_de_carlo