5. Gli angeli

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5.

Lirl sussurrò "Mamma sono qui, ma dove sono gli angeli? Perché non ci sono? Devono portarmi in Paradiso, su in alto in alto, da te, subito!!!"

Inquieta si lanciò verso una finestra e cercò di arrampicarsi "Angeli, angeli, dove siete, perché non siete qui ad aspettarmi? Voglio venire su in cielo, portatemi dalla mia mamma!"

Cercò di aprire la maniglia. Era arrabbiata, guardò in su, verso il blu brillante del cielo. "Avanti, venite giù, che poi andiamo a salutare Gesù. Dai!

Dai! Perchè non ci siete, ancora?"

Un leggero brusio la spaventò. Corse in basso, a metà rampa e si avvolse nella coperta, completamente invisibile.

Sul pianerottolo il brusio divenne una sommessa cantilena e una fila di figurette aggraziate, con una lunga veste bianca e una cuffietta candida legata sotto il mento, comparve da una porta laterale.

Pian piano, le sante creature si disposero in cerchio, camminando lentamente e recitando delle preghiere.

"Sono proprio gli angeli del quadro. Lo sapevo! Non mi sono sbagliata. Adesso, fra poco, mi chiamano."

Lirl sussurrò soltanto, parlando da sola, perché aveva paura di loro.. "Lo sapevo che eravate qui, vi avevo già visti, di sfuggita, mi ero spaventata, non sapevo che eravate angeli. Adesso mi portate da Gesù con la mamma, vero?"

Li osservò tremando, febbrilmente aspettava. Il canto della sua mamma le bruciava l'anima...Aveva atteso tanto, aveva cercato tanto!..
"Mamma sono qui" sussurrò felice.

Aspettava nervosa che gli angeli la chiamassero, per portarla dalla mamma, aveva il sacro terrore di loro, non osava avvicinarsi, chiedere. Ma loro continuavano a girare in cerchio, eppure la mamma li aveva avvisati. Perché la ignoravano?

Una profonda ansia la stropicciò, disperse il timore, gonfiò la rabbia in una spinta emotiva incontenibile, che la fece balzare in avanti, come un'ossessa.

Il fisico consunto dai digiuni, tormentato dalla febbre, l'anima divorata dal dolore, dall'attesa, dal terrore sperimentato in quei luoghi, la catapultò in avanti, disperata, urlante, avvolta nella coperta.

Si precipitò fra gli angeli, afferrando le lunghe vesti, in un delirio incontrollato.

"La mia mamma..portatemi dalla mamma, io sono qui..dov'è..dov'è? Voglio la mia mamma..la Mamma.. la Mammaaa..!!!"

Sbatteva a vuoto come una delicata farfalla, da una veste all'altra, ma nessuno le dava ascolto, mentre si spegneva, invasata, distrutta dalla mancanza di lei.

Fra le bianche figure era scoppiato il finimondo, anche loro urlanti, spaventate da quel grumo grigio, che con forti grida, era sbucato dal nulla, nella penombra. Che le strattonava qua e là con frasi incomprensibili.

Nella gran confusione, cercavano di sfuggire a quell'attacco inaspettato. E Lirl, ormai persa in una crisi violenta, maniacale, senza più speranza, impazzì di dolore.

La sua mente evaporò. Crollò a terra, sfinita, continuando a urlare frasi sconnesse, annegando in una dimensione orribile.

Ma alcuni angeli la soccorsero: Suor Leandra e Suor Cherubina.

Insieme alle sorelle più giovani, con la candida veste da notte e la cuffietta bianca legata sotto il mento, stavano recitando il rosario in cerchio, prima di ritirarsi per la notte, quando Lirl si precipitò su di loro, così identiche agli angeli del quadro.

Riconobbero subito la piccola cretura impazzita. Volando, la portarono alla dependence del dottore.

"Cosa è successo a questa bambina?" Il dottore era furibondo. "È deperita e fuori di sé, ho dovuto sedarla.

Helòr - l'Oro di Hellok Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora