86. Orco bastardo e traditore

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86.

Un giorno Rúnhr arrivò a prenderla, al lavoro, tutto sorridente con un'aria furbetta.
Lei salì in macchina "Perché quella faccia? Cosa hai combinato?"

Urtò col braccio un pacchetto, sul sedile dietro, stava scivolando davanti. Si girò per rimetterlo a posto e si trovò in mano la testolina di un cucciolo, nascosto sotto un plaid.

Si mise a urlare come una pazza, lo acchiappò lo baciò e ribaciò. Lo alzò in aria, lo riempì di dispettucci.
Il cosino si esaltò uggiolando e abbaiando, mordendo con i dentini ancora aguzzi. Era rapita dalla bellezza, dalla dolcezza di quella pallina tigrata, il suo mantello preferito.

Ma era 'una' cosina!
Una boxer, femminuccia, di circa 40 giorni.
Una favola. Gli occhioni erano marroni, dorati. Teneri, ma molto, molto, 'molto-molto', furbi.

Era un miele, scodinzolava come una furia.
Il mantello non era troppo scuro, con magnifici riflessi rossi.
Dispensava baci a miliardi, il nasino umido, una faccetta che sembrava una miniatura, aveva una linea elegante, senza difetti, o eccessi.
E aveva ancora il profumo dolce dei cucciolotti, pazzescamente intrigante.

"È tua" disse Rúnhr.
"Sono pazza di gioia" disse lei, ammazzandolo di baci. La piccolina si mise subito in mezzo, tirandogli la manica.

"L'ho chiamata 'Messalina', ti piace?" disse lui.

"Oh, santo cielo! Mi fa morir dal ridere, ma è il suo nome, è proprio adattissimo. Bellissima, affascinante, intrigante, armoniosa, molto, molto femminile.
Perfetto, la guardi e dici, ma sei una Messalina!! Vero tesorino?"

Già, e quel farabutto di Rúnhr, rideva, pensava a ben altro significato.

Dal diario di Núha.

--...Messalina ci impegnava a fondo. Giretti, passeggiata dai genitori di Rúnhr, con pisolino, mentre facevamo un po' di commissioni.
Supermercato per comprarsi la pappa e l'ossetto da sgranocchiare.

Giro pazzesco nei pratoni dove c'erano un sacco di maschietti da corteggiare. Giretti per i bisognini.

Insomma, la parola 'giretti' era il nostro vangelo.

La viziavamo in un modo pazzesco. L'unica poltrona, se si poteva chiamare poltrona, era subito stata requisita da lei.

Poi un giorno, mangiò chissà quale porcheria. Intossicazione. Doveva mangiare solo pollo, per riprendersi.
Così, lei mangiava il pollo, e noi, con la nostra pastasciuttina in bianco, sotto il naso, la guardavamo.

Eravamo in austerity. Noi.

Dopo un po' mangiò anche un paio di scatolette di sigarette, filtro compreso. Corsa dal veterinario, nell'allevamento dove era cresciuta.
"Ciao Ballerina! Non preoccupatevi.. tabacco, ottimo vermifugo" disse il veterinario.

"Perché la chiama Ballerina?" chiesi al dottore.
"Perché da piccola, menava talmente il culetto, quando scodinzolava, che girava su se stessa, in una danza per tutta la stanza. Era la nostra mascotte."

Un giorno ci fece spaventare.
L'avevamo lasciata in allevamento una mezz'ora, per andare a firmare un documento. Come al solito, la lasciavano gironzolare come voleva.

Quando ci vide arrivare, fuori dalla recinzione, quel cosino, grande un bel niente, con semplicità, saltó sulla rete in ferro, di due metri, aggrappandosi con le zampette e la scalò, con un'abilità incredibile.

Rimanemmo zitti, per paura di deconcentrarla e farla cadere. Era uno sforzo, anche di intelligenza, notevole.
Prese, orgogliosa, un gelato in premio.

Il nostro letto era da una piazza e mezza. Messalina aveva deciso che, anche lei voleva dormire lì, in mezzo a noi. Eravamo un po' stretti.

Ma lei si metteva al centro, ben sdraiata, la schiena appoggiata a me.

Le zampe puntate su Rúnhr, lo spingeva continuamente.
Era uno spasso sentire lui brontolare e guardare lei che lo spingeva, come una ruspa.

Lui, allora, aspettava che fosse addormentata, poi la ribaltava con le zampe contro di me.

La perfida non mi spingeva, come faceva con Rúnhr, per farsi spazio, ma praticamente mi abbracciava con le zampe, morbida e dolce.

Rúnhr ogni poco le sussurrava "Orco bastardo e traditore, io ti ho tolto dalla miseria e preferisci lei.."

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