125. Con gli occhi

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125.

Il lungo confronto fra loro era terminato e le cose si erano messe male.

Rúnhr terrorizzato, si era trovato a fare i conti con un periodo che, nella sua mente era quasi cancellato.

Si mise a riflettere e realizzò che, morto suo padre, era entrato in un ciclo alterno di avvilimenti, normalità, perdita di memoria, rabbia e nervosismo, che non capiva.

Forse, come aveva detto Núha, doveva chiedere aiuto a uno psicologo, ma gli sembrava esagerato. Dopotutto lo psicologo lo avrebbe solo fatto riflettere.

Doveva imparare a farlo da solo.

Provava un dolore fortissimo, lei lo avrebbe lasciato, adesso? Con quello che aveva fatto...

Restò in silenzio un poco. Poi le chiese "Che intenzioni hai?"

"Vorrei essere lontano da qui, via da te. Vorrei togliere l'incomodo, ma devo aspettare che Lànghrian sia indipendente. Adesso è grande, ha molte esigenze in più, difficile fare da sola. Non posso rovinargli la vita, improvvisamente. Perciò mi dò da fare. Sto cercando una soluzione"

"Una soluzione?Andartene?
"Sì, se riuscirò"

"Non puoi farlo, io non posso vivere senza di te. Nessuno mi vorrà bene come te, ho un brutto carattere, sono nervoso, ma non andartene. Non può essere finita"

"Nel tuo cuore lo è già, da tanto tempo"
"No, non è così. Io..sono instabile, ma voglio stare con te. Voglio solo te."

"Guardati dentro meglio" disse lei
Núha accennò ad alzarsi. 

Erano affiancati sul divano. Lui la spostò di colpo, di forza. Lei si trovò in un baleno, trascinata in braccio a lui, con la testa sul bracciolo imbottito.

Lui la sovrastava col busto, gli occhi di fuoco. "Guardami 'tu' dentro. Ma meglio, molto meglio."

Lei gli diede un'occhiata, arrabbiata.

"Avanti, guardami dentro, cosa vedi?"
"Vedo...che sei molto arrabbiato" 

"Bene, so che sei capace di vedere più in profondità. Fallo adesso, avanti, vedi altro?" 

"Lei lo fissò, zitta, concentrata, e ammutolì" 

"Dunque, mi vedi?"
"Sssii.."

"Cosa vedi?"
"Dolore..stai soffrendo..tanto dolore" 

"Bene, finalmente. Contenta? Soffro per te. Ho solo te nel cuore."

La lasciò "Scusami, sono stato brusco. Puoi andare."
Si alzò e andò verso la porta.

Lei gli corse dietro, gli si piazzò davanti. Gli mise le braccia al collo

"Rúnhr.."

Lui disse, molto serio.
"Lo so che non sono al mio meglio, da un bel po'. Hai ragione per quelle cose, io ricordo ben poco, ma sì, tu non menti.

E io non so come farmi perdonare.Tu non mi vuoi più, mi tieni lontano. Hai ragione..e io..non posso violentarti. Ma adesso lasciami, mi è difficile stare così"

Lei lo prese per mano. Lo fece sedere di nuovo.
"No, sono stata indelicata. Stupida. Hai bisogno di me, e io ti ho avvilito di più, vero? Ho sbagliato, tutto" 

"Non lo so, sei troppo lontana, mi distrugge. Ma evidentemente non puoi fare di meglio. Ti devo aver fatto troppo male. E io sono.."

"Sei il mio amore. Tu sei il mio grande amore. Ricordalo sempre.

Io ho dato troppo spazio all'avvilimento di quei momenti, che mi si è creato dentro, e ho sbagliato, in pieno. Mi perdoni?"

"Devo perdonarti, io? Non credo che.."

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