126. Natale con Frank

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126.

Núha era molto felice, Rúnhr la faceva sentire così..ninfa..le aveva detto "Sei la mia magica ninfa".

Ma la preoccupavano i suoi alti e bassi.

Il suo medico le prese appuntamento in un polo di ricerca universitario, lontano diverse ore, specializzato in emicrania.
Le fecero una serie di esami, ma nessun risultato di qualche interesse emerse.

In compenso scoprirono che i muscoli delle sue mani erano quasi totalmente atrofizzati, a causa di un tunnel carpale, che non riconosciuto dai medici precedenti, aveva fatto un danno enorme.

La operarono d'urgenza
L'operazione fu un colpo di fortuna.
Riebbe un paio di mani nuove. Non sembrava vero.

Invece Rúnhr era turbato e stava attento, di non darlo a vedere.

Si era messo su una pila di balle di fieno, fingendo di dormire. Faceva caldo, si stava bene, voleva ragionare senza interferenze.

Núha gli aveva confessato che il mal di testa, per lei, era così insidioso da non permetterle di piangere, o di lasciar entrare le emozioni forti. Perché la pagava con violente crisi.
Era stato complicato riportarla alla normalità emotiva. Per questo, ora, voleva riflettere su se stesso.

'Quando sono agitato, rimane controllata, apparentemente, ma la sento attonita, trattiene il fiato, gli occhi persi.
L'urto del mio nervosismo provoca più danno di quanto lei lasci trasparire

È duro vederla così, ha bisogno di ritrovare più fiducia in me. Io, con le mie impennate, gliene ho fatta perdere.

Accidenti, ho completamente perso di vista la situazione reale. Lei è emotivamente ai limiti. Avrei dovuto capirlo, invece ho trascurato le parole e i segnali di lei.

Non è il mio modo di essere. Eppure, per un insieme di situazioni, le ho fatto delle carognate.

Da quando è morto mio padre.
Da allora mi sento come se avessi dentro un estraneo, che fa l'irascibile, al posto mio.

E ho sbagliato a portare qui mia madre ad abitare.
Mi tormenta tutti i giorni.
Pensavo che stare vicini, dopo perso mio padre, avrebbe giovato ad entrambi. Invece, senza di lui è perfida.

E così, fra la morte di lui, e la ruvidità di lei, mi sono messo a bere, per rilassarmi..bravo!
L'alcool aiuta solo a perdere contatto con la realtà.
E così l'ho fatta grossa.
A volte, non ricordavo delle cose fatte. O avevo vaghi stracci di pensieri, forse frammenti di ricordi, che parevano goliardate, invece erano imbecillate, prodotto delle bevute. Ma per Núha erano messaggi orribili.

La cosa che mi disorienta è che non riconosco quell'essere che sono, da ubriaco.
Ero bevuto, va bene, ma erano pur sempre sentimenti, azioni che si sono generate in me. Ero pur sempre io a partorire quel mostro.
Questa cosa mi fa sentire male, mi preoccupa. Chi sono, realmente?

Ho un misterioso demone dentro?

Núha ha coperto molto bene il suo forte dispiacere e ha frapposto una cortina negli occhi, che mi ha impedito di vedere le sue emozioni.

Certo, ho fatto di tutto per riprendermela, ma non ho capito quale era il suo stato emotivo, vero.

Perché ho assurdi picchi d'umore?
Da poco ho sbagliato di nuovo.
Perché? L'ho appena punita, per un impeto di rabbia. Sono stato vendicativo, più di quel che ho sempre pensato di essere.
Parecchio vendicativo e mi sono salvato per il rotto della cuffia. Certo che devo smetterla di reagire così. Di fare lo stupido.
Quell'io non mi appartiene. Ma che diavolo faccio, sto cambiando?

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