95. Londra

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95.

Il taxi filò veloce.
Lirl entrò in aeroporto di corsa, era in ritardo, ma ce la fece e partì per Londra.

Arrivata in albergo prese il telefono. "Buongiorno, sono Lirl Maver. Sono una conoscente di Lord Brian Merimor. Può avvertirlo che sono a Londra e che, quando avrà tempo, vorrei incontrarlo? Grazie, sono al Country Royal"

"Attenda per cortesia, prendo nota...Oh..scusi, ho una telefonata in arrivo, rimanga al telefono un momento, grazie."
'Dopo poco si ristabilì la comunicazione "Pronto?" disse lei.

"Lirl!? Sei davvero tu?" Disse incuriosita e contenta la voce di Brian.
"Sí, sono in vacanza, mi piacerebbe incontrarti"
"Sei sola?"
"Sì"
"Io sto partendo per l'Ostrinde, mi spiace. Ma se non l'hai mai vista, potresti visitarla. C'è posto in aereo, se vuoi."

"Bene, non avevo ancora deciso la prossima meta. Ostrinde, va bene"
"Ci vediamo stasera a cena, passo a prenderti e domani partiamo. Ma è meglio che tu prenda anche i tuoi bagagli, dormi da me, si parte presto. C'è un cottage per gli ospiti, se ti va"
"Sì, a stasera."

Lirl si cambiò, per un piccolo giro in Londra.

Voleva vedere il Tamigi. Passeggiò un bel po'. Non sapeva esattamente cosa cercava, perché aveva deciso di vedere Brian.

Aveva agito d'impulso.
Il giorno prima, era andata dal suo avvocato per mandare una lettera e spiegare a Claude che avviava le pratiche di divorzio.

Poi aveva fatto il biglietto per Londra.

Fece una lunga passeggiata, entrò in un piccolo locale e mangiò uno spuntino, da sola, in giardino. Si vedeva il Tamigi anche lì, osservare il movimento dell'acqua, la rilassava, era una giornata stupenda. Si domandò se stava sbagliando.

'Basta" pensò " non potevo fare altro, non potevo più salvare niente.
Da quando Claude ha strozzato Núha, non ce l'ho più fatta.
A volte, avrei voluto farlo sparire. Ero come in una vita parallela. Da una parte lo amavo, dall'altra, volevo ucciderlo.
Da quando ho saputo il resto, mi sento così aggressiva..Ho dovuto trattenermi, per non affondargli le unghie nelle guance.

Così non poteva più essere. Nemmeno per la famiglia.

Devo fare qualcosa per me. Ho bisogno di parlare con Brian. Chissà cosa penserà. Ma devo parlargli.

Sento il bisogno di averlo vicino, di vederlo almeno ogni tanto, come amici'.

Il pensiero era inaspettato.
Si guardò dentro. Faticava a decifrarsi.
Ma una cosa era chiara..un forte attaccamento a lui, Brian.

Lo sentiva come l'unica famiglia che avesse.
Prima, c'era Claude, la sua mente censurava questo pensiero.

Brian, la persona più vera, buona, sincera della sua vita. E le voleva ancora bene. Sentiva il bisogno di avere qualcuno di speciale vicino. Lui la conosceva veramente.

Ma era proprio tutto lì?
Non lo sapeva. In crociera, era stata molto attratta da lui.

'Non posso perderlo di nuovo'.

Questo pensiero improvviso fece piazza pulita.
Almeno adesso sapeva che non voleva solo vederlo, ma potergli stare vicino. Ma forse non era possibile.

Arrivò sera.
L'autista di Brian mise in macchina le valigie di Lirl e andarono a cena.
Brian era allegro.

Ma i suoi occhi indagarono subito, dolcemente.
La abbracciò, con discrezione. "Che bella sorpresa, è tanto che non ci vediamo. Sei pronta per l'Ostrinde? È stupenda."

Lirl era intenta, scorreva con gli occhi quel bel viso, sempre leggermente abbronzato, i capelli morbidi, castani, lucidi e lisci, che sfuggivano sempre di lato, in avanti e che lei gli scostava sempre indietro, scherzando.

Incontrò gli occhi d'acciaio, che la stavano scrutando. Si scosse, imbarazzata.

Brian notò subito il modo in cui Lirl lo guardava. Completamente diverso dalla crociera.
I suoi occhi erano caldi quando incontravano i propri. E sorrideva. Strano.
Come mai era a Londra?

Al ristorante non le fece domande personali. Lei gli domandò se si era risposato.
"No, ho avuto delle belle relazioni, ma niente di duraturo, ora ne ho una nuova"

"Ci sarà anche lei in Ostrinde?"
"No. E tuo marito? In viaggio?"
"No, è a casa."
Lui cambiò argomento, era troppo presto per indagare la verità. Le raccontò cosa avrebbe visto in Ostrinde.

Finita la cena, andarono a casa di lui.
La piccola Berry arrivò di corsa in salotto e la coprì di baci. Poi si accucciò davanti al caminetto.

"Le piace molto il fuoco" disse lui "anche se non c'è freddo, le accendo sempre un po' di fiamma, la sera, e lei è contenta"
"È una bella coccolona"
"Già, come te."

Lirl osservava la fiamma.
C'era un caminetto anche in collegio, nella stanza dell'allevamento.
dove i ragazzi, che si occupavano dell'allevamento di cani, da guardia e da caccia, potevano mangiare o fare una pausa.

Brian l'aveva baciata lì, la prima volta. Sentì la stessa sensazione di gioia e desiderio di allora.

"Perché sei qui?" chiese lui, osservandola. Aveva capito cosa pensava.

"Una vacanza, non ho mai visto Londra"

"Potevi vederla senza chiamare me. E adesso? Rinunci a Londra, vieni in Ostrinde con me? Perché? Cosa ne pensa tuo marito? Cosa sta succedendo?"

"Ho chiesto il divorzio, ma non sto cercando un amante, un passatempo, un nuovo amore. Sono venuta per te"

"Per me? Però non stai cercando un amante.
TI metterai nei guai. Sai come la penso. Come farai?"

"No, no, non intendevo questo. E poi hai già una relazione"

"Non me ne importa niente, ci sei tu.
Come pensi che stia in piedi una cosa del genere?"

Lei finalmente staccò gli occhi dal fuoco e lo guardò.
Un vortice la stava risucchiando verso di lui. Ebbe paura.

"Sinceramente ho le idee confuse. Ci ho messo un po' a capire bene cosa stavo facendo. Ho agito d'impulso.
Non capivo come mai ho continuato a pensarti"

"Dalla crociera?"
"Forse, non sono sicura. Ma sì, sì ti pensavo, confusamente"
"Eravamo in due allora. Adesso sono qui. Siediti, vieni."

Lei esitò, ma poi si mise vicino a lui.
Lo guardò negli occhi, persa gli accarezzò una guancia, d'istinto.
Poi ritirò subito la mano, e si scostò leggermente.

"Ti ho pensato, ma non come vorresti tu. Ma una specie di nostalgia. Avevo bisogno di parlarti. Sono molto confusa in proposito. Per questo sono qui."

Lui sorrise "Nostalgia? Mi piace, continua"

"Ecco, ho un pensiero particolare. Vorrei, comunque proceda la tua vita, o la mia, che tu abbia amanti, moglie o no, vorrei sapere che sei vicino, che posso parlarti, almeno ogni tanto.
Ma mi rendo conto che è un po' strano. Questo è quello che voglio io e.."

"Perché vuoi avermi vicino?"

"È così complicato!!" Il suo sguardo si fece sperduto "Io non so decifrarmi bene. Sono complessa e strana."

"Non troppo. Ma spiegami. Vorresti fare l'amore con me? Non abbiamo mai potuto, allora"

"Nnnooo!! Potrei farti soffrire. Non voglio rovinare la nostra amicizia, mi è troppo preziosa.
Mi basterebbe abitare a Londra e sapere che posso prendere un caffè con te, ogni tanto. Telefonarti. Fare una passeggiata. Frequentarci."

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